Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

RIVEDIAMO IL CONCETTO DI PREGHIERA – punti di riflessione -1

“Ho pregato non è successo niente, come mai?” – appuntamenti di preghiere nel mondo alla stessa ora: è bene?

 (Renzo Ronca 31-5-10)

 

“Preghiera” è una parola fin troppo usata e per non perderne il significato ogni tanto dobbiamo puntualizzare il suo aspetto più vero, altrimenti rischiamo di trovarci su strade isolate e pericolose.

 

 

Scusandomi per l’eccessiva semplificazione, penso si possa fare una differenza tra due forme, siano essere personali o comunitarie:

1)    la “preghiera ristretta”, cioè secondo lo  specifico letterale del termine: “io chiedo a Dio questa cosa precisa”, in cui l’uomo è il soggetto e Dio l’oggetto.

2)    la “preghiera estesa” ovvero l’atto del raccogliersi in Dio, in cui si può anche chiedere qualcosa di specifico, ma è prioritario l’aspetto dell’ascolto dello Spirito Santo in tutte le Sue forme. In questo caso Dio, nel tramite dello Spirito Santo, è sempre il soggetto dell’articolazione della preghiera e l’uomo si abbandona a Lui.

 

Io mi sento di privilegiare e consigliare la seconda forma (quella estesa), in quanto più completa e rappresentativa anche della prima.

 

Nelle preghiere si rischia di dare per scontato cose che non lo sono affatto, come la presenza contemporanea dell’uomo e di Dio e che questi due esseri siano in sintonia e comunicazione tra loro . La cosa non è automatica, capita frequentemente che dove c’è l’uno non ci sia l’altro, per svariati motivi che accenneremo.

 

Della preghiera si può fare un idolo, un aspetto staccato dal “corpo di Cristo”: uno potrebbe ragionare così: “adesso faccio la preghiera, la dico usando le parole in un certo modo, secondo una certa cadenza, mi sono messo in ginocchio in modo corretto, ora la spedisco nella buca della posta, poi verrò a vedere se ha funzionato; ora torno a rubare” L’ho espressa in forma volutamente ironica ma se ci pensate bene, nella realtà non è molto diverso: “vado in chiesa, faccio il bravo, poi esco e torno a fare quello che facevo prima”.

 

Il rapporto tra Dio e l’uomo (voluto da Dio, è Lui il soggetto) non è una improvvisazione rapida ottenibile come con un clic del mouse. Questa presenza divina è inserita in un piano di redenzione che ha delle fasi precise da conoscere e da vivere. Pensate alla presenza divina vista (ed insegnata all’uomo nella Bibbia) in questa sequenza[1]:

 

tabernacolo

tempio  

incarnazione

corpo del singolo credente

chiesa

 

(E’ troppo lungo parlarne ora, ma la preghiera del credente di oggi è, e deve restare, la somma di tutte queste fasi, avvenute nella nostra storia di redenzione)

 

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[1] Dizion biblico GBU

 

 

 

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