COME ESSERE VICINI A CHI PERDE UNA PERSONA CARA (cattolica) - 5-7-19 - aggiornam. 5-5-21

DOMANDA

Vi chiedo un consiglio. Una famiglia cattolica di amici ha perso improvvisamente una importante persona cara. Vi lascio immaginare la disperazione. Io cerco di star loro vicino come posso. Volevo però dare un messaggio biblico di speranza. Avete suggerimenti?

 

RISPOSTA

(da R.)

Approfondirei subito le differenze tra dolore, disperazione e speranza.

IL DOLORE è inevitabile e non credo si possa (né si debba) eliminare. Ha un suo senso, seppure molto amaro. Questo dolore può essere incanalato in due percorsi distinti (o condotti anche insieme) quello psicologico con la sua elaborazione del lutto e quello della speranza cristiana, di cui ora parliamo.

La DISPERAZIONE è l’assenza di speranza, comprensibile nei primi momenti della disgrazia, ma che deve essere poi affrontata con tutte le risorse della fede che un credente ha.

La SPERANZA della fede non può essere trattata in maniera superficiale o solo teologica (cioè con il distacco dello studioso) ma con UNA PRESENZA CHE SA DI CONDIVISIONE (Gesù quando morì l’amico Lazzaro sapeva della resurrezione ma soffrì veramente lo stesso in modo reale, tanto che pianse insieme alle sorelle di Lazzaro). Dunque fai benissimo ad essere comunque presente. O parli o non parli, ciò che sente e trasmette il tuo cuore sarà da loro sentito ed accolto, anche nel silenzio.

Siccome i tuoi amici sono credenti (cattolici) parleremo di speranza sulla linea della fede cristiana in senso generale.

[Secondo la dottrina cattolica seguita dal parente morto,  l'anima di questa persona si trova già in cielo al cospetto di Dio in paradiso, e da lì - sempre secondo la loro dottrina - può assisterli e consolarli o addirittura fare da intermediario verso altre persone. Noi non condividiamo questa dottrina, ma non occorre in qs momenti fare lezioni dottrinali, quanto invece condividere un dolore]

Invece approfondirei il racconto di Gesù Lazzaro Marta e Maria. Per noi credenti la morte terrena (pure con suo dolore il cui calice va bevuto sino in fondo) non può e non deve costituire motivo di disperazione.

A dirsi è facile, ma a realizzarsi no.

Credo che si debba lavorare sulla promessa del Signore. (Questo è quello che ora dico a te; il modo di trasportare questo che ti dico ai loro cuori spetterà a te – se sarai d’accordo col contenuto - ).

Sempre nell’episodio di Lazzaro Marta e Maria (Giov. 11) osserviamo questi versetti: 25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» 27 Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo». 28 Detto questo, se ne andò, e chiamò di nascosto Maria, sua sorella, dicendole: «Il Maestro è qui, e ti chiama».

Gesù arriva con calma nella casa di Lazzaro e “usa”, per così dire, questo episodio molto doloroso, anche per far comprendere un concetto di tempo e di vita molto elevato. C’è un presente terreno dove la morte è ineluttabile. C’è un futuro terreno (che trasversalmente trapassa la nostra realtà) più difficile da cogliere e da vivere, in cui la morte terrena non ha più significato se rapportata a Cristo Gesù che è Vita. Ora pur vivendo con la realtà della morte terrena, noi dovremmo comunque vivere come se la morte terrena fosse un fatto relativo in attesa di incontrare di nuovo la persona cara. La speranza per essere efficace deve fondarsi su questa promessa di Gesù, che prescinde dalla nostra logica.

Non è facile per nessuno (nemmeno tra i credenti) superare la prova della morte terrena di una persona cara. C’è chi ne rimane scandalizzato e si ripiega su se stesso per lungo tempo,  chi va avanti zoppicando e chi non ce la fa. Ma noi dobbiamo farcela!  E’ qui che la fede deve entrare in gioco, con l’uso di tutta la nostra FORZA. In questa nostra forza è determinante la VOLONTA’. La volontà ritengo è parte della fede stessa e in certe situazioni quando al fede si indebolisce deve intervenire con decisione.  Una volontà che se mi è concesso dire, va anche sopra il comune senso della realtà terrena. Credere alle promesse di Gesù anche se vediamo che non c’è (apparentemente) nulla da credere, (perché nel lutto ciò che ci sta davanti è solo la morte).

E’ una lotta particolarmente dura. Resistere nella fede per quanto possibile.

L’aiuto che portai dare con la tua presenza sarà importante, come le tue (e le nostre) preghiere per quei tuoi amici (non consigliare loro di pregare per la persona morta o di illudersi di mettersi in contatto spirituale con essa. Questo non va bene!). Io sottolineerei molto quel versetto sempre nell'episodio che abbiamo citato in cui dice: "Il Maestro è qui che ti chiama" Questo, se riuscirai a presentarglielo quando sarà il momento, è un presente vivo del Risorto, Il Quale adesso non è distante dai cuori dei tuoi amici, e che si predispone ad aprire loro la mente. Attraverso questa terribile esperienza forse potranno avvicinarsi di più al Signore nella speranza di incontrare presto il loro caro, quando sarà il momento.

 

(da A.)

Una preghiera per questa famiglia.

 

(da P.) 

Ti mando questo versetto che potrebbe andar bene:

1 Tessalonicesi 4:13-14

Fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza.  Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati.

 

 

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