EMOTIVITA'   E  FEDE

 

-Cautela nelle emozioni! Non sempre è il Signore che ci parla - di Renzo Ronca - 3-12-14-agg 16-8-20 

 

 

 

 

Il rischio più grande per tutti i credenti e principalmente per chi è “giovane nella fede” è quello dell’emotività.

 

Le emozioni fanno parte del nostro vivere e sarebbe strano non provarle, tuttavia quando non si riesce a controllarle potrebbero causare una specie di contagio alle persone che ci stanno vicino, le quali, magari ancora meno preparate di noi, potrebbero fare da cassa di risonanza amplificandone gli effetti disordinati. (1)

 

Abbiamo detto più volte che Satana è un abilissimo manipolatore delle amozioni umane e quando nel carattere di una persona trova per es impulsività, repressione, orgoglio, ribellione, ecc allora, come un pianista, l’ingannatore tocca questi tasti per rendere l’emotività pericolosa. Pensate ad esempio all’effetto “Giovanna D’Arco”, cioè a chi sentendo o credendo di sentire il “sacro fuoco divino” piglia e parte a testa bassa contro qualsiasi “nemico”, perché “tanto il Signore mi dice che sono nel giusto”.

 

I pastori o gli anziani dovrebbero arginare l’emotività dei credenti e quasi sempre ci riescono. A meno che anche loro non siano presi dalla “magia dei doni dello Spirito” piuttosto che dall’equilibrio interiore dello Spirito Santo.

 

L’emotività spirituale è un “sentire Dio” attraverso certi effetti fisici nel corpo. Di per sé non è un male, ricordo quando Davide si mise a ballare sotto l’influsso dello Spirito di Dio. E’ normale secondo me che quando uno avverte ispirazioni profonde da parte del Signore o si senta “toccato” da Lui provi una fortissima emozione che può portare spesso tremolii e persino il pianto.

 

La pericolosità di cui parliamo però non è questa, è invece come abbiamo detto, quando uno fa da amplificatore a qualsiasi emozione e la diffonde senza controllo e discernimento. Certe emozioni infatti potrebbero piegarci come canne al vento prima da una parte e poi dall'altra. Più rappresentativo come esempio della fede matura è invece un albero di solida quercia che seppure sente il vento nei suoi rami, rimane col tronco ben saldo.

 

La pericolosità si può manifestare ancora in certi momenti di meditazione della Scrittura, in quella che è una intimità riservata di preghiera. Non è sempre facile capire come, né se questo sia permesso da Dio oppure no per farci crescere in qualche modo,  ma l’ingannatore in certi momenti potrebbe infiltrarsi dando particolare rilevanza a certe emozioni o perfino a certi effetti. Gli “stati estatici” per esempio sono un terreno che l’uomo conosce poco e prudentemente non dovrebbe cercarli. A volte è il Signore stesso che ci gratifica con una particolare “carezza” o un particolare stato di grazia percepibile che a noi fa tanto bene anche fisicamente; ma a volte l’emozione potrebbe “portarci fuori” ad ammirare l’effetto più che la causa e questo è un male. Direi di tenere in noi stessi, riservate, certe comunicazioni spirituali.

 

Qualora poi sentissimo un impulso a predicare agli altri le “verità che ci sentiamo dire dentro” fermiamoci un attimo! Occorre MOLTA attenzione assieme ad un controllo razionale per vedere se il contenuto è “in linea con la Bibbia”.  Meglio sempre confrontarsi con gli anziani della Chiesa.

 

 

(1)Riporto una nota trovata in internet che spiega piuttosto bene questo fenomeno: “Il contagio emotivo è la prima forma di condivisione affettiva che i bambini manifestano già nelle prime ore di vita. Come sostiene Hoffman, nei primi mesi dopo la nascita i bambini non sono ancora in grado di distinguere sé dall’altro e quindi nel momento in cui percepiscono l’emozione dell’altro, non sono in grado si capire che l’emozione ha una causa esterna e le attribuiscono una causa interna. Il contagio emotivo è una reazione di tipo automatico e involontario, per cui avviene un’imitazione istintiva da parte del bambino alle emozioni espresse dall’altro. Secondo gli studi di antropologia, psicologia sociale ed etologia, il contagio emotivo è una risposta innata comune a numerose specie animali, che svolge un’importante azione adattiva: cogliere e rispondere in modo immediato a dei segnali di pericolo prodotti da un conspecifico, attraverso i quali guidare il proprio comportamento nell’ambiente. È un processo di condivisione pandemica in buona parte involontaria, attivato inconsapevolmente di fronte a determinati segnali. Il contagio emotivo differisce dall’empatia perché differentemente da essa, non vi è la consapevolezza che l’emozione percepita derivi dall’emozione provata e manifestata dall’osservato, non vengono coinvolti processi cognitivi e il focus attentivo è orientato su di sé invece che sull’altro, come invece accade nelle risposte empatiche”. (http://www.tesionline.it/consult/brano.jsp?id=7734)

 

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