PANE CORPO SANGUE

di Renzo Ronca - 27-12-11

 

 

 

 

 

DOMANDA: In Giovanni 6,48-58  è l'istituzione dell'eucarestia credo, ma...soprattutto quando dice "chi mangia la mia carne e beve il mio sangue..." insiste molto su questa cosa della carne e del sangue, come va inteso? 

RISPOSTA: Per comprendere bene i due versetti che hai citato, penso sia utile leggere almeno dal v.47 al 58.

Giov 6: 47 In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna. 48 Io sono il pane della vita. 49 I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. 50 Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia. 51 Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò per la vita del mondo è la mia carne». 52 I Giudei dunque discutevano tra di loro, dicendo: «Come può costui darci da mangiare la sua carne?» 53 Perciò Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, e io in lui. 57 Come il Padre vivente mi ha mandato e io vivo a motivo del Padre, così chi mi mangia vivrà anch'egli a motivo di me. 58 Questo è il pane che è disceso dal cielo; non come quello che i padri mangiarono e morirono; chi mangia di questo pane vivrà in eterno».

[meglio sarebbe leggere tutto dal v.32 alla fine del cap.6, visto che si tratta di un discorso articolato che segue una logica]

 

Il v.47In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna” è la spiegazione sintetica di tutto questo breve passo e la chiave interpretativa.

“In verità in verità vi dico..” è un rafforzativo, un porre l’accento su un insegnamento importante. Gesù nel suo discorso lo usa quattro volte (vv, 26, 32, 47, 53). E come se uno sottolineasse o scrivesse in grassetto.

“..chi crede in me..”  In greco il verbo indica un presente continuo, si parla dunque di una fede continuativa. Egli ha il difficile compito di parlare di Sé, di ciò che Lui rappresenta, a dei Giudei. Ci dovremo sforzare di tenere sempre in mente questo sfondo, per tutto il brano.

“..ha vita eterna.”  Si intende un possesso presente e futuro della vita, per l’eternità.

Il v. 48: “Io sono il pane della vita” riprende quanto aveva già affermato dal v.35 in poi. L’insistenza di Gesù è volutamente marcata per il senso pratico, materiale dei Giudei che non riuscivano a capire la parte spirituale. Gesù si serve del pane che aveva moltiplicato poco tempo prima per mettere in evidenza il loro interesse pratico e non spirituale: 26 Gesù rispose loro: «In verità, in verità vi dico che voi mi cercate, non perché avete visto dei segni miracolosi, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. 27 Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo»”. La folla parla della manna di Mosè  (v31) e Gesù fa una ragionamento molto coerente: In pratica è come se dicesse: -Non fu Mosè a darvi la manna, ma il Padre che è nel cielo attraverso di Lui vi diede un cibo momentaneo, che servì solo in quei giorni e poi quella generazione morì. Ma così come allora il Padre vi mandò un cibo che “perisce”, adesso ha inviato Me, che sono il Messia, per portarvi un cibo che non perisce, ma che vi introduce nella vita eterna. Io sono quel pane, una Persona e non una cosa materiale; per una vita eterna e non carnale.-

se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò per la vita del mondo è la mia carne…   «In verità, in verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi…..   

Gesù parlava a delle menti materiali e pratiche, strettamente legate alla legge che osservavano senza comprenderne il significato simbolico in riferimento al Cristo, per questo i Suoi insegnamenti non sempre venivano capiti e causavano immediate discussioni   (2:20; 3:4; 4:15; 6:32-34)  

[l’apostolo Paolo spiegherà ampiamente nella lettera agli ebrei il simbolismo del tempio].

Questo accostamento carne-corpo, sangue-spirito è anche per noi motivo di discussione tra chiese e di divisione, proprio come allora. Ancora oggi c’è chi prende queste frasi alla lettera riferendole all’istituzione dell’eucarestia, come  nella “comunione cattolica”  dove il pane diventa veramente corpo e il sangue è veramente sangue (transustanziazione – miracolo di Bolsena, ecc); oppure come nella “santa cena evangelica” dove pane e vino sono solo dei simboli.

Resta il fatto che l’uomo occidentale non è molto più aperto alla spiritualità di quello mediorientale al tempo di Gesù.

Io sono d’accordo con quelli che pensano che il “mangiare” il pane vivente, oppure il “venire” a Gesù o altri,  siano linguaggi figurati.

Questo sia perché l’istituzione dell’eucarestia avvenne un anno dopo questo discorso di Gesù di cui stiamo trattando, nell’ultima cena; e sia perché era molto più facile capire per un giudeo facendo  riferimento alla ritualità del tempio dove espiazione, sangue, sacrifici, erano parole usate in continuazione, erano parte degli insegnamenti di base della scuola rabbinica giudaica.

Anche “bere il suo sangue” è un linguaggio figurato, infatti i giudei conoscevano perfettamente il comandamento “non mangerete sangue” (Le. 3:17) e sapevano anche che il sangue è il mezzo di espiazione; il sangue è quello che fa l’espiazione per mezzo della vita (Le. 17:11).

Dunque questo linguaggio fatto di sangue pane e carne è più difficile da capire per noi occidentali che per gli Ebrei. Noi infatti per capirlo dobbiamo metterci nei loro panni e tentare di ragionare come loro; per loro invece è un modo spontaneo di far riferimento ai sacrifici del tempio.

Gesù in pratica è come se dicesse: “voi sapete che le purificazioni per il peccato avvengono così e così.. bene io rappresento quel mezzo di purificazione che vi introdurrà nella vita eterna, perché non si dovrà ripetere in continuazione,  ma fatto una volta sola resterà valido per l’eternità; infatti io darò il mio corpo ed il mio sangue per la vostra vita e per mezzo mio –agnello offerto, sangue dell’agnello spruzzato nelle tende del tempio- voi sarete mondati dal peccato per sempre, avrete accesso alla vita eterna”

 

Da questo insegnamento nasce per noi cristiani la fede nel Cristo Gesù come Messia, come mezzo di salvezza. In virtù dunque della croce, per i Suoi meriti, noi possiamo presentarci al Padre in pace; così come anticamente si poteva fare solo dopo un sacrificio con degli animali morti con spargimento  di sangue per il peccato.

 

Nel caso tuo cara lettrice è un invito a vivere e conoscere una Persona, Gesù, che è il cibo della tua anima. Una Persona “da vivere” per “poter vivere”, potremmo dire.

 

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