IL MIO DESERTO - RR-17-5-20

 

Sono nato negli spazi aperti di una campagna. I miei amici erano gli animali del casale e le piante. Poi dalle elementari sono cresciuto nella capitale. Com’ero felice nel primo viaggio sul pullman con mio padre! Contavo i colorati cartelli di pubblicità ai bordi delle strade ed ero sicuro di trovare un mondo fantastico. Ma oggi devo dire che la maggior solitudine l’ho provata proprio nelle città, da dove non si vedeva più il cielo, le compagnie erano ingannevoli  e  le stagioni tutte uguali. Un deserto fatto di confusione, frastuono, traffico, pubblicità, grida, routine, spersonalizzazione… Più aumenta la gente e meno hai valore, meno sei amato, se non uniformandoti alla maggioranza degli altri. Non c’è più spazio per il pensiero che si affaccia ed esplora il silenzio, trovando, se possibile, una strada un motivo per vivere.

Allora, con i capelli ormai bianchi, provo a fare il percorso inverso, tornando nei luoghi che lasciai da piccolo. Ma le campagne sono desolate e le rondini non volano quasi più.

 

 

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