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UN’ANIMA SOFFERENTE CHE ATTENDE LA NUOVA VITA DEL SIGNORE – di Rosa – 28-7-20
La mia casa è grande e tetra, finestre alte e grigie, nidi di rondini vuote, una fontana di là: senz’acqua. La mia casa è grande ed imponente, il suo atrio è minaccioso, livido il soffitto e il pavimento si sgretolano: piano piano. Tutto è immemore, paurosamente vuoto, in attesa, (di cosa?) fermo, non c‘è tempo, né data: luogo. Un telefono senza fili sbilenco, una mano, forse la mia, ne solleva la cornetta. Ed una voce: Dio, non posso. Ogni sera mi avvio verso il telefono senza fili, e guardo da una finestra che si sgretola: come la mia anima. Passano la luna e le stelle, passa il vento, tessono le ragnatele ragni senza colori, passa il tempo, e il mio spirito sembra avere un tempo infinito: non ha età. È come se esistesse solo per esserci per sempre, in questa attesa senza nome, o senza significato. Ogni giorno, quel telefono: viene sollevato.
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