UN CIBO CHE NON CONOSCIAMO

di Stefania - psicologa - (31-3-15)- 19-4-18 

 


 

Il cibo ha da sempre significati che vanno oltre il mero soddisfacimento di un bisogno fisiologico.

Esso ha valenze emotive, sociali, psicologiche.

In particolare, il cibo simboleggia l'amore che abbiamo ricevuto, che riceviamo, che vorremmo ricevere.

Ma che cosa accade in una società che ha portato la produzione alimentare al parossismo?

Basta guardarsi intorno: il cibo è dovunque, a tutte le ore, se ne fa un'arte, un'arte con tanto di critici culinari ed esperti nel settore, è oggetto di tutte le conversazioni, l'attrattiva principale delle vacanze, la materia prima di tante seguitissime trasmissioni televisive. Il cibo è un vero e proprio oggetto di culto.

Ma non ci limitiamo ad apprezzare il cibo ed a consumarlo in allegra convivialità. Sempre più spesso mangiamo in solitudine, magari mentre facciamo altro, perché siamo effettivamente sempre più soli, sostenuti a mala pena da una rete che è sempre più virtuale, sempre più illusoria.

E, per complicare le cose, noi siamo anche nemici giurati del grasso corporeo. Pretendiamo di vivere in mezzo alle golosità, restando in forma.

Se da un lato l'industria alimentare si ingegna per produrre snack, pasti e merende sempre nuovi, sempre più attraenti, dall'altra parte vediamo crescere in maniera complementare l'industria dei prodotti dietetici e dimagranti, e del fitness.

Semplificando, viene fuori un quadro abbastanza assurdo: siamo soli, circondati dal cibo che ci offre consolazione, con l'obbligo di essere magri. C'è da impazzire. C'è da soffrire. C'è da ammalarsi.

Da qualche parte c'è una persona che sta piangendo davanti allo specchio, che si odia, che si fa del male, che si sente inaccettabile.

Che faccia un passo indietro, che osservi bene il perverso meccanismo della trappola in cui è presa, che lo rifiuti e se ne chiami fuori.

Noi non siamo animali da prendere per la gola, non siamo corpi da adattare ad un modello, non siamo burattini da addestrare in palestra.

Siamo persone che vogliono amare ed essere amate, e rischiamo di dimenticarcene del tutto, e di sostituire questa realtà con una serie di falsi, indistinti bisogni.

Siamo persone che hanno bisogno di comprendere e scoprire che cosa intendesse Gesù quando diceva: “Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete” (da Giovanni 4:32).

 

 

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