L'UOMO E' INCOMPLETO E TALI SONO LE VERITA' ATTORNO A LUI - AVVICINANDOSI AL FUOCO PURIFICATORE DI DIO SI AFFINA NATURA E VERITA' VERSO LA PERFEZIONE ETERNA  -  Dalla raccolta “Che cos’è verità?”- n.17   (fine) - di Renzo Ronca – 22-3-11

 

 

 

 

 

(segue)

Tra Mosè ed Elia si può tracciare un paragone. Non a caso comparvero entrambi a Gesù nella trasfigurazione:

“E apparvero loro Mosè ed Elia che stavano conversando con lui” (Matt 17:3)

Anche Elia incontrò Dio sullo stesso monte di Mosè:

Egli si alzò, mangiò e bevve; e per la forza che quel cibo gli aveva dato, camminò quaranta giorni e quaranta notti fino a Oreb, il monte di Dio. (1 Re 19:8)

La differenza di tempo trascorso nel deserto (40 gg per Elia, 40 anni per Mosè) è notevole, ma è accumunata dallo stesso numero 40 che viene usato spesso nella Bibbia[1]

 

Negli scritti biblici non c’è nulla legato al caso ed i simboli possono esserci utili per comprendere meglio il senso degli avvenimenti raccontati. Lungi dalle speculazioni magiche che purtroppo sovrabbondano, pensiamo a questo simbolo 40 come all’indicazione di una preparazione-prova-purificazione necessaria, per il nostro bene, prima di incontrare Dio.

Dio-Verità si è mostrato a Mosé attraverso un fuoco vivo. Non è stato distruttivo verso di lui, probabilmente proprio per il suo lungo periodo di preparazione nel deserto che in qualche modo lo ha reso più “compatibile”. Una preparazione fisica e spirituale che dovremmo sempre tenere presente e sperimentare anche noi, se desideriamo avvicinarci all’Eterno.

Anche per cercare la verità significa avere a che fare con un fuoco purificatore; nel senso che c’è un lavoro di purificazione mentale da fare prima di poter discernere la verità.[2]

 

Essere davanti a Dio significa entrare in uno spazio che Lui ha reso sacro “Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro» (Es 3:5). E’ la Sua stessa presenza che santifica, che rende sacro un posto. Il “«Non ti avvicinare qua;..” E’ importante. Vi è una inaccessibilità dell’Eterno che dobbiamo sempre tenere presente. Credo che questo sia per il nostro bene perché se con la nostra natura ancora carnale fossimo esposti alla potenza e all’essenza di Dio potremmo esser distrutti.

Non è solo uno spazio santo, ma anche un tempo reso sacro. Dio è nell’eternità e potersi relazionare con Lui in qualche modo, significa che per una via misteriosa anche noi entriamo in un tempo staccato dal nostro tempo.

L’uomo è affascinato, attratto fortemente da questo mistero di Dio che va oltre lo spazio e il tempo della terra e dell’umano.

3 Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!»

C’è una naturale tendenza nel figlio a percepire la presenza della madre e c’è nella madre una speciale percezione del figlio, dovunque esso si trovi. C’è un desiderio di essere un tutt’uno tra madre, padre e figli. In questo ha senso la famiglia come dono di Dio ovvero nel padre, nella madre, nella moglie, è raffigurato umanizzato e spezzettato l’amore dell’uomo verso Dio. Dio è padre, madre, marito, moglie. Di più: è l’essenza d’amore che li fa esistere tutti insieme in una unità composta[3].

Dio Padre soffre per la mancanza di un figlio, dei Suoi figli, per questo dice “dove sei?”[4]

 

Così come c’è nel DNA di ogni figlio il desiderio di compiacere il padre; per questo dice “Eccomi” quando Dio lo chiama:

4 …. Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: «Mosè! Mosè!» Ed egli rispose: «Eccomi».

Per questo il profeta dice “Eccomi, manda me…”

Poi udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò? E chi andrà per noi?» Allora io risposi: «Eccomi, manda me!» (Is 6:8)

E’ istintivo, bello, appagante, fare contento il Padre Santo.

Notare che la chiamata, ovvero l’inizio della rivelazione, della Parola di Dio, appare dopo che Mosè attratto, “si era mosso”:

4 Il SIGNORE vide che egli si era mosso per andare a vedere….

Molte persone sentono attrazione per il mistero di Dio, non tutte però “si spostano” dalle proprie sicurezze umane e non tutte purtroppo si muovono nella direzione giusta.

Elia e Mosè davanti a un Dio che sceglie il fuoco come simbolo. E noi?

 

Noi non siamo davanti allo stesso fuoco divino?

 

Fuoco è nel sentire la Sua parola dentro il nostro cuore come i due di Emmaus; fuoco è lo Spirito Santo che ci battezza; Fuoco è la Verità Vivente. Si! Anche per noi si realizza lo stesso miracolo che si realizzò per Mosè.

Possiamo essere chiamati in visione, oppure in rapimento mistico, oppure tutti insieme, dopo, quando Gesù scenderà con i Suoi santi, tra le miriadi di angeli, nella Gerusalemme celeste, sul monte di Dio:

 

Ebrei 12:18 Voi non vi siete avvicinati al monte che si poteva toccar con mano, e che era avvolto nel fuoco, né all’oscurità, né alle tenebre, né alla tempesta, 19 né allo squillo di tromba, né al suono di parole, tale che quanti l’udirono supplicarono che più non fosse loro rivolta altra parola; 20 perché non potevano sopportare quest’ordine: «Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata». 21 Tanto spaventevole era lo spettacolo, che Mosè disse: «Sono spaventato e tremo». 22 Voi vi siete invece avvicinati al monte Sion, alla città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste, alla festante riunione delle miriadi angeliche, 23 all’assemblea dei primogeniti che sono scritti nei cieli, a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti, 24 a Gesù, il mediatore del nuovo patto e al sangue dell’aspersione che parla meglio del sangue d’Abele.
25 Badate di non rifiutarvi d’ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono d’ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo; 26 la cui voce scosse allora la terra e che adesso ha fatto questa promessa: «Ancora una volta farò tremare non solo la terra, ma anche il cielo». 27 Or questo «ancora una volta» sta a indicare la rimozione delle cose scosse come di cose fatte perché sussistano quelle che non sono scosse. 28 Perciò, ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti, e offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore! 29 Perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante.

 

Il popolo di Dio, gli Israeliti liberati, si trovarono davanti ad uno spettacolo impressionante quando Dio diede loro la Legge, il Primo patto (18-21); Il popolo di Dio di domani si troverà davanti a qualcosa di ancora più potente e terribile quando vedrà scendere la Gerusalemme celeste, la città di Dio, al Cristo Re, ai Santi, ai Giusti  già rapiti, alle miriadi di angeli di Dio… e l’Eterno diventerà ancora come un fuoco, ma “consumante” perché il peccato sarà distrutto. La grande visione così descritta dall’autore della lettera agli Ebrei mette il popolo di Dio in guardia, lo spinge all’attenzione al rispetto, al timore e alla fede pura. Parla di realizzazione gloriosa della speranza di chi ha aspettato e di distruzione per chi non ha creduto.

Noi, che speriamo di essere nella Chiesa del Signore, quella che Egli rapirà ben presto nel cielo, scenderemo col Signore e tutti i santi quel giorno.

 

La riflessione di ognuno di noi allora dovrà ruotare attorno a questo “Dio vivo e trasformante”.

Se abbiamo ascoltato bene la voce di Dio, sappiamo che la Verità non è di questo mondo, ma tutte le piccole verità del mondo possono convergere in Dio. Perché questo avvenga ci deve essere armonia tra le parole di chi predica e i contenuti insegnati dallo Spirito Santo. Se un responsabile religioso (ma anche un responsabile che abbia potere in qualsiasi campo) espone una verità ad altri, li convince di una cosa, stia attento che quella cosa sia vera davanti a Dio perché il Re sta per tornare ed ogni cosa sarà presto evidente. Dio sta umiliando già chi si era inorgoglito nella sua forza di uomo, di scienziato, di potente.

Ed anche noi, se siamo portati via da false verità, abbiamo le nostre colpe, perché chi è vicino a Dio ha una coscienza che sa suggerire, che sa indicare e far discernere il giusto dallo sbagliato. Cerchiamo l’umiltà e la preghiera e le cose ci saranno più chiare.

 

Possiamo dire in conclusione che la "Verità Assoluta" si mostra solo parzialmente e gradatamente. "Svelare" è il togliere dei "veli": le persone che si rinnovano nella Verità di Dio percorrono un cammino difficile ma hanno accesso alla Sua gloria sempre più, anche se l'Assoluto non è alla nostra portata. Chi ha potuto contemplare il Divino ne parla poco e se lo fa è consapevole di non poter riuscire a dire molto per diversi motivi; "fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di pronunciare." (2cor 12:4)

 

Chi arriva a certi livelli di spiritualità non ha più bisogno di sapere le verità, quanto di esserne parte. Non ha più bisogno di spiegazioni, egli è nel fuoco divino.

 

Ricordiamoci che Dio è un Essere Vero, che è un fuoco in continua evoluzione. Ricordiamoci che anche noi, essendoci accostati a Lui, diventiamo per fede, per lo Spirito Santo, parte di quel fuoco. Questo significa tante cose lunghe e complesse da trattare, ad esempio che non ci possiamo più conoscere tra noi solo dal lato umano, bensì pensarci già come esseri in via di rinnovamento in vista di una stabilità eterna."Quindi, da ora in poi, noi non conosciamo più nessuno da un punto di vista umano; ... " (2Corinzi 5:16)

 

Se vogliamo trovare la verità possibili attorno a noi e dentro al nostro cuore, per prima cosa purifichiamoci dalle notizie del mondo di ogni genere; ascoltiamole pure ma senza esserne presi emotivamente, rimanendo con sereno fiducioso distacco cristiano.

 

Secondo, non cerchiamo attorno e dentro a noi le cose perfette in quanto l’uomo non è qualcosa di “finito” di stabile di “arrivato”. L’uomo è un essere ancora incompleto; non ce lo dimentichiamo mai. Di tale incompletezza saranno allora composte la verità per lui. Noi non siamo un “prodotto finito”, ma degli esseri terreni in mutazione. Ciò che saremo, come diverremo, ci è per ora nascosto.

Se l'uomo è incompleto, di tale incompletezza saranno anche le verità attorno a lui.

Avvicinandosi al fuoco purificatore di Dio si affina natura e verità umana verso la perfezione eterna. Per altri il fuoco rappresenterà invece la condanna eterna. La verità come il nostro aspetto, carnale e spirituale, ha sempre questa duplice trasparenza.

 

In Cristo scopriremo noi stessi veri e completi, quando tornerà. E tornerà presto.


 

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[1]

Quaranta - Nella Bibbia questa parola ricorre molte volte, spesso per indicare un periodo cronologico di prova e isolamento o di purificazione [prima dell’unità con Dio]: il diluvio universale è durato quaranta giorni e quaranta notti (Genesi 7, 4.12.17); l'esodo del popolo Israelita s'è concluso dopo quarant'anni (Esodo 16, 35; Numeri 14, 33-34; 32, 13; Deuteronomio 8, 2.4; 29, 4; Giosuè 5, 6); i 120 anni della vita di Mosé si possono suddividere in tre periodi di quarant'anni; Mosè è rimasto sul monte Sinai per quaranta giorni e quaranta notti (Esodo 24, 18; 34, 28; Deuteronomio 9, 9.11.18.25; 10, 10); il profeta Elia ha dovuto attraversare il deserto per quaranta giorni prima di giungere al monte Oreb (1Re 19, 8); il profeta Giona ha annunciato la distruzione di Ninive per quaranta giorni (Giona 3, 4); Gesù si è ritirato nel deserto per quaranta giorni prima d'iniziare la sua predicazione pubblica (Luca 4, 1-2 || Marco 1, 12-13 || Matteo 4, 1-2). (Wikipedia)

[3]

Vedi DOSSIER in PDF MATURITA' DELL'UOMO (Da "io" a "noi" - L'"uno plurale" - "Eccomi, manda me!" - "Riceveste lo Spirito Santo quando credeste?" ecc)

[4] Riferimenti utili a questo tema:  

MOVIMENTI DELL'ANIMA 2 - Nostalgia - Riunione ( 24-2-09);

IL VIAGGIO DELL'UOMO E DELLA CHIESA VERSO DIO - 9 parte - dall'omonimo dossier   9-3-10);

PILATO GLI CHIESE: “CHE COSA E’ VERITA’?”   […] (Tratto da il Ritorno 16/I)

Ecc.