Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

E SE CAPITASSE CHE MI SPOSO UNA SECONDA VOLTA? 

 

di Renzo Ronca - 28-2-14-h.11,30- (Livello 1 su 5) 

 

 

 

 

 

 

 

 

DOMANDA: E’ normale che anche dopo diversi anni non riesco a trovare la pace completa da quel danno provocato dalla separazione?  E se capitasse che mi sposo ancora una seconda volta?

 

 

Il cristiano si pone giustamente molte domande sulla fine  di un matrimonio ed anche, perché no, sulla possibilità di un altro inizio.  Molti sono i dubbi i timori e qualche volta sono troppi i sensi di colpa.

Quando fallisce un matrimonio c’è sempre un motivo molto grave davanti a Dio e al mondo, che lascia ferite profonde.

 

Importante è anche vedere se i due che si lasciano sono credenti cristiani “nati di nuovo” oppure non hanno ancora veramente incontrato il Signore. Certo è che comunque si parla di motivi molto seri, affrontati nel corso di anni.

 

Si possono attraversare diversi stati d’animo a seconda che siamo noi a lasciare o che siamo invece quelli lasciati.

Senza scendere nel particolare possiamo dire che si può passare dal sollievo momentaneo alla forte depressione con sensi di colpa, che può mettere a rischio la nostra vita stessa.

 

Se per il matrimonio occorre maturità equilibrio fede e amore, per un eventuale divorzio occorrono le stesse cose ma in quantità cento volte superiori! Con in più un grande coraggio che può rasentare la durezza. Non parliamo poi dei sentimenti esplosivi dentro di noi qualora ci fossero anche dei figli!

 

Una persona sana e credente prima di divorziare le prova tutte.  Tuttavia quando uno dei due coniugi non si comporta bene davanti alla società e davanti a Dio, e lo fa per anni, allora il coniuge “sano”, deve riflettere bene come comportarsi: restare o lasciare questa persona ed eventualmente come.  

Restare è continuare una unione completa, infatti il matrimonio è una unione sia fisica che spirituale. Questo significa che nel matrimonio due persone uniscono non solo i loro corpi ma anche quello che hanno dentro al cuore. Se uno dei due ha nel cuore il Signore (che vuole continuare a servire con serietà) e l’altro invece è cambiato ed ha altre cose che non sono secondo la volontà di Dio, allora (a mio modestissimo parere), quello “sano” deve riflettere bene prima di continuare a restare unito all’altro. Infatti quello “sano” ha la responsabilità  prima di se stesso, di come presenterà la propria anima a Dio. Sarà pulita se si unisce ad uno che va contro Dio?  

 

INDISSOLUBILITA’? I credenti e le brave persone in genere non possono immaginare di quanti e quali peccati si può macchiare una persona, anche sposata. E non parliamo solo di adulterio. Chi lavora nel sociale sa che esistono prostituzioni, droga, violenze, stupri, uccisioni, abusi sui figli, ecc. (purtroppo non sono casi  rari).  Quando uno che si comporta in qs modo è un marito (o una moglie) e non vuole affatto cambiare dalle sue perversità, il coniuge rimanente deve fare necessariamente delle scelte difficili. Con tutto il rispetto per chi predica l’indissolubilità del matrimonio, non mi pare che Dio ci chieda di unirci fisicamente e spiritualmente a chi si comporta in modo così perverso. Ma ovviamente sono opinioni.

 

 

Quello che non si comporta secondo la volontà di Dio non ha rispettato il patto iniziale ed ha già, di fatto, interrotto/tradito l’unità iniziale del matrimonio. Costringere la persona spiritualmente “sana” ad unirsi a quella che non lo è, secondo me, potrebbe essere sbagliato.

Molto ci sarebbe da dire in questo tema scottante, io suggerirei solamente di non dare giudizi facili, ma di analizzare caso per caso, interrogando sempre il Signore, volta per volta, lungamente, prima di giudicare. Alla fine vedrete che lo Spirito di Dio vi dirà di non giudicare affatto.

 

 

Per rispondere adesso sulla pace che si trova o meno una volta separati, posso dire per esperienza che la pace completa dentro il proprio cuore (quando si è tentato di tutto per riaggiustare il matrimonio) richiede molto tempo ed è comunque molto difficile.

 

Dipende molto quanto abbiamo “investito” sulla persona che ora non c’è più o da quanto ci ha ferito, se portiamo rancore ecc.

Quella perdona rappresentava per noi solo un compagno/compagna, oppure era un sostegno, un idolo, un modello, un ideale?

Più abbiamo “caricato” di significati e di aspettative il nostro ex-coniuge e più sarà difficile trovare serenità.

 

Tuttavia c’è da dire che  questo continuo cercare di avvicinarci alla pace per i meriti di Cristo è bene perché ci “costringerà ad una elaborazione da cui, uscirà fuori la verità. Ci sarà un momento in cui vedremo quella persona e noi stessi senza sovrastrutture, preconcetti, colpe, accuse…

Può darsi che uno dei due (o entrambi) si accorgerà che non erano affatto pronto per il matrimonio e che involontariamente ha fatto del male a se e all’altra persona. Non è escluso che riceva il perdono da Dio per avere agito con inavvertenza. Noi non possiamo saperlo ed in ogni modo non ci compete dare giudizi.

 

La pace dipende da Dio e da quanto anche noi riusciamo a perdonare o a perdonarci.

Il perdono è una elaborazione lunga, a “cuore aperto” davanti al Signore. Ci vorrà del tempo.

 

Più una persona è sensibile e seria e più si colpevolizzerà di tante cose.

Però c’è un momento in cui occorre dire “basta” all’accusa di sé o dell’altro!

 

Non è facile capire se e quando arriva questo momento in cui si dice “basta” e si chiude un capitolo per passare ad un altro. Tuttavia può capitare.

 

Solo Dio riesce a trasformare il male in bene, a correggerci, amandoci. Per quel che riguarda noi cristiani cerchiamo di non mettere cancelli chiusi davanti a Dio insegnando allo Spirito Santo come deve fare.

 

 

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