Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

PERCHE' DICI SEMPRE "DIO DI ABRAMO ISACCO E GIACOBBE"?

di Renzo Ronca - 31-12-11

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DOMANDA: continuo a trovare tra i tuoi scritti la frase "il Dio di Abramo Isacco Giacobbe" ed io continuo a non capire cosa significa. Cosa intendi precisamente con questa frase? perché è un Dio preciso, diverso e in cosa?

 

RISPOSTA: Cara sorella, hai ragione. A volte si danno per scontate cose che invece non lo sono affatto.  Cercherò volentieri di spiegarmi meglio:

 

Il popolo ebraico era stato reso schiavo dagli Egiziani. Viveva tra loro ma, come in ogni lunga prigionìa, mentre gli anni passavano perdeva la memoria della sua identità,  della sua origine fondata sulla sua fede nell’Eterno; una fede in un unico Dio, che lo aveva sempre contraddistinto da tutte le altre popolazioni che avevano invece una moltitudine di dèi. Viveva male, trattato male, quegli schiavi non erano più nemmeno uomini, privati com’erano di ogni onore. Ma il piano di Dio prevedeva, come sai, la loro liberazione tramite Mosè. Mosè era una prefigurazione del Cristo, cioè Mosè doveva assomigliargli in qualche modo, al fine di preparare la Sua venuta. Dio spiegò a Mosè come avrebbe dovuto fare e cosa avrebbe dovuto dire. La situazione di degrado umano degli Ebrei era tale in quel momento che anche la loro fede era oscurata, confusa e relegata chissà dove, nella loro memoria. Vivendo accanto a un popolo, quello egiziano, che adorava una infinità di idoli, quasi avevano accettati come normale l'idolatria. Del resto anche le origini degli Ebrei erano costellate di idoli. Questi due elementi dunque, la convivenza con gli idoli egiziani ed il ricordo atavico degli idoli antichi, sommati alla rassegnazione dello stato di schiavitù, avevano finito per far entrare in questo popolo un concetto corrotto di “normalità”. Avevano dimenticato chi era l’Eterno che aveva incontrato il loro patriarca Abramo, quell’Essere che aveva dato tanta sapienza a Giuseppe (figlio di Giacobbe, figlio di Isacco). Erano in uno stato di disperazione e di oblio. Se Mosè avesse detto loro: “Dio non si è dimenticato di voi, vuole liberarvi dalla schiavitù” Loro non avrebbero capito. Forse gli avrebbero domandato -Di quale dio ci stai parlando?- Ma non per cattiveria, proprio perché ormai erano abituati al politeismo e ricordavano poco del loro passato. Anche Mosè lo sapeva, per questo chiese a Dio stesso, che gli si era rivelato, come Lo avrebbe dovuto chiamare per farsi capire dal suo popolo. Così l’Eterno gli rispose:

“Dio aggiunse a Mosè: «Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione”. (Esodo 3:15)

Quindi questa breve presentazione fu necessaria per spiegare, identificare, tra tanti dèi senza vita, l’unico Dio vivente che voleva guidare quel popolo verso una sua identità precisa.

 

Tu mi dirai: -va bene, a quel tempo era così. Ma oggi perché usare ancora questa locuzione: “Dio di Abramo di Isacco e Giacobbe”?-

 

Ecco, secondo me il motivo è lo stesso anche oggi. C’è un popolo di Dio che anche adesso vive disperso non solo geograficamente, ma anche intellettualmente. Questo popolo disperso in tutta la terra è quello che costituisce la “Chiesa” del Signore, cioè quella parte che Lui sta preparando per essere liberata.

La liberazione avviene in due fasi: una consapevolezza di essere prigionieri ricordando cosa significa essere liberi, ed una separazione fisica dal luogo di schiavitù.

Come Israele fu condotto da Mosè nel deserto, così la Chiesa sarà condotta da Gesù fuori dalla terra fino ad alla casa che gli è propria, la  terra promessa di cui sappiamo poco o nulla. Noi abbiamo dimenticato questa promessa del Signore come abbiamo dimenticato il Signore. Si, sappiamo di Lui, come sappiamo del denaro, della ricchezza, del nostro “ego”, della pace nel mondo, dell’insieme di tutte le religioni del mondo…. Ma questi rischiano di essere solo idoli che ci confondono.

Oggi, come allora, serve ritornare alle radici della memoria e della coscienza. Occorre renderci conto che siamo in uno stato di prigionia psicologica, condizionati da sistemi mediatici di oscura provenienza, da una sapienza falsa che ci rende sempre più piatti, materiali  e disperati. Ecco, in tutto questo stato attuale, composto da idoli moderni, c’è qualcuno come Mosè, ovvero lo Spirito Santo, che adesso sta permeando le nostre menti nel tentativo di riportare alla luce la memoria, l’impronta di Dio. Tra quelli che vorranno ricordare si formerà un nuovo popolo che sarà salvato e portato via; non più nel deserto, ma nel cielo.

 

Anche oggi secondo me occorre specificare di quale Dio stiamo parlando perché, come il Faraone rendeva schiavo il popolo eletto facendogli perdere la dignità di “figli di Dio”, oggi Satana sta operando nella nostra mente per allontanarci dalla Verità. Lo sta facendo persino da dentro le chiese, da dentro il potere delle chiese, o per meglio dire da dentro quel potere che si serve persino delle chiese per distaccarci da Dio. Sembra un assurdo vero? Eppure sono convinto che vi sia una specie di terribile “ateismo religioso” che è il primo a disconoscere Dio-Persona e ad identificarlo in qualcosa d’altro.

Uno pensa di avere fede, ma non sapendo chi è Dio finisce per aver fede in una struttura, in una ideologia, in una filosofia, in un insieme di dottrine, che si trasformano col tempo, assumendo lentamente esse stesse la configurazione di “idolo”, mettendosi cioè al posto di Dio.

 

Sono convinto che dobbiamo ricordarci di quel Dio (che è lo stesso oggi come lo fu per Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè…), il Dio della Bibbia e non delle scritture in genere,  che era ed è un Essere vivo e vero, che si rivelava e si rivela, che parlava, che agiva .. quel Dio che ancora oggi parla, è vivo, si rivela a noi… parla di Sé e di noi nella Bibbia.

 

La Bibbia è la nostra memoria e può riportarci il giusto ricordo e la vita stessa come una rinascita, quando viene letta tramite lo Spirito Santo che l’ha composta.

Un fraterno saluto.

 

E-mail: mispic2@libero.it   Chiunque può contattarci per porre domande.

Per la privacy non indicheremo nome o dati di chi ci scrive (salvo autorizzazione).

 

 Indice POSTA-PIC   -   Home

 

 

Questo sito ed ogni altra sua manifestazione non rappresentano una testata giornalistica - vedi AVVERTENZE