Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

DOV’E’ LA VOSTRA FEDE?

di Renzo Ronca - 22-1-13-h.8,40 - (Livello 2 su 5)

 

 

 

 

 

Luca 8:22-25

22 Un giorno egli salì su una barca con i suoi discepoli, e disse loro: «Passiamo all'altra riva del lago». E presero il largo. 23 Mentre navigavano, egli si addormentò; e si abbatté sul lago un turbine di vento, tanto che la barca si riempiva d'acqua, ed essi erano in pericolo. 24 I discepoli, avvicinatisi, lo svegliarono, dicendo: «Maestro, Maestro, noi periamo!» Ma egli, destatosi, sgridò il vento e i flutti, che si calmarono, e si fece bonaccia. 25 Poi disse loro: «Dov'è la vostra fede?» Ma essi, impauriti e meravigliati, dicevano l'uno all'altro: «Chi è mai costui che comanda anche ai venti e all'acqua, e gli ubbidiscono?»

 

Siamo abituati a leggere questa domanda di Gesù «Dov'è la vostra fede?» come una specie di bonario rimprovero verso i discepoli con cui era in barca perché si erano messi paura della tempesta. Cerchiamo adesso di vederla come rivolta a noi stessi… senza rimproveri, senza preconcetti, senza contorni… mettiamo che Gesù ci chieda semplicemente: “dov’è la tua fede?” e cerchiamo di rispondere…

 

Pensiamo per un momento alla “fede” intesa come l’anello d’oro, quello che si mette quando uno è sposato; supponiamo che un marito entrando in casa veda la moglie senza la fede nuziale e le chieda: “dov’è la tua fede? Come mai non la porti al dito?”

Può darsi che la moglie non se ne sia accorta e quale sarà la sua prima reazione? Andarla a cercare! Magari l’ha appoggiata nel bagno prima di fare la doccia oppure in cucina prima di un impasto… o alla scrivania del suo lavoro… quindi per prima cosa si metterà a cercarla.

 

Mettiamo che Gesù chieda a noi come quel marito: “dov’è la tua fede?”

Forse pensavamo di averla ma evidentemente non era così. Da cosa se ne è accorto Gesù che non l’abbiamo? Dal contrario della fede: dalla paura. Noi credenti siamo sempre convinti di avere la fede come un dono…  una cosa che ormai c’è per cui siamo a posto sempre… ma a volte abbiamo paura per vari motivi; mentre chi ha fede è tranquillo perché sa che il Signore lo protegge.

 

Comunque se il Signore si è accorto che non abbiamo fede in qualche circostanza, allora anche noi dobbiamo cercarla.

 

Se quella moglie cercava l’anello nella sua casa, noi dove possiamo cercare la fede in Dio? Beh, il nostro corpo è come una casa, è il tempio di Dio, dunque cerchiamola nel nostro cuore.

 

Già, ma come si fa? Riflettiamoci: cos’è che fecero i discepoli in barca? Dopo che ebbero provato la paura di affondare, cosa fecero? “..svegliarono [Gesù], dicendo: «Maestro, Maestro, noi periamo!»

 

Non fanno giri di parole, non si mettono a ragionare, non si interrogano del perché della tempesta ma “svegliarono Gesù”

 

Cercare la nostra fede allora è svegliare Gesù nel nostro cuore. Ma che vuol dire e come si fa?

 

Svegliare qualcuno significa che stava dormendo. Certo Gesù non è mai assente e non “dorme” in senso letterale, ma nel nostro ragionamento che trattiamo in forma molto generale, forse è la nostra fede a dormire, è il nostro collegamento al Signore che è assopito, assente.

Mi spiego:

 

Da un certo punto di vista, penso che la fede (intesa come consapevolezza di un Dio vivo) sia potenzialmente in tutti, anche negli atei, solo che per molti non si è “risvegliata”.

Credo che in noi ci siano dei “semi di fede” giù in fondo alla “barca” della nostra personalità. Semi di fede che contengono il ricordo inconscio del Dio che ci creò.

Attivare questi semi è farli germogliare, cioè portarli  alla coscienza.

Avere fede dunque è un ri-conoscere un qualche ricordo che forse avevamo già.

 

Dunque la fede non è come un pacchetto natalizio, un dono di un dio bizzarro che a qualcuno lo consegna e a qualcun altro no. Egli ha messo il ricordo di Sé dentro tutti gli uomini, tutti, proprio tutti. Si tratta solo di risvegliarlo.

Spetta all’uomo, liberamente, accettare di lasciarsi “trapassare il cuore” da un raggio d’amore celeste fino a fecondare quel seme che poi crescerà e diventerà pane della nostra anima.

 

Ma detto così sembra una cosa miracolistica: c’è un raggio di sole… viene dal cielo… lo lasciamo entrare.. tutto si risolve: abbiamo fede!  Non è proprio così.

Penso sia la concomitanza tra due spinte: quella della volontà dell’uomo, che dice: “si voglio sapere, voglio conoscere…” e quella di Dio che dice: “si, io ti conosco già. Permettimi di parlarti e ricordartelo”. L’incontro di due “si”.

 

Ma anche se il ragionamento è bello, anche se conoscevamo già Dio, ancora non abbiamo individuato nella pratica come e dove cercare la nostra fede…

 

Beh, la Bibbia serve proprio a questo, a trovare delle risposte utili: leggete questa frase:

La fede dunque viene dall'udire…. (Romani 10:17)

La fede viene dall’udire. Ah si? Allora è vero che non è un pacchetto! E’ un modo di essere dell’uomo che si ottiene dall’udire… Dunque ascoltare ci fa scoprire la fede… Ma ascoltare cosa e come?

…..e l'udire viene dalla parola di Dio. (Romani 10:17)

Allora la fede viene dall’ascoltare la parola di Dio! 

E dov’è secondo voi questa parola di Dio se non nel Vangelo, nella Bibbia?

 

Allora quando Gesù entra nel nostro cuore e, vedendo che abbiamo paura di qualcosa, ci domanda “dov’è la tua fede?”, noi cosa possiamo fare? Non è un rimprovero, è un ricordarci di prendere cibo! Evidentemente ci eravamo allontanati dalla Parola di Dio e questo ci aveva fatto modificare il nostro stato: dalla quiete, dalla tranquillità interiore alla incertezza e quindi alla paura.  Dov’è la nostra fede? E’ nella parola di Dio!

 

Ma cos’è in pratica la “Parola di Dio”?

 

Le Parole di Dio sono i pungoli dello Spirito Santo che ci portano alla memoria Dio aprendoci la mente. Lo Spirito Santo rivela Cristo, è l’ispiratore della Bibbia. Lo Spirito Santo abita nei nostri cuori quando è attivo e vivo e ci ricorda che siamo “Figli di Dio”.

 

Ricordarsi che siamo stati fatti ad immagine di Dio significa riconoscere la sostanza di Dio tramite la memoria di una sostanza simile nella nostre essenza.

 

Allora se c’è un contatto tra la “sostanza nostra” e la “sostanza di Dio”, perché abbiamo avuto paura?

 

Dov’è la nostra fede? Nel ricordare che siamo in Dio!

 

Ma come mai abbiamo questo ricordo di Dio?

 

Perché è Dio per primo che ci ha amati (1 Giov 4:19) e del Suo amore è rimasta un’impronta che cerchiamo in continuazione come in una nostalgia infinita.

 

Dunque in ultima analisi noi esistiamo perché Lui ha amati ed esistiamo nel Suo ricordo.

 

E’ il ricordo di Dio per noi che ci mantiene la speranza e la speranza ci porterà alla vita che Lui ha pensato, progettato.

 

Noi infatti non siamo un “prodotto finito” ma siamo creature in evoluzione, in espansione, che stanno sviluppandosi in attesa della loro trasformazione.

 

Nei momenti di incertezza, tristezza e paura, ricordiamoci tutto questo. Risvegliamo tutto questo progetto che è in fondo al nostro cuore; in questo modo quello che succede intorno a noi, qualsiasi tempesta qualsiasi pericolo, diventerà poco importante.

 

 

 

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