"E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Giov. 14:3)

 

 

NON LASCIARTI VINCERE DAL MALE, MA VINCI IL MALE CON IL BENE (Romani 12:21) – E’ DAVVERO POSSIBILE? -    di Renzo Ronca – 19-9-20

 

 

 

In un sistema di cose in cui i valori sono rovesciati è quasi impossibile realizzare una attività cristiana non violenta. Il vincitore secondo il mondo è quello che si impone sugli altri, che distrugge i suoi nemici, che si vendica... quello che insomma “si fa valere sempre, a qualsiasi costo”.

Ma noi sappiamo che il cristiano che non vuole seguire questa strada non è certo un vile. Egli al contrario è uno che sa prendere la strada meno facile per coerenza con la sua scelta; uno che sa lottare, sa domare l’istinto e vivere secondo l’insegnamento del Signore, non del mondo. Tante persone sono morte per questo scelta. Possiamo dire che non siamo d'accordo con loro, ma non certo che sono dei perdenti (si vedrà alla fine chi davvero è perdente).

 

Riflettendo sulla frase “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Romani 12:21) ci accorgiamo che la vittoria sul male è un atto composto almeno da due movimenti o fasi:

1) “non lasciarti vincer dal male”

2) “vinci il male con il bene”

 

1) “non lasciarti vincer dal male”

Se pensiamo ad alcune forme specifiche di “male” come l’inimicizia, i torti, le offese, le calunnie, le persecuzioni, ecc. il primo passo per il cristiano quando ne è investito, è il non permettere che queste azioni possano vincere. Se scatenano in noi una reazione uguale o peggiore, allora hanno vinto. Se noi invece riusciamo a non rispondere allo stesso modo, non permettiamo a questo tipo di male di vincere su di noi; anche se non abbiamo ancora proprio vinto completamente, abbiamo comunque impedito a queste azioni di provocare in noi altre azioni simili o peggiori. In questa prima fase le nostre forze si compattano e resistono come in una fortezza.

 

2) “vinci il male con il bene”

Questa è un'azione di contrattacco. La controreplica a chi ci fa del male usando il bene al posto del male, è facile solo a dirsi, ma nella pratica ci sarebbe quasi impossibile, se non fossimo arrivati già ad un livello di coscienza cristiana molto elevato. Già è tantissimo il non rispondere male per male. Solo pochi vi riescono. Il fare poi addirittura il bene a chi ci offende e ci mortifica, non è cosa “umana”. Può riuscire, a volte, quando uno è pienamente “nato di nuovo”, e lo Spirito di Dio è in lui in grande abbondanza. Questa azione di fare del bene a chi ti fa del male, la vedo più come un’azione quasi “soprannaturale” (come dice E. Bosio), che permette all’anima rinnovata e trasformata, di agire in modo simile a come agiva Gesù.

 

Ma se noi credenti comuni non riusciamo ancora ad essere proprio così, qualcosa la possiamo fare lo stesso: nei momenti riservati della nostra preghiera, possiamo chiedere al Signore maggiore forza in questi frangenti difficili, e magari col Suo aiuto, possiamo riuscire a pregare per quella persona che ci ha offeso. Già questa è una bella vittoria!

Alle volte il Signore può prima curare la nostra ferita, poi placare la nostra istintiva voglia di farci giustizia da soli, quindi potrebbe mostrarci quella persona che ci fa del male per quella che realmente è, cioè una povera persona davvero ingannata dai lacci del maligno. Potremmo provare pietà della sua limitatezza e debolezza e continuare a pregare il Signore che la perdoni e la liberi. Poi chissà, magari qualcosa cambia in quella persona o forse in noi, ed ecco che ad un certo punto le sue parole sembrano passarci sopra. Quando vediamo gli altri attraverso lo sguardo del Signore, per quanto male vogliano ancora farci, non ci possono fare più niente.

 

 

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