Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

ADEGUARE IL NOSTRO TEMPO CON QUELLO DELLO SPIRITO SANTO- esempi

 

Da “Abbiate tra voi un medesimo sentimento” – n. 10

di Renzo Ronca - 5-10-11

 

 

 

 

Proseguiamo il discorso partito da Galati 5 della volta scorsa (Seguire lo Spirito – schemi). Vediamo qualche esempio pratico che possa farci capire bene cosa significa questo restare indietro irrigidendosi allo Spirito di Dio oppure volerLo sorpassare facendo più del previsto:

 

Pietro fu troppo veloce nel sentirsi sicuro di sé, per questo rinnegò Gesù.[1]

 

Mosè fece resistenza all’Eterno e cercò di evitare in tutti i modi di fare quello che gli veniva chiesto, per questo per un momento “accese l’ira del Signore”.[2]

 

Quando, come nell’esempio di Pietro, siamo giovani nella fede[3]

 

ci sentiamo forti e decisi. A volte però eccediamo e sottovalutiamo il pericolo, ascoltiamo poco gli anziani, ci slanciamo eroicamente contro ogni nemico di Dio, e rischiamo per inesperienza di cadere.

Per questo io non darei mai incarichi di importante responsabilità a chi è convertito da poco o è troppo entusiasta:[4]

 

la sua impulsività, la fretta, l’eccessiva sicurezza, potrebbero impedirgli di esplorare bene il dono del discernimento e potrebbe non valutare bene i rischi di alcune decisioni, con grave discapito della comunità. Non tutte le forme d’orgoglio infatti sono evidenti: ce n’è una mascherata da sacro zelo che inganna la buona fede di chi ne è preso.

 

D’altra parte è vero anche il contrario: come nell’esempio di Mosè, più si diventa anziani e più aumenta il timore di non essere all’altezza, di non essere adatti alle aspettative di Dio.

 

Sono questi, due identici errori: chi fa troppo o chi fa troppo poco manifesta scarsa fede in Dio.

Razionalmente lo capiamo, tuttavia siccome cadiamo spesso in questi due errori, non sarà male adesso ricordarci vicendevolmente le nostre debolezze.

 

Una volta in internet, in uno spazio evangelico serio, un giovane pastore pubblicò un suo studio pieno d’entusiasmo in cui “dimostrava” una certa data del possibile ritorno di Gesù. Dopo un paio di settimane, con toni più pacati, forse un poco imbarazzati, disse che la riflessione su alcune mail che gli avevano mandato altri pastori gli aveva fatto capire di essere stato troppo sollecito.

Qui la cosa si è risolta in bene per fortuna, il giovane pastore mostrò umiltà, intelligenza e coraggio nel capire ed ammettere il suo errore.

Ma pensate se invece avesse “spinto” il suo gregge a seguire la sua ipotesi inesatta! Dove avrebbe condotto le pecore che il Signore gli aveva affidato?

 

Un’altra volta partecipavamo con mia moglie alla formazione di una nuova comunità in cui (per decisione unanime) la gestione del gruppo era affidata a cinque-sei anziani, in attesa che la comunità stessa decidesse più avanti come strutturarsi. C’era con noi un evangelista molto bravo, capace di agire sulle emozioni, in grado di stimolare le persone all’adorazione con musiche adatte e coinvolgenti; fu suo il merito iniziale di aver risollevato il gruppo da una posizione stagnante. Probabilmente però in lui era presente anche il desiderio di fare molto di più. Cominciò a prendersi molto spazio nel presenziare i culti e a fare prediche dicendo che “si sentiva spinto dallo Spirito”.

Ora lo Spirito è vero che dà esuberanza di parole, estro, brio, grande coraggio per parlare in pubblico a chi destina alla predicazione e all’evangelizzazione; tuttavia in chi è destinato al pastorato dà anche senso della misura, saggezza, ascolto, discernimento e cautela. Questo fratello aveva il dono dell’evangelizzazione, ma non quello della stabilità, della responsabilità, della temperanza.

La cosa rimase semi-sommersa fino a che una sera impose un suo discorso con degli scritti suoi fotocopiati, spiritualmente e legalmente pericolosi. Io e mia moglie provammo a dirlo ma lui ce lo impedì; la maggior parte del gruppo (salvo un paio di sorelle) non capì quello che stava succedendo e  interpretò la cosa come fosse solo una discussione personale. Vedendo questo, per non dare oltre cattiva testimonianza, preferimmo lasciare le cose come forse, in fondo, tutti le volevano; però noi ce ne andammo. Anche qui gli andò bene perché nessuno indagò si quegli scritti. Dopo alcuni mesi questo fratello sparì da quel gruppo lasciando tutti perplessi e proseguendo con altri una strana filosofia orientaleggiante; fu bene per il gruppo questa sua scelta, ma aveva già “fatto dei danni” sollecitando  fuori tempo un pastore che fu accettato nonostante la giovane età, non so a quel tempo quanto maturo nella dottrina.

Questo fratello evangelista poteva essere una benedizione se avesse accettato il suo ruolo senza voler andare oltre. L’eccessiva sicurezza del “ho sentito questo da parte del Signore, dunque lo faccio” lo ha portato (e porta moltissimi di noi) a confondere le emozioni personali con i messaggi dello Spirito Santo. Purtroppo persone così non ascoltano nessuno e qui sta la loro pericolosità.

 

Vorrei parlare anche di un altro fratello, dotato questa volta di parecchi doni riconosciuti dalla sua chiesa che lo ha messo a capo di diverse comunità. Raramente ho sentito un’intelligenza così brillante, una capacità di portare la Parola, una sensibilità spirituale così spiccata. Tuttavia pur avendo tanto, non aveva tutto. L’insistenza a voler gestire la comunità da solo, a fare tutto da solo, senza avvalersi di un gruppo di consiglieri anziani, eliminando le frange più attive che potevano manifestare disaccordo, lo ha portato ad avere poco confronto,  a condurre gruppi di brave persone si, ma passive, capaci più che altro di assecondarlo.

 

Non è facile dare spazio, posso capirlo, vorremo sempre risolvere tutto e fare tutto per il bene di tutti, ma è necessario anche lasciar fare talvolta i passi incerti ai giovani senza sopravanzarli, se vogliamo che i figli crescano. A volte più noi genitori siamo efficienti e “bravi”, e più i nostri figli crescono deboli e fragili. Non dobbiamo creare dipendenze da noi, ma portare le anime solo a Cristo Gesù.

 

Tutti sappiamo che lo Spirito ci parla in vari modi, ma non ci basiamo solo su quel “mi son sentito nel Signore di fare così, di fare cosà…”. Infatti, se anche se fosse vero (e non sempre lo è, a volte si tratta solo di entusiasmo, emozione o di zelo interiore) lo Spirito ci indicherebbe anche come quel qualcosa dovrebbe essere fatto. Ci indicherebbe come sapientemente inserirlo nel contesto comunitario, nell’armonia spirituale che fa crescere le anime e le menti. Ma il punto è che magari presi dalla foga non lo sentiamo, neppure se lo Spirito ce lo dice tramite altre persone.

 

Allora come si fa a trovare la giusta misura?

 

Beh, nel dubbio, per prima cosa io non mi “allargherei” troppo nei compiti di servizio che coinvolgono altre persone, perché più cose si fanno e più aumenta la responsabilità e la capacità di saper ascoltare pensieri e cuori. Esercitiamo quello che è riconosciuto ed avventuriamoci con più modestia dove non è il nostro campo.

 

“Fratelli miei, non siate in molti a far da maestri, sapendo che ne subiremo un più severo giudizio” (Giacomo 3:1)

 

“Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro. Avendo pertanto doni differenti secondo la grazia che ci è stata concessa, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede; se di ministero, attendiamo al ministero; se d'insegnamento, all'insegnare; se di esortazione, all'esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia.” (Romani 12:3-8) 

 

Per seconda cosa pregherei tutti i giorni per avere discernimento per poter sintonizzarmi nel modo più chiaro possibile sulla volontà e lo Spirito Santo. Chiederei, come Davide, un esame continuo dello spirito mio, delle mie azioni affinché possa essere corretto da Dio.

“Investigami, o Eterno, e mettimi alla prova; purifica col fuoco la mia mente e il mio cuore.” (Salmi 26:2)

 

In pratica, se tornate alle figure della volta precedente (Seguire lo Spirito – schemi), si tratta di fare regolarmente dei piccoli break, concentrandoci sulla posizione dello Spirito Santo che si sposta in continuazione, al fine di sintonizzarci con Lui. Sono brevi preghiere, spesso di pochi minuti, indispensabili. Più volte faremo questo e più saremo in sintonia con lo Spirito. Sarà come una regolazione continua del nostro io, che viene adattato in continuazione con lo Spirito. Immaginate di avere un orologio che a volte va avanti e a volte va indietro: non dovreste sentire spesso durante il giorno il segnale orario della radio per controllare se il vostro orologio dice l’ora giusta? Con lo Spirito di Dio è la stessa cosa: noi siamo un orologio imperfetto, un orologio "naturale" che si deve sempre raccordare con quello "spirituale".

Allora non crediamoci troppo sicuri di noi stessi, ma esponiamoci spesso davanti al Signore, come si fa quando si mette un foglio in controluce. In questo modo le cose, anche giuste, che “sentiamo dirci” potranno essere dette da noi e realizzate nel giusto tempo, in armonia con lo Spirito e con la Chiesa di cui Lui è il Capo.

 

 

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[1]

Matteo 26:33-34

[2]

Esodo 4:10-17

[3]

La maturità della fede non deriva dall’aver capito tutto, ma dall’esperienza di averlo messo in pratica. Ci vogliono diversi anni.

[4]

1Timoteo 3:6 - Inoltre egli non sia un neoconvertito, perché non gli avvenga di essere accecato dall'orgoglio e non cada nella condanna del diavolo.

 

 

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