Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

CHE VUOL DIRE “CONTEMPLARE”?

Di Renzo Ronca – 8-10-10

 

 (imm da romaonline)

 

 Mentre mi documentavo per lo studio sulla “consacrazione”, mi sono imbattuto nella parola “contemplare”, la cui origine è davvero interessante:

I popoli più antichi come gli Etruschi e i Latini prima, e i Romani poi, prima di prendere decisioni importanti consultavano degli indovini chiamati  “aguri” e  “auruspici”, che sapevano interpretare i “segni divini”. Ad esempio gli auguri osservavano il volo degli uccelli, mentre gli auruspici, studiavano le viscere degli animali sacrificati.[1]

“L’augure” operava in questo modo: aveva un bastone ricurvo in cima dalle dimensioni molto precise, con una specie di riccio finale (come il “pastorale”, il bastone del vescovo cattolico) chiamato “lituo”, lo poneva orizzontale verso il cielo (vedi figura accanto al titolo) delimitando così un certo spazio particolare, dentro cui osservava il volo degli uccelli. Tale spazio era chiamato “templum”. In questo “spazio di cielo sacro” l’augure sapeva dividere geometricamente le zone “fas” e “nefas” (faste e nefaste, favorevoli o sfavorevoli agli dèi) ed in base a come vi volavano gli uccelli dava il suo responso.

La parola contemplare dunque da “con-templum” significava “attrarre nel proprio orizzonte, nel proprio templum (il volo degli uccelli)”[2]

Dall’osservare il volo degli uccelli questa voce passò a significare in modo più generale “sollevare lo sguardo e il pensiero verso una cosa che desti meraviglia o riverenza e fissarcisi con atto prolungato ed intenso. Fissare tanto il pensiero nelle cose divine, che non si curi altro nel mondo, e quelle sole siano di consolazione e diletto.”[3]

O, per meglio dire: Guardare a lungo, osservare con attenzione cosa che desti meraviglia o ammirazione: Meditare, considerare, fissare il pensiero su qualcosa: c. la verità, la grandezza di Dio”[4]

Una considerazione finale: noi occidentali eravamo proprio un popolo di pagani; per una grazia davvero immeritata siamo stati innestati da Cristo nel popolo di Dio e siamo cambiati, ma abbiamo ancora ricordi del nostro paganesimo e a questo, purtroppo, tendiamo sempre a ritornare. Diversa è la condizione invece di quella parte del popolo ebreo che crede in Cristo (detti “Ebrei Messianici”), che non hanno avuto bisogno di nessun innesto, essendo logico per loro, che sono i naturali protagonisti del Vecchio Testamento, evolversi nel Nuovo Testamento. Questi che credono in Gesù come Messia, sono cristiani a pieno diritto, essendo stato Gesù stesso uno come loro, nella stessa terra, con la stessa legge, con la stessa lingua e lo stesso Padre fin dall’inizio. Cerchiamo dunque di avere rispetto per questo popolo.

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[1] Da Mardeicaraibi.it religione romana

[2] Treccani

[3] Dizionario etimologico on line

[4] Treccani

 

 

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