PREGHIERA: IL RACCOGLIMENTO

“Avverto una certa meccanicità nelle prime fasi della preghiera”

di Renzo Ronca - 4-5-12

 

 

DOMANDA: “quando mi metto a pregare innanzitutto cerco di lodare Dio per la sua grandezza e la sua potenza, cerco di ringraziarlo per tutto quello che  ha dato a noi uomini. Questa prima fase mi mette in difficoltà, non perché non riconosca la grandezza del Signore,  ma perché mi sembra di sforzarmi quasi meccanicamente, senza sentire ciò che dico…”

RISPOSTA: E’ piuttosto normale la difficoltà all’inizio della preghiera. Si passa da uno stato terreno, di routine giornaliera, presi da cose comuni, ad uno stato spirituale a cui non siamo abituati. E’ difficile all’inizio percepire lo Spirito di Dio e lasciare che Lui affini la nostra percezione. Questo dipende essenzialmente da una mancanza di regolare intimità accanto al Signore. Perché questo è spesso la preghiera, accedere ad un luogo santo, in compagnia del Signore. Ma dobbiamo imparare come avvicinarci a quello stato di comunione e soprattutto come restarci il più possibile.

L’AVVICINAMENTO a Dio è molto importante.

Bisogna tener presente che noi stiamo rispondendo ad una chiamata. Dio ci chiama attraverso dolci e complessi legami d’affetto e di passione. Noi ci sentiamo di rispondere e di avvicinarci, ma siccome Lui è Dio, perfetto nella Sua potenza e noi invece siamo esseri umani, imperfetti e con dei peccati, se avvenisse subito questa comunione, noi saremmo subito distrutti. Non sarebbe Dio a distruggerci, ma il peccato che alberga in noi, di cui non siamo sempre coscienti. Il peccato davanti a Dio non può esistere per definizione, perché se è peccato l’abbandono di Dio e la ribellione a Lui allora se uno si unisce a Dio sparisce il peccato e non può sussistere la ribellione. Ma siccome il peccato è “incastonato” in noi, noi avvicinandoci immediatamente, “bruceremmo” col peccato. Per questo motivo allora, per avvicinarci occorre una prima trasformazione della nostra umanità. Ci vuole qualcosa che ci santifichi ovvero ci purifichi progressivamente per renderci “santi” cioè staccati dal mondo, da ciò che nel mondo è peccato.

[per approfondire possono essere utili: il tempo di maturazione l'uomo avvicinandosi al fuoco di Dio si purifica]

Avete visto in Esodo 3, come Mosè dopo ben 40 anni di deserto, fu chiamato ad avvicinarsi al monte di Dio e come gli fu ordinato di togliersi i calzari alla presenza del Signore. Si vede poi in Esodo 19 e segg. l’attenzione e la cura nel santificare il popolo e nello scegliere chi si avvicina alla montagna per non essere distrutti. Tutto questo cosa ci fa capire? Che i momenti di intimità col Signore non sono cose banali, non è un cambiamento di canale alla TV, non si può passare dalla discussione col capufficio alla risposta del Signore se prima non si passano dei momenti intermedi di purificazione fisica e mentale.

Dobbiamo tenere presente che noi, in risposta alla chiamata di Dio, ci accingiamo ad incontrarLo in qualche modo; sia per supplicarLo, sia per confessarGli i nostri peccati sia per adorarLo. Noi per così dire “entriamo” nel Suo ambiente, dopo che Lui è sceso nel nostro. Lui avvicinandosi a noi ha permesso che il luogo dove noi stiamo in comunione con Lui diventi “santo, sacro” - Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro». (Esodo 3:5)-

Per esempio entrare in una chiesa dove si sta adorando il Signore con scarponi infangati, catene al collo, cuffia stereo alle orecchie e sigaretta in bocca non ci pare corretto, vero? Ed anche quando ci mettiamo a pregare dobbiamo figurarci come se entrassimo nello spazio di Dio nell’ambiente che Lui stesso ha reso sacro e comportarci di conseguenza.

Tutto questo per dire che dobbiamo: 1) valorizzare i momenti di preghiera; 2) Far precedere sempre la preghiera da momenti di raccoglimento;  3) aumentare le preghiere (almeno una al giorno, tanto per cominciare).

Il raccoglimento è passare da una camera dove c’è confusione ad una in cui c’è silenzio, ed in quel silenzio allontanare le distrazioni, indossare gli abiti spirituali adatti, ricordando che ci avviciniamo a Dio, l’Eterno, non a una cosa qualunque.

Se i momenti di preghiera rimangono rari nel nostro vivere, è come mettere in moto una macchina dopo anni che sta ferma: fuori è tutta sporca, la batteria è scarica, forse bisogna spingerla per partire o avviarla con un’altra batteria, quando parte non bisogna accelerare troppo per non rovinare il motore, aspettare che l’olio entri in circolo, le gomme forse sono sgonfie ed occorre metterle nella giusta pressione….  Noi siamo così come macchine fredde e sporche senza la frequente preghiera a Dio.

Ma se ci manteniamo ogni giorno “in moto”, ovvero se ogni giorno andiamo davanti al Signore nel giusto modo, ecco che tutti i movimenti e le fasi di santificazione inziali si riducono sempre più.

Viene il momento in cui la presenza dello Spirito di Dio in noi non sarà solo di qualche minuto al giorno, ma sarà di ore, poi sarà di giorni interi, poi sarà quasi sempre… Ecco è questa presenza continua del Signore nel nostro cuore che ci permetterà di essere persone nuove.

In conclusione non preoccuparti della meccanicità di adesso nelle fasi inziali della preghiera spontanea di lode. Logico che tu (il tuo “io” di adesso), vivendo più alla maniera terrena che spirituale e vedendo come un altro “io” estraneo che prega,  è normale che non ci si identifichi e lo guardi con sospetto. Ma tu continua a pregare ogni giorno, nella fede confidando in Dio, e poi arriverai all’inverso: cioè tu sarai una persona nuova spirituale con un altro cuore che non si riconoscerà più nelle cose mondane, empie, cioè prive di Dio. Così ti sarà estranea proprio quella parte che ora giudica meccanica la prima parte della preghiera. Il clima di lode che anima la preghiera deve arrivare ad essere come un sottofondo di base in ogni istante della nostra vita.

 

 

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