IO “PARLO” SEMPRE CON DIO COME FOSSE UN AMICO: E’ GIUSTO O DEVO FARE DIVERSAMENTE? - RR 11-4-21

  

 

DOMANDA: io parlo sempre con Dio … chiedo la sua collaborazione … lo ringrazio …  lo faccio partecipe …tante volte parlo con Lui normalmente come se fosse un amico reale accanto soprattutto quando mi trovo in qualche posto in casa da sola…  infatti tante volte per caso mi ha sentita qualche familiare e mi ha sottolineato che sono strana visto che per loro parlavo da sola... ma invece io stavo raccontando le mie cose a Dio ..secondo lei questo è anche un modo di pregare e rapportarsi con Dio oppure si deve fare diversamente.

 

RISPOSTA: Mentre leggevo questa domanda mi sono subito venuti in mente due episodi: Il primo riguarda una sorella di una chiesa che frequentavo molto tempo fa. Aveva una fede molto semplice e fanciullesca e si rivolgeva premurosamente e sinceramente a Dio per qualsiasi cosa in modo normale. Ci diceva che persino quando ci spostavamo in macchina da qualche parte Gli diceva di farci trovare il parcheggio. Sua suocera quando si perdeva dei piccoli oggetti in casa andava da lei e le diceva di pregare come faceva lei, e lei chiedeva al Signore: “ricordati Gesù delle tue promesse che hai detto che sarai sempre con noi.. aiutami a trovare questa cosa per mia suocera…”. Forse ci verrà da sorridere però in chiesa ci rendemmo tutti conto che al Signore piaceva quel genere di fede, simile a quella che hanno i bambini. Sapevamo che Gesù aveva per lei sentimenti di particolare tenerezza e le stava vicino. La sensibilità di quella donna era così trasparente e bella che poi diventò normale e piacevole anche per noi averla vicino. Così anche noi le dicevamo spesso  “sorella prega per me…”.

Il secondo episodio è tratto da un breve scritto di un sacerdote che, nel tentativo di spiegare il rapporto col Signore, ha raccontato di una volta che viaggiava in treno…. davanti a lui seduti c’erano due giovani fidanzati. Questi due giovani parlavano a bassa voce di cose loro, “parlottavano” insomma in modo riservato in un mondo tutto loro, con molta tenerezza. Il sacerdote pensò che doveva essere una cosa piacevole quella felicità; poi sorpreso si disse tra sé e sé: “Ma anche io sto facendo la stessa cosa con il  mio Signore! Anche io sto continuamente ‘parlottando” di tenerissime cose con Lui!”

In effetti è vero. Quante volte nel nostro pensiero ci rivolgiamo al Signore allo stesso medo di quella sorella, oppure ci sentiamo con Lui in un “mondo rosa tutto nostro”! Anche questo fa parte di quel dialogo interiore che chiamiamo preghiera. In realtà è il Signore che sa trovare il modo giusto per scambiare con noi la giusta e bella intimità. Lo fa in base alla nostra configurazione; sa farsi "piccolo" per esserci vicino e rassicurarci.

Non ci trovo nulla di sbagliato cara amica nel suo modo di rapportarsi al Signore. Magari, visto che non tutti sono sullo stesso piano di fede, anche se l’anima nostra “parla” continuamente con Gesù, essendo in fondo una cosa riservata tra l’anima nostra e Lui, vediamo di farlo senza farci sentire troppo dagli altri. Forse anche a Lui piace stare riservato con noi in certi momenti, senza nessuno intorno, che ne dice?     Un fraterno saluto.

 

 

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