…..dobbiamo lavorare molto e soffrire tanto per avere la vita eterna?  - Renzo Ronca - 12-6-10

 

 

DOMANDA: "... dobbiamo lavorare molto e soffrire tanto per avere la vita eterna?"

 

RISPOSTA: La salvezza e il comportamento nostro sono due cose distinte.

La salvezza è un dono gratuito, gratis, dato da Dio a chiunque crede in Gesù, perché attraverso questo atto di fede, Gesù gli cancella tutti i peccati, dunque è salvo e predisposto alla vita eterna. Questa scelta del Signore non dipende dalla nostra bravura, ma dalla qualità del nostro cuore, che il Signore sa leggere.

Il battesimo è l’atto esteriore della nostra fede e dell’avvenuto perdono dei peccati. Quella persona è dunque “salvata” ed avrà la vita eterna.

Il comportamento affinché sia giusto, secondo noi evangelici, è la conseguenza della salvezza per fede. Ma non è che richieda poi tanta sofferenza e tanti sacrifici. Infatti se noi diventassimo degni della vita eterna solo in base alla nostra bravura pratica, al nostro comportamento giusto, allora a che servirebbe la salvezza per fede? Se è per fede non è per opere.

Quando però uno è salvato per fede, INEVITABILMENTE, avendo Gesù nel suo cuore, sarà spinto, portato, attratto, desideroso di migliorare la sua condotta pratica. Per questo quello che di peccaminoso faceva prima di conoscere il Signore non lo farà più; più che uno sforzo mentale e fisico dall’esterno, è una conseguenza pratica della presenza dello Spirito di Dio, che col peccato non ha nulla a che fare.

Ecco allora “il discepolato”, il miglioramento giorno per giorno del nostro comportamento.

Noi attraverso la “consacrazione” (il dedicare il nostro pensiero e le nostre azioni a Gesù) miglioriamo il comportamento ogni giorno.

Questo è un punto molto delicato da capire: è un perfetto mixer tra la nostra volontà e la presenza di Dio in noi, rispetto alla tendenza che avevamo prima di conoscere il Signore.

In pratica è vero che ci vuole buona volontà, ma questo impegno a comportarci bene non è gravoso, non è pesante, non è carico di sofferenza,  se davvero nel nostro cuore è presente il Signore. Al contrario questo comportamento verrà quasi d’istinto, perché sarà anche ciò che noi desideriamo perché sentiamo che lo desidera anche il Signore.

Se invece la nostra conversione è intellettuale, basata sulla legge più che sulla grazia, allora ci comportiamo come gli ebrei che seguivano tutte le leggi alla perfezione, però non seppero riconoscere il Cristo tra loro.

In molte dottrine la “conquista di Dio” è frutto di un lungo cammino “ascetico”, bastato cioè da faticose rinunce e grandi sofferenze. Non è così la verità. E’ Dio che conquista l’uomo. Non è l’uomo che arriva a Dio, ma Dio che arriva all’uomo.

Per altri basta credere in senso generico ed è tutto risolto, pure se ti comporti come ti pare. Anche questo è un altro eccesso sbagliato e non è così la verità. Se credi non puoi non sapere che una certa cosa è peccato perché te lo rivela lo Spirito di Dio che è già in te.

E’ il “seme di Dio” che cresce nel cuore e attraverso l’opera dello Spirito Santo ci trasforma, ci dà la giusta forma secondo il piano di Dio per il nostro bene. Un equilibrio in giusta misura. UN equilibrio che troviamo ogni giorno leggendo ed “ascoltando nel cuore” la Sua parola, come stai già facendo bene nel tuo cammino.

 

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