APERTURA MENTALE E COMUNICAZIONE - Parte prima

di Renzo Ronca - 17-1-14-h.16 - (Livello 5 su 5)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La nostra epoca (dall’invenzione di internet ad oggi) è chiamata anche l’epoca delle telecomunicazioni perché l’uso dei mass-media agisce e condiziona la nostra vita e tutti i nostri rapporti sociali. 

 

Con il fenomeno della globalizzazione e delle reti internet comunichiamo di più (apparentemente). Comunicando di più, teoricamente dovremmo capirci di più; invece pare sia proprio il contrario: ci capiamo sempre meno.  Come mai?

 

Non essendo sociologo, psicologo o esperto in comunicazioni probabilmente mi esprimerò con termini poco adatti, ma qualcosa  vorrei provare a dirla lo stesso, in tutta modestia.

 

Cos’è, o meglio, cos’era il “comunicare”? La persona normalmente intelligente quando dialoga di solito riesce a fare entrare in se stessa parecchi punti di vista (su cui non necessariamente è sempre d’accordo), a farli propri (dunque a “com-prenderli”) poi ad elaborarli ed infine a rilanciare il proprio pensiero tenendo conto di quello degli altri.

Tutto questo che sembra così complicato lo facciamo regolarmente in pochi secondi quando ci relazioniamo con gli altri. Possiamo chiamarlo appunto un aspetto del  “comunicare”.

 

E cosa comunichiamo? Concetti ed emozioni per esempio. 

La bravura nel saper ascoltare l’altro, e dunque nel sapersi dimensionare come l’altro, permette di recepire al volo il suo stato d’animo. Questa capacità di saper afferrare le emozioni dell’altro si chiama “empatia” e nel caso della psicologia sociale per esempio, è usata a fin di bene: chi più e prima  capisce (di solito è lo psicologo) più accoglie, si adatta, “entra” nell’altro e “parla la sua lingua”, trasmettendo all’altro con la sua esperienza, input edificanti al fine di aiutarlo in qualche situazione difficile.

 

Con le telecomunicazioni invece, a mio modesto modo di vedere, è stato potenziato incredibilmente un tradimento dell’etica della psicologia, perché si è sfruttata la conoscenza delle emozioni dell’altro al fine di condizionarlo nelle scelte per fini consumistici o politici.  Questa distorsione era già iniziata da personaggi come Bernays (1) ed altri  ma viene perfezionata continuamente.

 

In questo modo immorale di usare la conoscenza, ecco che in realtà la comunicazione non è più scambiarsi opinioni, contenuti ed emozioni, ma è un trasmettere in maniera unidirezionale, da parte dei poteri forti, emozioni, input, dati, segnali di vario genere, alle masse passive al fine di manipolare le loro menti e le loro coscienze.

 

Purtroppo non c’è più interesse a che le persone elaborino e riflettano, anzi è il contrario: meno pensano e meglio è per chi ha il potere. Questo risultato, di narcotizzare le menti, si ottiene con un livellamento mentale sempre più efficace che i media stanno realizzando con incredibile efficacia. La tecnica dei sondaggi per esempio iniziata da Lippman (2) benché ponga tante domande alle persone, non ha alcun interesse al bene della gente ma si serve spesso dei suoi pareri per ingannarle meglio.

 

Potremmo dunque concludere che, dal punto di vista socio-psicologico, l’apertura mentale dell’uomo è veramente difficile da ottenere in un sistema che ce la mette tutta per non farti pensare.

Questo sistema, o più esattamente i potenti di questo mondo che conducono di nascosto questo sistema di cose, hanno bisogno di te per convincerti a comprare i loro prodotti e per farti votare come dicono loro, ma per il resto ti immettono in un recinto chiuso come i buoi, come le capre, con dei limiti precisi nel sapere e nell’agire. Non comunichi più mentre hai l’illusione di comunicare sempre (le chat, twitter ecc sono comunicazioni  virtuali, non vere).

Aumenta la solitudine come male sociale che porta maggiore paura verso il domani, maggiore dipendenza verso chi ostenta sicurezza, con tutti i disagi associati.

 

La soluzione dei problemi viene sempre più ricercata non nei programmi seri con impegno, partecipazione, confronti  e lavoro di tutti, ma nelle super-persone dotate di chissà quale carisma (carisma ovviamente costruito a tavolino dal sistema stesso con campagne mediatiche in cui tu devi credere per forza) [vedi anche POLITICA MONDIALE E RITORNO DI GESU].

Allora l’apertura mentale dell’uomo, falsamente in crescita, sta diventando invece sempre più CHIUSURA MENTALE. La mente cioè il posto delle idee, dell’intelligenza, delle scelte, diventa una cosa atrofizzata che sa solo rispondere in maniera condizionata agli stimoli mediatici, quasi come i cani di Pavlov (3)

 

(continua)

 

 NOTE

(1) Edward Bernays  (Vienna, 22 novembre 1892 – Cambridge, 9 marzo 1995) -  Fu uno dei primi “Spin doctor” (assieme a Walter Lippman di cui parleremo più avanti). Di genitori ebrei, padre delle “pubbliche relazioni”, Bernays era psicologo e nipote di Freud di cui assimilò molti insegnamenti. Nella sua lunga vita (103 anni) è stato tra le cento persone più influenti del XX secolo nel mondo. “Combinando le idee di Gustave Le Bon (autore del libro Psicologia delle folle) e Wilfred Trotter, studioso del medesimo argomento, con le teorie sulla psicologia elaborate dallo zio S. Freud, Bernays è stato uno dei primi a vendere dei metodi per utilizzare la psicologia del subcosciente al fine di manipolare l'opinione pubblica” vedi anche MECCANISMI DI CONDIZIONAMENTO DEI MEDIA e pag seguenti.

(2) Una della frasi più famose che ha detto Lippman è proprio la seguente: “Quando tutti pensano allo stesso modo, nessuno pensa molto”  [vedi anche il ns:  Lippman padre dei sondaggi e pag seguenti]

(3)“L'esperimento classico di Pavlov si propone la dimostrazione del riflesso condizionato, cioè con uno stimolo naturale si è in grado di provocare il verificarsi di un determinato evento (risposta). Gli organismi (animali ed umani) imparano ad associare uno stimolo con un altro. Centrali per il condizionamento classico sono i riflessi, ovvero risposte non apprese e non controllabili, come la salivazione, la contrazione pupillare, la chiusura degli occhi. Associando per un certo numero di volte la presentazione di carne ad un cane con un suono di campanello, alla fine il solo suono del campanello determinerà la salivazione nel cane. La salivazione è perciò indotta nel cane da un riflesso condizionato provocato artificialmente.” (Wikipedia)

 

 

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