APPROFONDIMENTO IN RIFERIMENTO ALLO SCRITTO PRECEDENTE: “CI SARANNO DIFFERENZE TRA QUELLI CHE HANNO CREDUTO ALL’ULTIMO MOMENTO E QUELLI CHE HANNO SERVITO IL SIGNORE PER ANNI?”  - di Renzo Ronca – 8-5-21

 

 

Un fratello ci ha scritto: : NEL VANGELO DI MATTEO C’È UNA PARABOLA CHE CREDO SIA ATTINENTE AL QUESITO. SI TRATTA DELLA “PARABOLA DEGLI OPERAI NELLA VIGNA” (MATTEO 20:1-16). COME BEN SAI, IN QUESTA PARABOLA UN TALE, PRESE A GIORNATA DEGLI UOMINI PER LAVORARE NELLA SUA VIGNA, E FISSÒ PER LORO LA PAGA DI UNA MONETA D’ARGENTO AL GIORNO. ALCUNI LI PRESE LA MATTINA PRESTO, ALTRI VERSO LE NOVE DEL MATTINO, ALTRI ANCORA VERSO MEZZOGIORNO, VERSO LE TRE E VERSO LE CINQUE DEL POMERIGGIO. QUANDO FU SERA IL PADRONE DELLA VIGNA FECE PAGARE GLI OPERAI E TUTTI EBBERO LA STESSA PAGA, SIA QUELLI CHE AVEVANO LAVORATO TUTTO IL GIORNO, SIA QUELLI CHE AVEVANO LAVORATO POCHE ORE. QUESTO MI LASCIA PENSARE CHE NON CI SARANNO DIFFERENZE TRA QUELLI CHE HANNO CREDUTO ALL’ULTIMO MOMENTO E QUELLI CHE HANNO SERVITO IL SIGNORE PER ANNI. TUTTI RICEVERANNO LA PAGA CHE IL PADRONE DELLA VIGNA, CIOÈ IL SIGNORE, HA STABILITO PER LORO.

 

RISPOSTA: La tua riflessione ha una logica apparentemente giusta e ci spinge ad approfondire meglio l’argomento. La domanda completa riportata nello scritto era: “ci saranno differenze tra quelli che hanno creduto all’ultimo momento e quelli che hanno servito il signore per anni? Sono giudicati nello stesso modo?

Volendo approfondire dobbiamo saper distinguere tra “credere” e “servire”. In vista del giudizio del Signore infatti, i due termini ci potrebbero confondere perché non sono del tutto compatibili o interscambiabili tra loro. Passando allora ad una risposta più articolata, dobbiamo tenerne conto:

In quanto al “credere” penso che l'obiettivo sia la salvezza. In qs caso come cristiani abbiamo un fondamento solido: Giov. 3:15 “affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. 16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna"; Ora il credere porta tutti quello che hanno fede ad essere salvati allo stesso modo, anche quello dell’ultimo minuto (come il ladrone accanto alla croce di Gesù («Io ti dico in verità oggi tu sarai con me in paradiso» Lc 23:43). Non ci sono differenze: chi crede è salvato e parteciperà alla resurrezione finale.

In quanto al “servire” le cose cambiano (come abbiamo visto la volta scorsa https://www.ilritorno.it/postapic_quest/276_diff_tra_risort.htm ).  Infatti osserviamo i versetti evidenziati nella parabola seguente:

“Luca 19:13 Chiamati a sé dieci suoi servi, diede loro dieci mine e disse loro: "Fatele fruttare fino al mio ritorno". 14 Or i suoi concittadini l'odiavano e gli mandarono dietro degli ambasciatori per dire: "Non vogliamo che costui regni su di noi". 15 Quando egli fu tornato, dopo aver ricevuto l'investitura del regno, fece venire quei servi ai quali aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ognuno avesse guadagnato mettendolo a frutto. 16 Si presentò il primo e disse: "Signore, la tua mina ne ha fruttate altre dieci". 17 Il re gli disse: "Va bene, servo buono; poiché sei stato fedele nelle minime cose, abbi potere SU DIECI CITTÀ". 18 Poi venne il secondo, dicendo: "La tua mina, Signore, ha fruttato cinque mine". 19 Egli disse anche a questo: "E tu sii a capo di CINQUE CITTÀ". 20 Poi ne venne un altro che disse: "Signore, ecco la tua mina che ho tenuta nascosta in un fazzoletto, 21 perché ho avuto paura di te che sei uomo duro; tu prendi quello che non hai depositato, e mieti quello che non hai seminato". 22 Il re gli disse: "Dalle tue parole ti giudicherò, servo malvagio! Tu sapevi che io sono un uomo duro, che prendo quello che non ho depositato e mieto quello che non ho seminato; 23 perché non hai messo il mio denaro in banca, e io, al mio ritorno, lo avrei riscosso con l'interesse?" 24 Poi disse a coloro che erano presenti: "TOGLIETEGLI LA MINA e datela a colui che ha dieci mine". 25 Essi gli dissero: "Signore, egli ha dieci mine!" 26 "Io vi dico che a chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.”

Si vede chiaramente una differenza tra chi ha servito molto bene (governerà su DIECI CITTÀ), tra chi ha servito sufficientemente (CINQUE CITTÀ), e chi ha servito male (GLI VIENE TOLTO non solo il premio ma anche la possibilità di essere ancora servitore).

 Riguardo alla PARABOLA DEI LAVORATORI ALLE DIVERSE ORE che suggerisci, c’è da dire che in effetti ha messo in difficoltà molti credenti e non sempre le interpretazioni nelle chiese coincidono. Personalmente credo che la prospettiva per interpretarla non sia tanto quella del merito dei servitori, quanto invece del modo di essere e di pensare di Dio in contrapposizione al nostro. Posso sbagliarmi ma non mi pare che questa parabola si possa prendere come esempio per dire che tutti i servitori avranno la stessa paga, sia che servano bene o che servano male. Sembra infatti che qui tutti abbiamo servito bene, o almeno “secondo quanto pattuito”, e non sia stata fatta alcuna ingiustizia da una parte o dall’altra. Tuttavia per motivi che solo Dio conosce, può chiedere ad uno di fare 8 ore di lavoro ad un altro di farne solo due: pensiamo per esempio ad una persona con una qualche debolezza o fragilità psico-fisica: essa gode della stessa grazia di Dio (ovvero la stessa “paga d’amore”), in base a quanto riesce a dare; forse più di due ore non ce la farebbe. Dovrebbe essere amato meno da Dio per questo? Comunque meglio di me si è espresso il caro fratello Angelo Galliani in una risposta di diversi anni fa ad un altro ns lettore di allora:

 

Tratto da LOGICA UMANA E AMORE DI DIO-  di Angelo Galliani -  22-9-08

[…]  La prima frase su cui voglio soffermarmi è questa: “che un luogo di punizione eterna ci sia anche per una questione di logica”. Ritengo che il nostro caro Lettore si riferisca alla logica umana (non lo dice espressamente, ma mi sembra implicito). Ebbene, parlando di logica umana, mi viene spontaneo far osservare che tale logica appare assolutamente inadeguata per comprendere correttamente il contenuto dell’ Evangelo. Per dimostrare questa mia affermazione vorrei ricordare brevemente la famosa parabola dei lavoratori della vigna, che vengono chiamati ad ore diverse della giornata. Il punto cruciale di questa parabola, come certo ricorderete, è il seguente: alla fine il padrone della vigna ricompensa tutti con la stessa paga: quella di una giornata intera, come se tutti avessero lavorato l’intero giorno. Purtroppo, tale sua libera e generosa scelta viene sottolineata negativamente da coloro che davvero avevano lavorato dalla mattina alla sera. Però, come il padrone fa loro notare, essi non subiscono alcun torto, perché ricevono esattamente quanto era stato pattuito. In altri termini: la paga data in più a quelli che hanno lavorato meno, non gioca a discapito di chi ha lavorato di più, ma è solo il segno della generosità e della comprensione di quel padrone. Egli non ricompensa i lavoratori in proporzione alle loro prestazioni, bensì in relazione ai loro reali bisogni. In effetti, questa parabola illustra molto bene un aspetto fondamentale dell’Evangelo: la grazia di Dio. La Buona Notizia portataci da Gesù ci dice proprio questo: il Signore non ci ha trattati come meritavamo, bensì ci ha accolti con la sua grazia liberante e rinnovatrice!... I lavoratori che, ragionando secondo la logica umana, si trovano in disaccordo col padrone, dimostrano di non trovarsi in sintonia col suo modo di pensare amorevole. Dunque, vorrei dire, al nostro caro Lettore, che la logica che lui vorrebbe adottare (quella umana, appunto), non gli permetterebbe nemmeno di essere un cristiano. Infatti, perché dei peccatori dovrebbero essere trattati come se non lo fossero?... E perché Gesù, essendo innocente, dovrebbe sacrificarsi per della gente che non si merita nulla?... Oltre tutto, quando si parla delle cose di Dio, o comunque di cose ultraterrene, affermare l’importanza della logica umana può facilmente esporre a pericolosi equivoci; significherebbe assegnare alla logica umana un valore assoluto che certamente non ha. Significherebbe, anzi, negare a Dio la sua libertà e la sua autonomia, come se Egli stesso dovesse sottomettersi alla nostra logica. Vista così la questione, la contraddizione diviene evidente. Se crediamo in Dio, e se Dio è veramente tale, è la nostra logica che deve dare spazio a Lui, e non viceversa. […]

 

Indice posta       -      Home

Per domande o chiarimenti scrivere a  mispic2@libero.it   

Per la privacy non indicheremo nome o dati di chi ci scrive (salvo autorizzazione)