QUALE GESU’ TRASMETTIAMO? QUELLO VERO O L'IDEA CHE ABBIAMO DI LUI? O LE EMOZIONI CHE ABBIAMO DENTRO?

di Renzo Ronca - (22-12-09) - agg 8-5-20

 

 

 

 

 

Quando comunichiamo c'è sempre una differenza tra quello che noi abbiamo in mente e quello che trasmettiamo. Per esprimere completamente il nostro pensiero ad un altro ci vorrebbe la trasmissione del pensiero, invece abbiamo a che fare con mezzi che ci limitano, come il linguaggio verbale, quello gestuale e le emozioni del momento che possono falsare il tutto.

Quando parliamo di Gesù Cristo per esempio, anche se non ce ne rendiamo conto, proiettiamo l'idea, l’immagine che abbiamo  di Gesù; ovvero un figura ideale che ci siamo fatti, non sempre corrispondente a quella reale di Lui.

Non solo c'è questa considerazione (che già è difficile da capire e da applicare), ma ce n'è un'altra ancora prima: soprattutto quando comunichiamo a  voce,  trasmetteremo sempre agli uditori ciò che abbiamo dentro. Ad esempio se uno è in uno stato di grande pace, non importa tanto la scelta delle parole che dirà, chiunque l’ascolterà recepirà un piacevole senso di pace. Lo stesso dicasi per il contrario: se uno dentro ha una rabbia profonda per un torto subito e che non ha ancora perdonato, potrà dire le parole più belle, ma ciò che l’ascoltatore “sentirà” sarà solo un senso di rabbia per una ingiustizia. In qs contatti insomma trasmettiamo ciò che siamo[1].

 

Ma allora come si fa a dare una testimonianza di Gesù che sia corretta  e "vera"?

 

Chi è davvero “nato di nuovo” ha acquisito in se stesso una nuova natura, ha già la presenza di Gesù risorto in se stesso. Trasmetterà dunque quello che ha sperimentato e conosciuto, dunque quello che è vero.   “Perciò d'ora in avanti noi non conosciamo nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così. Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove. (2 cor 5:16-17) 

Non conoscere nessuno più secondo la carne è un difficile punto d’arrivo, non di partenza; non è facile per nessuno, ma chi, per  grazia, ha conosciuto il Cristo vivo, è in questa direzione che comunque si avvia. Se è distratto da altre cose allora non è ancora “nato di nuovo”, anche se pensa di esserlo. Infatti il resto, tutto il resto, non ha alcuna importanza.

Il problema, che sembra insolubile, è che anche questa "nuova nascita", in certi ambienti religiosi, è diventata come uno slogan; oppure con un semplice dato di fatto automatico dopo il battesimo.

L'unica verità allora si trova nei cuori e non nelle parole o nelle comunicazioni di uomini tra gli uomini. Al di là di tanti ragionamenti, solo la presenza del Signore produce un deciso potente cambiamento. Come ciò avvenga, e perché ad alcuni si e ad altri no, non è nelle mie possibilità capirlo. Però tutto parte da una "rivelazione" cioè da una apertura di un "velo" di una coperta che ci impediva di vedere oltre. Questa improvvisa apertura potente non dipende dall'uomo, ma da Dio stesso:

Matteo 27:51  Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono,

Marco 15:38 E la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo.

Luca 23:45 il sole si oscurò. La cortina del tempio si squarciò nel mezzo.

 

Forse se chiediamo a Dio questa apertura mentale per i meriti di Cristo, ce la concederà.

 

 

 

 


[1] Se vi ricordate parlammo in passato di questa trasmissione con l’esempio dei “vasi comunicanti”Nel dossier “Evangelizzare oggi”  a pag 15 di questo indirizzo (formato pdf)  https://www.ilritorno.it/es/eshtml/dossier/d1_ev-og.pdf 

 

Correlazioni

ESAMINIAMO NOI STESSI CON REALISMO PER NON CADERE NELL’ABITUDINE DELLA FEDE - “SONO LA RESURREZIONE E LA VITA.. CREDI TU QUESTO?”  

 

 

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