Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

«Va', tuo figlio vive»

(Giovanni 4:50)

di Renzo Ronca - 7-10-11

 

 

 

 

[A.Zandrino-bambino malato]

 

 

 

 

 

 

Un figlio per il genitore è tutto. In vista di un figlio egli si è unito in matrimonio e per amore lo ha concepito sognando progetti meravigliosi per lui. Il senso naturale della vita di un genitore è mettere il figlio in condizione di vivere, di essere forte, di essere in grado a sua volta di formare una nuova famiglia e di averne cura.

 

Quando un figlio è malato gravemente, i genitori sono avviliti per la loro impotenza. Non possono accettare che la ragione della loro vita possa morire e a volte si ripiegano nella disperazione o esplodono nella rabbia.

 

Chi ha fede però ha ancora una speranza: rivolgersi al Signore della Vita; e  così fece l’ufficiale del re nel racconto di Giovanni. L'ufficiale, sapendo che Gesù era a Cana, uscì da Copernaum e lo andò subito a cercare pregandolo di scendere con lui per guarirlo. Ma senza spostarsi “Gesù gli disse: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detta, e se ne andò. E mentre già stava scendendo, i suoi servi gli andarono incontro e gli dissero: «Tuo figlio vive». (Giov 4:50-51).

 

Per capire oggi cosa potrebbe volerci dire il Signore con questo passo, andiamo oltre il racconto letterale. Non solo un figlio è tutto per noi, ma ci può essere nel nostro cuore un figlio simbolico: un’aspettativa, una speranza, un progetto, la realizzazione in atto di un qualcosa che improvvisamente sembra venire stroncato. Ecco che tutto quello in cui avevamo messo il cuore sta venendo meno. Il “figlio”, cioè quel particolare frutto che la mia speranza aveva generato sotto forma di un progetto, di una realizzazione bella, sta morendo, non proseguirà più. Tutta la mia vita dedicata, per esempio, a realizzare una casa, a un servizio a Dio importante, a un progetto di volontariato, sta per svanire. A chi posso rivolgermi se non a Dio?

Se noi abbiamo “concepito un disegno”, un progetto, questo è come un figlio; è come un frutto generato da noi  desiderato atteso e poi visto crescere giorno per giorno. Se noi abbiamo fede in Dio, allora, a maggior ragione, quel progetto-figlio è anche di Dio! Se noi abbiamo generato qualcosa, è perché Lui ha prima generato in noi il volere e l'operare.[1]

 

Come noi siamo "genitori" di un progetto, il Signore è il genitore del nostro pensare i progetti. E come noi teniamo a ciò che abbiamo generato, Lui tiene a noi e a quanto da noi “esce”.

 

Ecco allora che quel : «Va', tuo figlio vive» assume un significato molto più ampio.

 

Quante volte ci siamo seduti avviliti e disperati perché quello che speravamo sembrava morto? Oggi il Signore ti dice: “Va’ tuo figlio vive!” Vale a dire: “Non aver paura, quello che io ho messo in te di realizzare non è morto, il tuo progetto è anche il mio. Quello che avevi nel cuore di fare è perché io l’avevo messo nel tuo cuore. Non morirà. Quel tuo “figlio” è anche il mio. La tua speranza non si arresti, è ancora viva quella “costruzione” che stavi facendo. Va’ e non temere. L’impedimento è passato.”

 

Indice riflessioni in pillole   -   Home
 


[1] Filippesi 2:13 - poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l'operare, per il suo beneplacito.

 

 

Questo sito ed ogni altra sua manifestazione non rappresentano una testata giornalistica - vedi AVVERTENZE