Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

LA TERMINOLOGIA UMANA (a volte "troppo" umana) QUANDO LEGGIAMO E PARLIAMO DI DIO – “ANTROPOFORMISMO BIBLICO”

 

di Renzo Ronca - 21-12-12- h.10,45- (Livello 2 su 5)

 

 

Tutto il nostro linguaggio è naturalmente concepito e realizzato per noi stessi, ovvero per delle creature che si muovono, parlano e agiscono sulla terra.

Siccome l’uomo cambia, anche il linguaggio ne risente e si trasforma col passare degli anni; tuttavia per quanto trovi nuove forme e significati, rimane sempre una espressione, una manifestazione dell’uomo.

L’uomo ha dei limiti ed il linguaggio pure. Di questa limitatezza dobbiamo sempre tenere conto quando parliamo di concetti religiosi.

Di tutto ciò che è divino noi non abbiamo terminologie adeguate; per poterlo fare  dobbiamo dunque “inventarci” dei ragionamenti complicati e contorti, che non sempre danno l’idea giusta di ciò che uno ha in mente.

Una “scorciatoia” per semplificare il tutto consiste nel proiettare su ciò che non conosciamo (Dio in questo caso) alcune qualità umane fisiche e morali come “Egli vede, pensa, si pente, decide, è geloso, osserva, dice…” Questa attribuzione viene definita "antropoformismo biblico" e ci facilita la comprensione del concetto che vogliamo esprimere semplificandolo al massimo, ma rischia di deviarci da un approfondimento serio, in quanto nessuna terminologia è adeguato a Dio. Inoltre l’uso ripetitivo e poco appropriato di questi termini potrebbe “umanizzare” troppo il divino rendendolo banale.

D’altra parte quando vogliamo farci intendere dal bambino usiamo dei modi infantili per rapportarci a lui; il modo d'esprimersi cambierà poi al crescere del bambino, fino alla maturità (1). Dunque non abbiamo molte scelte: usiamo pure il linguaggio che più ci è congeniale, ma ricordiamoci sempre che “Dio non è un uomo, perché possa mentire, né un figlio d'uomo, perché possa pentirsi.”(2). Egli si esprime in moltissimi modi che spetta a noi cercare e approfondire (3).

Gesù stesso rappresenta il primo anello di congiunzione: Egli è come una porta (4) che da un lato si apre sulla terra  e dall’altra si apre nel cielo (5).

Egli ci prepara alla conoscenza della presenza divina in noi stessi con lo Spirito Santo che nella maturità cristiana ci permea e ci avvolge.

Le Scritture bibliche rappresentano una specie di binario su cui scorrere, ed una fonte da cui bere, tenendo conto ovviamente dei limiti delle parole.

Lo Spirito di Dio ci aiuterà a penetrare ed approfondire i concetti al di là dell’aspetto letterale (6).

Abbiamo dunque, schematizzando al massimo, alcune “età” nell’uomo viste attraverso la Bibbia:  Concepimento (7);  Infanzia (8);  Adolescenza (9); Maturità (10); Anzianità (11); ed è logico che la consultazione delle Scritture risenta di queste differenze in base alle frasi che andiamo a leggere (12). [….]

 

[Tratto dal nostro:  CONOSCENZA DI DIO E LIMITI UMANI]

 

NOTE

 

(1) Se ci fate caso già nel linguaggio della Bibbia, soprattutto all’inizio, si vede questo tentativo di Dio di arrivare a noi nella forma più diretta e semplice possibile appoggiandosi ad esempi diretti della nostra vita. Egli suscita persone comuni che esprimono con semplicità ed efficacia i Suoi pensieri nel linguaggio del loro tempo e nella loro natura e nel loro carattere.

 

(2) Numeri 23:19

 

(3) Giobbe 33:14 "Dio infatti parla in un modo o nell'altro, ma l'uomo non ci bada"

 

(4) Giovanni 10:9 "Io sono la porta; se uno entra per mezzo di me sarà salvato; entrerà, uscirà e troverà pascolo".

 

(5) Giovanni 14:7-10 "Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre; fin da ora lo conoscete e l'avete visto». Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gesù gli disse: «Da tanto tempo io sono con voi e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai dici: "Mostraci il Padre?" Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso. Il Padre che dimora in me è colui che fa le opere".

 

(6) 2Corinzi 3:4-6 "Or questa fiducia noi l'abbiamo per mezzo di Cristo presso Dio; non già che da noi stessi siamo capaci di pensare alcuna cosa come proveniente da noi stessi, ma la nostra capacità viene da Dio, il quale ci ha anche resi ministri idonei del nuovo patto, non della lettera, ma dello Spirito, poiché la lettera uccide, ma lo Spirito dà vita".

 

(7) L’uomo ricorda poco di questo misterioso periodo di nove mesi nel grembo materno. Rapportatelo (con le dovute cautele) al periodo in Eden, al  “paradiso perduto” all’origine verso cui tendiamo a tornare.

 

(8) Dio è visto come un bambino vede il proprio papà:  piuttosto lontano, pauroso, severo ma presente, dalla voce che intimorisce ma che rassicura e protegge

 

(9) La percezione diretta di Gesù. Il seguire dell’uomo il proprio Maestro, non sempre del tutto compreso, ma con un  primo timido sviluppo di un’attività, di una scelta

 

(10) L’Età dello Spirito Santo, dell’elaborazione interiore degli insegnamenti, del radunarsi insieme, dell’agire in forma piena e decisa

 

(11) Non è più importante agire quanto contemplare, pregare, percepire… La parte fisica dell’uomo lascia spazio allo Spirito puro che sempre più lo trasforma in vista del passaggio finale

 

(12) Una piccola riflessione: dire “Il Dio del Vecchio Testamento è più duro, poco incline al perdono, parla sempre di morte e di guerre… ecc.” non è esatto. Se il colore del linguaggio (nella sua esteriorità)  come abbiamo visto, è la trasposizione  di ciò che è umano, allora sarebbe più giusto dire “L’uomo del vecchio testamento era più duro, poco incline al perdono, sempre in mezzo alle guerre…”

 

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