Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

 

SOLITUDINE ANCHE IN COMPAGNIA, PERCHÉ? - 2

approfondimento nel cristianesimo

di Renzo Ronca - 4-9-10

[imm da blogmamma.it]

 

 

 

 

 

(seguito)

 

Solitudine e fede cristiana

 

Appena nato il bambino si agita e piange e cerca istintivamente la mamma; quando le si mette accanto, pure se i suoi occhi sono ancora chiusi, la riconosce istintivamente; l’odore, il tatto, la voce costituiscono e resteranno segni indelebili nella sua vita. Il piccolo è ancora un tutt’uno con la mamma pur avendo un corpo proprio e si nutre dei suo latte. Come faccia a riconoscerla non è chiaro nemmeno oggi. C’è una speciale comunicazione tra madre e figlio molto forte, fatta di percezioni non catalogabili che la natura ha predisposto: la mamma avverte subito, anche se sta nella stanza accanto, se il bambino ha bisogno di lei. Il neonato, solo tra le sue braccia si calma davvero e trova pace e sicurezza.

 

L’uomo il cui spirito si ridesta in Gesù, è come il neonato, all’inizio è come un cieco che cammina senza vedere:

 

“affinché cercassero il Signore, se mai riuscissero a trovarlo come a tastoni, benché egli non sia lontano da ognuno di noi. Poiché in lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come persino alcuni dei vostri poeti hanno detto: "Poiché siamo anche sua progenie". (Atti 17:27-28)

 

Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla; e quelli, conducendolo per mano, lo portarono a Damasco (Atti 9:8)

 

E’ insopprimibile il desiderio istintivo di mangiare bere seguire toccare ascoltare la “Mamma-SpiritoSanto” che ci nutre del Suo latte spirituale.

 

Questo essere nati di nuovo, ma non averne ancora la piena consapevolezza, è la fase iniziale del cammino cristiano. E’ il presentimento di Dio, senza ancora averlo conosciuto, pure se è vicinissimo.

 

E’ in questa fase che nelle vita di tutti i giorni siamo presi da strane inquietudini, insoddisfazioni e insofferenze che non trovano appagamento in niente. Ci sentiamo fuori posto in ogni posto; nessuno ci può capire; siamo soli anche in mezzo a tanta gente. Una solitudine a volte cercata a volte scacciata ma sempre presente.

Bisogna stare attenti a non confondere questi sintomi di irrequietezza che sono prima della consapevolezza,  con la depressione o con la sofferenza per solitudine in senso lato. Sono cose diverse pure se presentano caratteristiche simili. Quando cerchiamo risposte e la nostra faccia si gira cercando tutto ciò che di spirituale possa trovare, allora non è una malattia, è il Signore!

 

Il nostro spirito percepisce la vicinanza del Signore e il nostro corpo reagisce alla maniera umana, come quel neonato: si volge in ogni direzione alla ricerca della mamma; usa ogni senso possibile per ritrovarla. Ha “fame e sete” di lei. Non può vivere senza di lei; “deve” trovarla!

E lo Spirito di Dio è presente; Egli ci avvolge amorevolmente dandoci tutto il necessario per crescere amati e protetti.

 

Inevitabilmente questo interesse forte ed improvviso per un amore indistinto, causa comportamenti e sensazioni contraddittorie e confuse. Il mondo che prima ci andava bene, adesso “ci va stretto”; non ci basta più.

 

Qui però dobbiamo stare attenti. La nostra parte umana è molto “grezza” e poco o niente sa di quella spirituale appena nata, anzi le è nemica, per cui non riconoscendola, penserà che si tratta di un vuoto negativo da riempire in qualche modo a tutti i costi: quindi tenderà a riempire quella specie di solitudine sottile e persistente, con tutto ciò che ha sottomano: tante amicizie, innamoramenti, interessi, filosofie, passioni per tantissime cose…  Ma se facciamo così soffochiamo lo Spirito che ci chiama e morirà la nostra rinascita interiore.

 

Invece di respingere questa strana sensazione a metà tra solitudine e sì nostalgia,  o darle cose mondane, proviamo ad assecondarla e a darle quello che chiede. E’ nei silenzi che Dio parla. Il mondo è una confusione di strilli, di inutili corse e grandi cadute; lasciamolo un po’ stare per qualche tempo. Purifichiamoci da tutto quel frastuono in cui non si capisce niente e riassaporiamo le cose delicate: una passeggiata, un tramonto, un sorriso, la serenità di un cielo pulito…

 

No, non meravigliamoci se ci sentiamo soli anche in mezzo a  tanta gente: può essere lo Spirito di Dio che ci chiama in disparte perché ci vuole parlare; può essere lo spirito nostro che cerca di farsi sentire diventando parte sostanziale della nostra coscienza.

 

Proviamo a leggere in modo nuovo il Vangelo, fonte della vita spirituale,  soffermandoci spesso. Ogni insegnamento diventerà per noi, cibo.

 

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