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Nostalgia - Riunione (MOVIMENTI DELL’ANIMA 2) - Ricordo di Dio – Inquietudine del presente e desiderio del ritorno -

di Renzo Ronca (marzo 2001; 24-2-09) - (raccolta completa "Movimenti dell'anima" in PDF: www.ilritorno.it/es/eshtml/dossier/MOVIMENTI ANIMA.pdf )

 

 

 

 

Nel nostro stato di separazione dal Padre vi è una sofferenza che è una grazia: mi riferisco a quell’inquietudine che ci fa sentire una nostalgia indefinita… un qualcosa che non si sazia di nulla, che non può saziarsi né per il cibo né per l’amore della migliore sposa… una malinconia che non è distruttiva perché partendo dal rimpianto del passato non ci permette di abbandonarci alla tentazione del morire. Il dolore ci aiuta a vivere, è una lotta tra il degrado che vediamo con gli occhi ed una scintilla di vitalità che percepiamo nel profondo…  un quid che freme per poter uscire e rivelarsi… è l’impronta che Dio ha lasciato nel nostro essere quando ci pensò ed il suo pensiero si realizzò.[1]

Probabilmente se si dovesse esprimere con delle immagini ed emozioni questa impronta assomiglierebbe al primo sguardo che vede il bambino quando viene alla luce -lo sguardo della mamma- al suo amore e calore; allo sguardo che abbiamo, quando da adulti innamorati, “ci sentiamo a casa” negli occhi di chi ci pensa e ricambia il nostro amore.

Allora l’innamoramento sarebbe un “ritrovare” uno sguardo quello di una madre, per esempio, che ci amò per prima (Carotenuto). E Dio ci amò prima ancora di una madre. Appena creati nell’Eden forse lo vedemmo in qualche modo. La nostra esistenza è tesa alla ricerca dell’amore; di quell'amore. Ma cos’è allora questa ricerca se non un “ritorno”?

 

Noi non “ricordiamo” Dio, non sappiamo come è fatto. Eppure qualcosa di noi lo ricorda.

Dio stesso ha lasciato un segno, come un nostalgico richiamo, un “dove sei?”[2] nella profondità del nostro essere a cui non possiamo sottrarci. Tapparsi le orecchie non serve, non è una voce normale, è un segnale insopprimibile come l’istinto della vita stessa.

RisponderGli significa aprirsi al ricordo, imparare a ricordare attraverso un cammino di conversione fino a tornare alle nostre origini. E cos’è questo ricordare se non un riunirsi in Dio stesso? Non la possiamo togliere questa inclinazione: guardiamo le coppie chi si vogliono bene: non cercano forse di unificarsi nei gusti nelle scelte, di fare le stesse cose per essere sempre più insieme? Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo si cercano e sono perfettamente uniti;  noi cerchiamo Dio e Lui cerca noi. Un desiderio di unione profonda, di perdersi l’uno nell’altro. Dio in Cristo ha annullato se stesso per amore. Noi per amore non saremmo capaci di qualsiasi “pazzia”.  Ed è proprio questo che è avvenuto ed avviene. Gesù nella sua “pazzia d’amore” si è consegnato al mondo sapendo a cosa andava incontro. Quando noi per virtù dello Spirito Santo, nella miracolosa e misteriosa rivelazione veniamo toccati, che altro possiamo fare se non amarLo a nostra volta più della nostra stessa vita?

 

Si assiste così ad una “inversione di corrente” se così si può dire: se prima eravamo come meteore senza controllo, se andavamo alla deriva come relitti, ora abbiamo ritrovato la dignità di figli di Dio e comincia il nostro cammino verso la riunione col Padre. La nostra mente si è aperta, non siamo più disordinati esseri senza orientamento ma, per i meriti di Gesù, siamo figli di Dio; questi sono i primi movimenti dell’anima sospinti dal desiderio di Lui.

 

 

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[2] Gen. 3:9

 

 

 

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