Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

Perché Pietro, vedendo Gesù, si gettò in acqua?

di Renzo Ronca - 21-10-14-h.13,45 - (Livello 2 su 5)

 

Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!» Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si gettò in mare (Giov. 21:7) -

 

 

DOMANDA: Perché Pietro, vedendo Gesù, si gettò in acqua?

RISPOSTA:

a)Prima di tutto ricordiamoci sempre che per accedere più facilmente alla comprensione dei Vangeli e di altri passi biblici dobbiamo diminuire la nostra mentalità occidentale e rivestirci di quella giudaica. Più ci mettiamo nei panni di un giudeo al tempo di Gesù e meglio lo capiamo essendo Gesù un giudeo ed essendo la Bibbia stata scritta nella lingua e nei costumi di Israele. Questo vale sempre.

b) Inquadriamo la frase leggendo tutto l’episodio (1).

c) Inquadriamo il tempo storico dei fatti evangelici in cui ci troviamo, al fine di comprendere il più possibile gli stati d’animo dei personaggi (2).

d) Cerchiamo di ricordare/capire il carattere di Pietro (3).

Ora proseguiamo mettendo a frutto tutto questo e vedrete che ci sarà più facile capire.

Pietro ha avuto una profonda crisi per aver rinnegato Gesù che non ha del tutto superato, infatti solo il Signore potrebbe sollevare quel senso di colpa, quell’amarezza che sente in fondo a cuore. Poco più avanti questo accadrà (stesso capitolo vv.15-19), e sarà “riabilitato” di fronte a tutti, ma è ancora nella fase di quello che sta maturando nella sofferenza e sente terribilmente la mancanza del Suo caro maestro.

Il primo a capire che quell’uomo che ha chiesto se avevano pescato qualcosa era Gesù, è Giovanni. Pietro è il primo a slanciarsi verso di lui; non può trattenere il suo slancio d’amore verso il Maestro. Senza di Lui si sentiva nulla. Tanto è il desiderio e l’entusiasmo di andargli vicino adorarlo ascoltarlo che subito si getta in acqua. Il suo comportamento se vogliamo contrario alla logica: di solito uno si toglie i vestiti e poi con un costume si mette a nuotare; Pietro fa il contrario: era con i panni del pescatore (4) e per rispetto verso il Signore si mette i vestiti, però non sa aspettare e si getta in acqua per far prima.

Pensiamo anche a come reagiremmo noi nel vedere improvvisamente un carissimo amico che ci manca tanto: non ci verrebbe l'impulso di correre ed abbracciarlo?

Considerando la natura spontanea energica di Pietro trovo questo slancio normale.

A questo impulso poi, se aggiungiamo i momenti forti che stava passando (la morte –resurrezione di Gesù, il suo ruolo di “anziano” che forse non era più tale  all’interno della comunità dei discepoli per via dei tre rinnegamenti, il suo turbamento interiore generale, il pensiero del futuro di discepolo che non riusciva più a discernere) possiamo capire quanta passione ci fosse in quello slancio così semplice e vero!

 

  NOTE

(1) Giovanni 21:1-15 - 1 Dopo queste cose, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli presso il mare di Tiberiade; e si manifestò in questa maniera. 2 Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme.3 Simon Pietro disse loro: «Vado a pescare». Essi gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla. 4 Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù. 5 Allora Gesù disse loro: «Figlioli, avete del pesce?» Gli risposero: «No». 6 Ed egli disse loro: «Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete». Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci. 7 Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!» Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si gettò in mare. 8 Ma gli altri discepoli vennero con la barca, perché non erano molto distanti da terra (circa duecento cubiti), trascinando la rete con i pesci. 9 Appena scesero a terra, videro là della brace e del pesce messovi su, e del pane. 10 Gesù disse loro: «Portate qua dei pesci che avete preso ora». 11 Simon Pietro allora salì sulla barca e tirò a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci; e benché ce ne fossero tanti, la rete non si strappò. 12 Gesù disse loro: «Venite a fare colazione». E nessuno dei discepoli osava chiedergli: «Chi sei?» Sapendo che era il Signore. 13 Gesù venne, prese il pane e lo diede loro; e così anche il pesce.

(2) Gesù era stato crocefisso. I discepoli, nonostante la loro preparazione da parte del Signore non avevano capito bene cosa era successo e ancora non avevano ricevuto la pienezza dello Spirito Santo; vivevano questo periodo con dolore tristezza paure e dubbi. Non era facile riprendersi. Anche se Gesù ritorto era apparso a Maria Maddalena e poi a tutti loro, potremmo ipotizzare che il loro cuore era in tumulto. Abituati alla presenza rassicurante del loro Maestro, non riuscivano a configurare il loro futuro. Si stringevano insieme ma la mancanza fisica del Maestro portava loro un presente triste; non riuscivano a fare programmi. Nel loro stare vicini cercavano di riprendere faticosamente una vita “normale” secondo le loro attività.

(3) Pietro è il personaggio con cui ci è più facile relazionarci. La sua impulsività, l’energia, il coraggio e persino le contraddizioni ce lo rendono umanamente vicino e simpatico. Tuttavia il suo carattere/comportamento cambia notevolmente nel corso della sua vita, che si può dividere in tre parti:

La vita di Pietro presenta tre periodi. Il primo periodo (anni 27-30) è quello della Formazione, presentato nei Vangeli. Dopo la “chiamata”, in tre anni di contatto col Maestro divenne leader degli apostoli ed imparò molte cose che gli tornarono utili in seguito. Poi ci fu il rinnegamento, seguito da una profonda crisi (Mt 26:69 ss.; Mr 14:66 ss.; Lu 22:54 ss.; Gv 18:55 ss.). Ma, dopo la risurrezione, Gesù lo mise nuovamente alla prova sulle rive del lago di Tiberiade, rivolgendogli le famose tre domande sull’amore; e poi lo reintegrò nell’apostolato (Gv 21:15 ss.).  Il secondo periodo è raccontato nel Libro degli Atti (anni 30-49). Pietro vi appare come il protagonista della nascita della chiesa di Gerusalemme, che egli condurrà nelle sue prime esperienze con audacia e fermezza. Il grande discorso che pronunciò il giorno della Pentecoste aprì agli Ebrei la porta della salvezza (At 2:10,38). Ma Pietro l’aprì anche ai Gentili (= gli stranieri, i pagani), quando si rivolse a Cornelio e alla sua casa (At cap. 10), facendo così uso delle chiavi di cui Cristo gli aveva parlato (Mt 16:19).  Il terzo periodo (anni 49-68) è costituito da un lavoro umile e perseverante, orientato all’espansione dell’Evangelo. L’ultima menzione di Pietro nel Libro degli Atti è alla Conferenza di Gerusalemme. Poi, abbandonata quella chiesa (che sarà diretta d’allora in poi da Giacomo), si dedicherà alle visite e all’opera missionaria. Per le notizie su questo terzo periodo, che si concluderà con il martirio a Roma, dovremo fare riferimento alle sue lettere e alla tradizione. (http://www.radioevangelo.it/studi/ypietro1.htm )

(4) Il vocabolo "nudo", detto qui di Pietro, non significa alla lettera che egli non avesse vestimento alcuno; bensì che si era spogliato, per lavorare, non solo del mantello, ma pure del vestito di mezzo, ritenendo unicamente il indumento di lana o di lino, piccolo, e che si portava sulla pelle. La parola nudo è spesso usata in questo senso. Per non comparire dinanzi al Signore così poco vestito, Pietro si mise addosso, che Diodati non traduce bene per "camicia", e così nuotò fino alla riva. (Commentario esegetico-pratico dei quattro Evangeli R.G.Stewart, rived. da E. Bosio)

 

 

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