IL "PADRE NOSTRO" E IL "PANE QUOTIDIANO"

16-11-10

 

 

 

 

 

 

DOMANDA:  [...] Mi rimane il dubbio del "pane quotidiano" dove ho qualche perplessità sul fatto che si tratti di pane in senso fisico. Ho letto che in qualche traduzione appare "supersustanziale". Potrebbe intendersi "pane spirituale", "pane di vita" o "nutrimento spirituale"? [...]

 

 

RISPOSTA:

Per capire una frase o un concetto biblico è sempre bene fare qualche passo indietro ed osservare l’insieme, la collocazione delle parole, lo sfondo, lo spirito con cui vengono dette.

 

Il capitolo 6 di Matteo, dove Gesù introduce le istruzioni per la preghiera ai suoi discepoli, si apre con una condanna all’ipocrisia, al formalismo religioso dei farisei. Essi facevano della preghiera un fatto tra loro e gli altri uomini, una esibizione per ricevere l’ammirazione degli uomini, pensando così di ricevere anche quella di Dio, ma vengono criticati da Gesù. La preghiera è invece un fatto personale tra l’uomo e Dio, un intimo rapporto tra due esseri, realizzato nel silenzio e nella riservatezza (6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa). Purtroppo anche oggi nelle chiese si tende a mettersi in mostra e questo non è bene. Il modello che ci insegna Gesù dunque, non è una poesia da imparare a memoria, ma un esempio sulla modalità e la profondità ed i campi che investe la preghiera.

"Padre nostro che sei nei cieli -

L’ADORAZIONE è l’inizio della preghiera. Nei culti di molte chiese evangeliche si dà molto spazio a questo momento che viene vissuto in maniera corale.

Chiamare “Padre”, Dio, è una possibilità che ha solo una persona che si sente “figlio”, ovvero che ha realizzato il senso dell'appartenenza alla “famiglia” di Dio, il senso della salvezza e della consacrazione (per noi evangelici le parole santificazione e consacrazione hanno un significato diverso dal cattolicesimo; riteniamo che siano rivolte e possibili a TUTTI i credenti, non ad una sola classe che viene ordinata dalla gerarchia ecclesiastica)

nostro” - è l’idea della “Chiesa” che non ha confini, che unisce tutti quelli che credono nel Signore e sono da Lui riconosciuti. E’ l’uscita dall’ego, dal personalismo e l’ingresso nel plurale, ovvero nell’essere parte.

 

Andiamo alla tua domanda specifica:

11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano

E’ vero, la versione latina per “quotidiano”usa il termine “supersubstantialem”, ma la versione originale greca usa “epiousion”, -usato solo in qs versetto del NT e significa “sufficiente per oggi”- (dal mio commentario).


 

Certo richiami a Gesù “pane di vita” li possiamo trovare, ma per evitare di scivolare nel pericoloso discorso della “comunione-transustanziazione”, qui fuori luogo, io mi atterrei al senso dell’insegnamento di Gesù e cioè che anche l’invocazione per i nostri bisogni personali (pane quotidiano) fa parte della preghiera che possiamo rivolgere a Dio Padre.

 

Il senso è che la preghiera è un comunicare personalmente con Dio, in un rapporto diretto, serio, semplice, senza troppe parole, con grande rispetto ed umiltà.


 

 

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