Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

"A CHE SERVE CREDERE IN DIO? NON SI VIVE ANCHE SENZA?..."

di Angelo Galliani ( Da Il Ritorno n. 3/II - ottobre 2005) - 11-6-17

 


 

La nostra mentalità occidentale moderna, figlia del materialismo e del pragmatismo (1), è molto spesso inquinata dal concetto di “utilità”, inteso nel senso più egoistico del termine. Non sorprende, quindi, leggere domande come questa che apre le presenti riflessioni.

     Eppure, alla luce dei fatti, nella natura stessa esistono molte cose, e molti esseri viventi, di cui ci sentiremmo di fare volentieri a meno. Forse Dio si è sbagliato quando ha creato i deserti di sabbia, o quei minerali che non sono utilizzabili proficuamente dalle nostre industrie? Si è sbagliato quando ha creato erbe spinose o  alberi dal frutto immangiabile?, oppure quando ha creato serpenti velenosi, zanzare, tafani, topi e scarafaggi?... A molti sembra proprio di sì; secondo loro, l’opera di Dio lascia piuttosto a desiderare perché permette l’esistenza di ciò che a noi non serve…

     Costoro, però, non si rendono conto che questa logica dell’utilità è come una lama a doppio taglio, che finisce per ferire mortalmente anche chi vorrebbe maneggiarla a suo arbitrio. Infatti, proprio la specie umana, nella immensa e complessa catena biologica, è quella che “serve” di meno! Il mondo, nel suo complesso, e la vita in particolare, sono andati allegramente avanti per centinaia di milioni di anni senza di noi!... Anzi, è proprio la nostra posizione di “ultimi arrivati” a decretare, in modo spietato, la nostra disarmante inutilità biologica!...

     Dunque, la domanda di partenza, potremmo parafrasarla e attribuirla a Dio in questo modo: “A che serve l’uomo? Il mondo non può vivere anche senza?”. Alla luce dei disastri ecologici di cui ci siamo resi colpevoli, sembrerebbe addirittura che, più dell’aggettivo “inutili”, a noi sia meglio attribuibile quello di “dannosi”. Sì, perché la specie umana, per ciò che sta facendo, si rivela “dannosa” per il mondo, e quindi anche autolesionista, giacché rovinando il proprio ambiente vitale, essa finisce inevitabilmente per rovinare se stessa.

    

Questa introduzione, se non fosse abbastanza chiaro, serve per far capire (a chi pensa alla “inutilità” della fede in Dio) che i primi ad essere inutili siamo proprio noi, insieme alle mille cose con cui tentiamo (invano!) di riempire la nostra breve vita, per attribuirle un senso che, in qualche modo, ci soddisfi.

     Però, per dare una più diretta risposta alla domanda d’apertura, occorre interrogarsi sul significato della parola “vivere”. A mio parere, infatti, senza Dio non si vive, ma semplicemente si sopravvive!... Senza Dio si può lavorare con soddisfazione e successo, si può avere una famiglia e degli affetti appaganti, si possono vivere momenti di divertimento e spensieratezza… Ma in definitiva ci sfugge lo scopo ultimo del vivere, come se fossimo uno scoiattolino che corre nella ruota posta all’interno della sua gabbia. Tutto quel che pensiamo e facciamo, è frutto e, contemporaneamente, in vista di noi stessi; tutto ruota intorno a noi stessi, e dunque con noi, pure, finirà. La vita così intesa, è come una pista chiusa, un autodromo che percorriamo a folle velocità, in cerca di emozioni; ma è una strada che praticamente ci isola e non ci conduce da nessuna parte.

 

     Con questo discorso non intendo certo convincere chi non crede in Dio: so bene che le abitudini mentali ed esistenziali sono dure da sradicare, e che ci vuole ben altro per poter far cambiare idea alla gente. Spesso accade che nemmeno di fronte alle più sonore sconfitte sappiamo prendere atto dei nostri errori. Accade, insomma, come nella storiella dell’ubriacone: gli errori spesso producono conseguenze che ci rafforzano nella scelta sbagliata. La storiella, per chi non la sapesse, è la seguente:

     “Un uomo aveva la cattiva abitudine di ubriacarsi, ed ogni sera, quando tornava a casa, litigava con la moglie. La cosa andò avanti per molto tempo, finché la moglie, delusa ed amareggiata, se ne andò di casa e chiese il divorzio. Ottenutolo, se ne andò per i fatti suoi, insieme ai figli ancora piccoli. Finì così che quell’uomo si ritrovò più solo di prima, pieno di tristezza e di rancore. Dunque, per dimenticare tutti i suoi guai, si dedicò ancor di più al bere, ubriacandosi non solo di sera, ma anche di mattina, e finendo presto vittima di una fatale cirrosi epatica”.

    

Quindi, per tornare al discorso di prima, noi esseri umani siamo molto testardi, e non ci convinciamo dei nostri errori neanche quando le loro tremende conseguenze sono davanti ai nostri occhi. Perciò, non credo che alcun ateo si convertirà dopo aver letto queste righe. Tuttavia, c’è qualcosa che mi spinge a scriverle, proprio come i fiumi vanno al mare ben sapendo di non riuscire a farlo alzare di livello. Quel che è vero, va affermato, anche quando non ci sono persone pronte all’ascolto.

     Perciò, coloro che sono convinti che si possa vivere senza credere in Dio, vadano pure avanti per la loro strada. Per quanto mi riguarda, però, posso senz’altro affermare che il credere in Dio ha dato alla mia vita una dimensione in più che non conoscevo. Mi ha donato prospettive che vanno ben oltre la mia esistenza individuale e terrena. Ha creato dei solidi ponti che mi collegano a coloro che fino a ieri potevo considerare “diversi”, o “cattivi”, o “banali”. Mi ha fatto sperimentare una pace che resiste ad ogni delusione e ad ogni sconfitta. Mi ha permesso di assumere compiti e responsabilità che si risolvono, in qualche modo, nel bene degli altri, senza alcun tipo di contropartita personale. E, non ultimo, mi ha reso capace di vivere sentimenti “puliti” (scevri da calcoli egoistici) che mi legano a tante persone.

     Insomma, a costo di sembrare un presuntuoso o un ipocrita, devo testimoniare del fatto che la mia vita, con la fede in Dio, è cambiata, sia dentro che fuori di me. Anch’io vivevo (o meglio: sopravvivevo) senza Dio; però garantisco a tutti Voi, gentili Lettori, che proprio non ci sono paragoni: la vita umana è davvero vita solo quando siamo animati da una sincera fede in Dio, aperta a Lui ed aperta al nostro prossimo. Più di così, non saprei davvero che cosa dire…

 


(1) Pragmatismo: Che si riferisce all'attività pratica; che bada ai risultati pratici, alla concretezza (Diz. Zingarelli)

 

 

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