DIVORZIO E BIBBIA 3 - Legge e coscienza - di Renzo Ronca - 13-12-18

 

 

 

DOMANDA: Ciao Renzo, ho letto la risposta del professor Sargentini, oltre alle notizie da te fornite mi son letto centinaia di pagine da forum e da risorse evangeliche, ma sembra che non se ne viene a capo, a me rimangono ancora dei dubbi specifici.

La situazione che vorrei ben capire è questa:

- immaginiamo una persona non credente che nonostante sia sposata si invaghisce di una terza persona e lascia il marito/moglie

- tale persona poi si riforma una famiglia nuova

- la persona lasciata non ha ne più ne meno colpe della persona che commette il “reato”, non è violenta/o, non si droga, non è malata/o ecc...

- la colpa se così possiamo chiamarla è di questa società edonista in cui ormai si crede di aver il diritto inalienabile di “ridere” sempre, se non si sta ridendo la colpa è dell'altro e quindi ecco che questo fantomatico diritto “permette” di  andare a cercare altri che faranno “ridere”

Ora la mia concentrazione non è diretta sulla persona lasciata, questa è chiaro che potrà risposarsi, il mio interesse è sulla persona che fa l'azione di lasciare per rincorrere il falso mito della felicità a tutti i costi.

Da quel che sento e ne traggo leggendo la Bibbia, secondo me questa persona per ottenere il perdono ha pochissime possibilità:

- pentirsi (ovvio)

- lasciare la nuova famiglia e praticare l'astinenza a vita  […]

 

RISPOSTA: Secondo me rischi di girare a vuoto come su una vite senza fine. Evidenziamo alcuni punti che poi approfondiremo:

1) Ricerca della regola precisa sancita dal “codice”;

2) La Bibbia può essere un “codice”?

3)Analisi dell’esempio che mi hai portato;

4) Azione di Dio nella coscienza dopo la conversione.

  

1) Ricerca della regola precisa sancita dal “codice”;

L’uomo cerca sempre risposte chiare e precise, ed è giusto, soprattutto nella giovinezza, ma la raggiunta maturità di un individuo dovrebbe consistere proprio in una capacità di elaborare i fatti le possibilità ed i pensieri, da soli, in base ai propri princìpi. Nella maturità si comprende che spesso non esistono risposte facili nette o bianco o nero. Cerco di spiegarmi: la regoletta “devi fare questo e non puoi fare quello, se lo fai ti punisco con la tale pena” serve finché uno non ha inglobato in se stesso una coscienza.

Teoricamente chi è maturo, anche se gli togli il manuale di legge dalla scrivania, sa come comportarsi in ogni circostanza.

La risposta precisa come la cerchi tu (in un certo senso “esterna” a te) non ci sarà mai perché dipende dalla prospettiva o da chi “la confeziona” o da cosa uno ha in testa;  dunque anche se può costarti fatica ed incertezza la risposta devi trovarla in te stesso, con una lenta elaborazione davanti ai princìpi in cui credi. Ora stai avvicinandoti al Signore vero ed è ovvio che tutto risulti frammentato e in discussione e magari in contrapposizione. Osservare con gli occhi razionali è una cosa, osservare con lo “sguardo di Dio” è un’altra perché spesso i riferimenti terreni non esistono più.

Ogni fatto in se stesso ha parecchie prospettive relative, ed una prospettiva in assoluto che vada bene per tutti è difficile da trovare. Quindi dobbiamo privilegiare una linea più di un'altra e su quella possibilmente trovare la risposta.

Faccio un esempio dalla cronaca di qs giorni: il ragazzino che spruzza lo spray urticante in discoteca: è forse il primo che lo fa? Sono mai stati giudicati altri che hanno fatto lo stesso? Ce ne accorgiamo adesso? Adesso sarà facile prendersela con  lui solo (anche se dubito che troveranno una condanna giusta, non dimentichiamoci che viviamo un momento storico in cui se a scuola  metti una nota ad uno studente i genitori vengono e ti aggrediscono fisicamente, e la passano liscia sia loro che il figlio teppista), ma esiste una famiglia dietro che è stata troppo tollerante ed incapace? E tutti gli altri? 12-14enni ubriachi drogati ? a chi facciamo il processo? Al padrone della discoteca perché ha fatto entrare più ragazzi del previsto?  E tutte le altre discoteche in Italia sono diverse? Le uscite di sicurezza…. Certo. Ma per caso non sarà (come dice lo psichiatra Crepet) che questa generazione genitoriale “vive uno sbandamento educativo senza precedenti”? A 12 anni in discoteca fino alle due le tre di notte? E come mai sono così incapaci i genitori? La società la scuola…. Ecc. ecc.

 Come vedi analizzando i fatti singoli non se ne esce più perché una cosa ne apre un’altra. Non vorrei che tu facessi lo stesso nella ricerca di una perfezione della regola del divorzio e del possibile risposarsi o non risposarsi. Non tutto è codificato o codificabile. Abbiamo già detto la volta precedente (e forse sarebbe bastato) che questo argomento  è tra i più complicati da trattare nella Bibbia. Prendiamone atto.

Il nostro senso del giusto e dello sbagliato è quanto mai relativo.

Il funzionamento della democrazia per esempio è basato sulla ricerca del bene e del buono per la nazione e per i cittadini, ma se cambia la morale allora cos’è che possiamo chiamare “libertà”?  Te lo ripeto: la democrazia non funziona più perché l’immoralità degli individui non persegue più il bene comune, ma solo quello del singolo, della propria convenienza, dove il più furbo è ammirato. Dunque la soluzione non sta nel cercare una risposta pulita in un mare di immoralità. Occorre trovare un altro percorso per arrivare alle risposte. Il percorso è risalire a monte fino a trovare il bandolo della matassa; anche per questo mi sono fatto cristiano, per confidare più in Dio che nell’uomo. Tornare con Dio insieme a Lui. Il resto scaturirà da solo con una coscienza rinnovata.

 

2) La Bibbia può essere un “codice”?

Se per codice intendiamo ciò che regola la vita sociale e politica di una nazione, secondo i giudei (e non solo loro) si, può esserlo. Però secondo noi cristiani questa applicazione tra i giudei non ha funzionato, visto che nel loro legalismo non hanno riconosciuto il Signore. L’applicazione di una legge, senza avere la maturità necessaria per capirne lo spirito, indurisce ancora di più i cuori e fa dell’uomo una creatura che non sa crescere. Il Signore Gesù infatti è stato ucciso proprio per l’applicazione letterale di un articolo della legge mosaica. La legge allora non solo non salva, ma mantiene la cecità delle coscienze impedendo la “nuova nascita” di cui accenna Gesù a Nicodemo e di cui tanto parla l’apostolo Paolo.

Ora attenzione! Vi è strisciante in tutte le chiese la tentazione di ritornare alla interpretazione/applicazione giudaica della legge, che uccise Gesù: Molti  leggono ed applicano il NT in maniera letterale frasetta per frasetta, come fosse l’insieme di leggi codificate (vedi di non fare lo stesso se puoi). In pratica anche se è cambiato il testo dall’AT al NT, tuttavia sempre come giudei inconvertiti  rimangono le mentalità ed i cuori. La tendenza a spaccare il capello della legge in quattro, quando si trova un punto difficile come il divorzio, fa parte di questa mentalità giudaico-cristiana. Se la Bibbia lascia delle cose in penombra c’è sempre un motivo. Il Signore vuole che usiamo anche l’intelligenza. Il Signore per usare bene l’intelligenza ci fa conoscere lo spirito che anima la legge, cioè uno spirito d’amore, ed è su quello che dobbiamo ricolmare le parti mancanti.

Ma attenzione due! L’uomo cristiano non ancora maturo, che ha letto che “Dio è amore” e basa tutta la vita su questo “amore umano” spruzzandolo ovunque, non è che abbia capito più del giudeo “circonciso”, anzi commette lo stesso errore eccedendo dalla parte opposta. Il cristiano buonista è immaturo come il legalista e usa il suo personale umano concetto di “amore” e lo proietta su Dio e la vita, pensando che tutto sia permesso. Per i primi (legalisti) divorzio mai! risposarsi guai! Per i secondi (buonisti) divorzio sempre! risposarsi ma si certo!

La volontà di Dio è rivelarsi gradatamente all’uomo affinché Lo conosca e Gli assomigli. Per far questo lo educa portandolo a sperimentare e ragionare. E come fa? Più o meno come i bravi insegnanti nelle scuole: non fornendo sempre la risposta a tutto ma lasciando degli spazi vuoti affinché lo studente, usando quanto ha ricevuto fino ad allora, arrivi al prossimo “gradino”. Poi altri input, poi elaborazione fino al gradino successivo e così via. Se l’amore di Dio fosse una definizione basterebbe interrogare il computer. Il Signore vuole permeare della Sua sostanza (giustizia e “amore-di-Dio” diverso dal nostro concetto di amore umano) l’uomo.

 

3)Analisi dell’esempio che mi hai portato;

La situazione che vorrei ben capire è questa:

- immaginiamo una persona non credente che nonostante sia sposata si invaghisce di una terza persona e lascia il marito/moglie

- tale persona poi si riforma una famiglia nuova

- la persona lasciata non ha ne più ne meno colpe della persona che commette il “reato”, non è violenta/o, non si droga, non è malata/o ecc...

- la colpa se così possiamo chiamarla è di questa società edonista in cui ormai si crede di aver il diritto inalienabile di “ridere” sempre, se non si sta ridendo la colpa è dell'altro e quindi ecco che questo fantomatico diritto “permette” di  andare a cercare altri che faranno “ridere”

Ora la mia concentrazione non è diretta sulla persona lasciata, questa è chiaro che potrà risposarsi, il mio interesse è sulla persona che fa l'azione di lasciare per rincorrere il falso mito della felicità a tutti i costi.

Da quel che sento e ne traggo leggendo la Bibbia, secondo me questa persona per ottenere il perdono ha pochissime possibilità:

- pentirsi (ovvio)

- lasciare la nuova famiglia e praticare l'astinenza a vita

 

Il presupposto del tuo esempio nasce già da una situazione lontana dal ns modo di essere e ragionare: “immaginiamo una persona non credente che….” La persona non credente, per definizione, non ha una coscienza cristiana né una moralità cristiana  (qs non vuol dire che non sia buona o non abbia una sua moralità, ma solo che non è cristiana). Il suo buon senso che sospinge le sue azioni-decisioni dipende da molti fattori, ma se ci riferiamo ad in “tipo comune nella società di oggi” non credo che gli sia facile capire il perché di un “errore” come lo intendi tu. Conosco molte persone così: loro pensano che amare sia un fatto umano normale a cui non si possa resistere: “mi sono innamorato e che ci posso fare? L’amore è così… stai con una finché va poi se ne trovi un’altra finisce la prima storia e vai con l’altra...”  L’amore per loro è un qualcosa che arriva o se ne va; e “se tu resti solo per dovere non avendo più quell’innamoramento di prima saresti un ipocrita”. Opinioni ovviamente discutibili ma sono la normalità in chi non è credente e confida nella “morale comune” che confonde con l’amore l’innamoramento la passione il desiderio il piacere ecc.. Inutile allora in qs casi parlare di colpe o reati verso di loro, perché chi usa questi termini evidentemente ha una mentalità/moralità diversa.

 

Tu dici inoltre rivolto a  questa persona (quella che lascia non quella che è lasciata) “..per ottenere il perdono…” dando per contato che questa debba ottenere un perdono. il perdono? Se gli parli di perdono ti guarderà con lo sguardo interrogativo di chi scende da marte. “Perdono di che?” ti direbbe.  Secondo lui non c’è perdono da chiedere: in una coppia non credente, è finita e basta, che importa chi lascia chi?

L’unico problema per lui si porrebbe sorgere SOLO se cambia mentalità-moralità uscendo dalla società edonista ed entrando in quella dei credenti (in qs caso cristiani). Ma perché ci sia questo cambiamento di pensiero occorre appunto PRIMA una conversione ed una coscienza nuova. UN cambiamento non da poco se non è formale. Ed è qui il punto secondo me in cui dobbiamo rivolgere la ns attenzione. Tutto muore (vecchio uomo) e nasce (uomo nuovo) al momento in cui uno conosce ed accetta il Signore.

 

…pentirsi (ovvio) – Si questo ci può stare ma non è così ovvio. Prendi la confessione cattolica auricolare: tu pensi che tutte le persone che si confessano sia realmente pentite? Ed anche tra i protestanti che dicono di essere “nati di nuovo”, tu pensi che lo siano davvero tutti? Non vorrei rovinare  l’immagine che ti sei fatta dei credenti, ma in essi c’è una gran parte di formalisti che non sono quello che dicono di essere; i credenti che hanno provato davvero la “nuova nascita” sono poche. Il pentimento vero è fatto spesso stando in ginocchio davanti a Dio, dove la consapevolezza di essere ciò che siamo ci farebbe nascondere sotto una mattonella. Ci sono pianti, dolore e sofferenza, e se non intervenisse la grazia, il senso di colpa ci distruggerebbe. Nessuno dei veri cristiani si sente “giusto”, ma si può sentire giustificato, perdonato dall’amore di Cristo immeritato; ora questo che ho appena detto, se veramente lo capiamo ci impedisce di giudicare chicchessia, anche noi stessi.

 

lasciare la nuova famiglia e praticare l'astinenza a vita

Calma!! Non è così semplice la regoletta. Questa soluzione “facile” la dicono i preti che non hanno una famiglia e non la capiranno mai. Riflettiamo su un concetto (non sull’applicazione letterale ma sul concetto che suggerisce la frase):

“17 […] ciascuno continui a vivere nella condizione che Dio gli ha assegnato e come il Signore lo ha chiamato; e così ordino in tutte le chiese. 18 Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non diventi incirconciso; qualcuno è stato chiamato quando era incirconciso? Non si faccia circoncidere. 19 La circoncisione è nulla e l'incirconcisione è nulla; ma quel che importa è l'osservanza dei comandamenti di Dio. 20 Ciascuno rimanga nella condizione nella quale è stato chiamato” (1 Cor 7:17-20)

Molto ci sarebbe da dire su questo capitolo ed ora sarebbe troppo lungo da scrivere, però almeno due cose possiamo tenerle a mente: 1) Si tratta di una lettera vera (che oggi si manderebbe col francobollo o con una mail assicurata) che tenta di risolvere questioni dove ci sono mancanze elencando dei casi che in quel contesto, nella dissoluta città di Corinto, si erano creati. Evitiamo dunque come detto sopra l’applicazione letterale come un codice di legge. 2) Al di là dei singoli casi c’è un principio che forse potrebbe essere motivo di riflessione (ma anche questo non è una legge), un principio che va assorbito, introiettato. Il principio è questo: tutto nasce (o ri-nasce) dal momento in cui Gesù entra nel cuore di una persona ed illumina la sua coscienza (ricordi lo studio sulla nuova nascita? Lo trovi nel mio sito sia scritto che a voce su youtube). Il passato da “correggere” allora va visto con sapienza: una cosa è restituire soldi se li ho rubati, una cosa è cacciare la nuova compagna (e magari pure i figli?). La persona del tuo esempio se si converte davvero acquista una coscienza nuova, e di questa nuova coscienza rende partecipe la sua nuova compagna. Ora se questa compagna acconsente a restare con lui rispettando la sua scelta, perché dovrebbe mandarla via?

“un fratello ha una moglie non credente, e questa acconsente di abitare con lui, non la mandi via. 13 Anche la donna che ha un marito non credente, se questi acconsente di abitare con lei, non lo mandi via, 14 perché il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente è santificata nel marito, altrimenti i vostri figli sarebbero immondi; ora invece sono santi. 15 Se il non credente si separa, si separi pure; in tal caso il fratello o la sorella non sono più obbligati; ma Dio ci ha chiamati alla pace. 16 Infatti che ne sai tu, moglie, se salverai il marito? Ovvero che ne sai tu, marito, se salverai la moglie?” (1 Cor 7:12-16)

E come si fa allora (al di là delle regolette di legge) ad applicare con sapienza il presente basato su un passato disordinato? Qui entra appunto l’amore di Dio. Se io intraprendo azioni e processi religiosi (ogni chiesa ha i suoi modi abbastanza rigidi per attuare il processo) su matrimoni separazioni e divorzi, sai che vuol dire? Ragiona: nel processo verranno chiamati testimoni e messi in pubblico tutti i fatti passati, anche i più brutti ed intimi, “obbligando” persone che non c’entrano (pensa i genitori i parenti stretti gli amici ecc.) a fare testimonianze spesso sgradevoli che tenderanno a dare la colpa all’uno o all’altro. Forse il credente che si affida a tale processo della sua chiesa (come magari alcun anziani o preti gli consigliano)  alla fine otterrà una sentenza giusta?  Non lo so, una sentenza arriverà ma a scapito di quanto dolore e rancore scavato di nuovo? Quante cose private dovranno essere rese pubbliche? Chi “vince” davvero alla fine? Tutti ne usciranno con i sentimenti frustrati e sensi di colpa tremendi e più rancore di prima. Le stesse famiglie si odieranno più di prima. Non la faccio tanto lunga, diciamo che (salvo casi particolari) è un percorso che mette a posto e salvaguardia solo la facciata della chiesa, il perbenismo religioso. Il Signore Gesù è molto più attento e non ci ha insegnato a cercare il giudizio. Quindi escluderei il processo “canonico”.

Cosa resta allora?

Resta il principio fondamentale: “Infatti, tanto la circoncisione che l'incirconcisione non sono nulla; quello che importa è l'essere una nuova creatura.” (Galati 6:15) Questo significa che si è resettata tutta la vita, il tempo riparte da zero. La vita nuova nasce dal momento in cui uno nasce di nuovo in Cristo. Il prima era prima, il presente è in evoluzione verso la trasformazione completa che avverrà al ritorno del Signore.

Se andiamo ad applicare il “nuovo” sul “vecchio” non finiremo più di rappezzare. Infatti chi ti dice che dovrei solo aggiustare il matrimonio precedente? E se come probabile, alla luce della nuova mentalità mi rendessi conto di aver fatto un’altra scelta sbagliata magari nel lavoro o della casa o del paese dove vivo o nelle amicizie o quell’altra volta in cui…  insomma non ci sarebbe fine! Non a caso il Signore dice: “Nessuno mette un pezzo di stoffa nuova sopra un vestito vecchio; perché quella toppa porta via qualcosa dal vestito vecchio e lo strappo si fa peggiore.” (Matteo 9:16)

No, io ho optato per non sconvolgere la vita del prossimo riesumando il passato.

Ma attenzione tre! Questo non vuol dire che non ci debba essere un riesame e dove possibile non ci sarà un aggiustamento ma lasciamolo fare a Chi lo sa fare! Significa che sarebbe ora finalmente di lasciare l’iniziativa al Signore e non “correre ai ripari” di nostra iniziativa, perché la nostra iniziativa potrebbe peggiorare le cose invece di migliorarle. Sarà allora lo Spirito Santo che ci presenterà piano piano ciò che è “cambiabile” del ns passato e ciò che è meglio lasciar stare perché aprirebbe situazioni imprevedibili rischiose e forse devastanti.

 

Vivere l’astinenza a vita…

Anche qui c’è lo zampino “pretino”. Il loro ragionamento parte dalla schematizzazione teologica di alcune frasi non digerite e male applicate della Scrittura. L’impedimento a sposarsi (obbligatorio nella chiesa cattolica per i preti) è già una prevaricazione biblica (non esiste nella Bibbia, è solo una scelta dottrinale del papato), ora vediamo di non aggiungere altri pesi impossibili da portare a chi non è predisposto.

 

4) Azione di Dio nella coscienza dopo la conversione.

Tutto si riduce alla fine a questo ultimo punto. Qualunque cosa sia successa prima, l’azione rinnovatrice agisce sulla coscienza dell’uomo che si converte, dal momento che si converte, in un continuo crescendo di purezza e perfezione. Non dubitare che lo Spirito di Dio che investiga i cuori sa come dosare pentimento e passato in vista di un comportamento sempre più corretto davanti a Dio. Nel cristiano possono emergere spesso delle consapevolezze di errori commessi dieci trenta anni prima e oltre! Questo non perché il Signore non l’abbia perdonato e prima o poi te la faccia pagare , ma perché la nostra mente la nostra sensibilità ed il nostro autogiudizio non è uguale per tutti. Sa il Signore come fare. Secondo me nella maturità cristiana più ci si affida a Dio e meglio è. Voglio dire che se la smettiamo di cercare la perfezione a modo nostro, forse troveremo la perfezione vera, perché solo Dio ci conosce come un padre, molto meglio di come conosciamo noi stessi.

 

Allora non ti fermare, vai oltre. Leggi studia impara senza approfondire la casistica della legge, ma cercando soprattutto una trasformazione interiore, il resto viene dopo. Leggi tutto con molta calma e lasciati tanto tempo per assimilare.

 

 (continua)

 

 

 

 

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