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PREPARIAMOCI
AL RAPIMENTO DELLA CHIESA - 1 di
Renzo Ronca [fotopic]
“tu
ascolta dal cielo, perdona il peccato dei tuoi servi e del tuo popolo Israele,
insegnando loro la buona strada per la quale devono camminare […]”(1Re
8:36) Consapevolezza di trattare un argomento molto controverso Approfondendo questo tema ci rendiamo conto sempre più di
quanto sia difficile trovare elementi comuni tra le varie chiese. Le
differenze sono tante e le varie denominazioni pur attingendo dalla stessa
fonte (la Bibbia) danno quadri completamente discordi sullo svolgimento degli
eventi. A questo in parte eravamo già abituati, ma vi assicuriamo che ora ci
troviamo di fronte ad interpretazioni così diversificate su ogni punto, da
rimanerne davvero sconcertati. Il bello poi è che vengono espresse con la
sorprendente sicurezza di chi ritiene di essere sempre nel giusto. Mai un
dubbio, mai un’incertezza. Non ci meraviglieremmo se anche gli angeli del
cielo un giorno andassero da loro a domandare come comportarsi. Questa
sicurezza indiscutibile delle varie denominazioni ci spaventa più delle
interpretazioni stesse. La nostra posizione Chi ha letto l’introduzione al nostro sito sa che,
privilegiando i silenzi dell’ascolto diretto di Dio (mistica),
abbiamo difficoltà a collocarci in una dottrina specifica. Siamo
comunque vicini alle chiese cristiane che fanno della guida dello Spirito
Santo una linea fondamentale, lasciando ampi spazi alla preghiera, al
ravvedimento, all’adorazione e alla consacrazione, in vista del ritorno del
Signore, come accade in quella pentecostale che frequentiamo spesso. Per il
resto procediamo lentamente, sulla base di quanto il Signore vorrà
illuminarci. Per ora una cosa ci pare assodata: Gesù tornerà a rapirà la
Sua chiesa. Questo per noi è un punto fermo. Il resto lo studieremo
insieme. Conoscere bene l’evento secondo le Scritture “…perché il Signore stesso con un potente comando, con
voce di arcangelo con la tromba di Dio discenderà dal cielo, e quelli che
sono morti in Cristo risusciteranno per primi; poi noi viventi, che saremo
rimasti saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore
nell'aria; così saremo sempre col Signore”. (1Tessalonicesi 4:16-17) Le parole dei due versetti sono semplici e chiare; vediamo
un primo commento, poi in seguito cercheremo di approfondire sempre più i
termini: il Signore Gesù ci verrà incontro ma non scenderà sulla terra; lo
incontreremo nell’aria. Per primi risorgeranno quelli che sono morti in
Cristo. Questi sono i credenti riscattati da Dio per mezzo di Cristo dai
tempi della creazione fino al giorno del rapimento. La giustificazione per
loro sarà stata concessa dall’Eterno secondo la Sua sapienza e giustizia:
chi è vissuto dopo Cristo ed ha avuto modo di conoscerlo sarà giustificato
per la fede in Cristo; chi è vissuto prima potrà essere considerato giusto
sulla base di come avrà operato, secondo la lettura del suo cuore da parte
dell’Eterno. Tuttavia la sua eventuale salvezza sarà comunque merito del
Cristo, infatti il Suo sacrificio sulla croce è un evento salvifico che, come
abbiamo studiato insieme precedentemente, supera il tempo terreno e permette
al Padre celeste di applicare potenzialmente la giustificazione per grazia ad
ogni uomo di fede (tutto l’uomo, dalla creazione alla fine della terra). “Non vi
meravigliate di questo, perché l'ora viene, in cui tutti coloro che sono nei
sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno, quelli che hanno fatto il bene in
risurrezione di vita, e quelli che hanno fatto il male in risurrezione di
condanna”. Giovanni 5:28-29 La resurrezione di vita è la prima resurrezione,
quella di cui stiamo parlando; la resurrezione di condanna è la
seconda resurrezione, ovvero quella dopo il millennio. A completamento di quanto detto riportiamo anche: “Beato
e santo è colui che ha parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha
potestà la seconda morte, ma essi saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e
regneranno con lui mille anni”. (Apocalisse 20:6) “Perché,
come tutti muoiono in Adamo, così tutti saranno vivificati in Cristo, ma
ciascuno nel proprio ordine: Cristo la primizia, poi coloro che sono di Cristo
alla sua venuta”. (1Corinzi 15:22-23) Approfondire l’evento con studi appropriati E’ bene studiare ed approfondire scritti anche al di
fuori della Bibbia, purché questa ricerca sia sospinta da esigenza interiore,
sia realizzata al momento giusto
ed abbia contenuti conformi alla parola di Dio. Noi abbiamo cercato parecchio
materiale su questo argomento, ma ci siamo soffermati per ora su: “Il
ritorno di Cristo” di René Pache.
Questo testo fondamentale per lo studio nelle scuole pentecostali, costituisce
un apprezzato sfondo anche ai nostri scritti. A proposito di ricerche internet consigliamo ancora la
massima cautela, perché il web su questo argomento offre materiale molto
confuso e pericoloso. Chi volesse approfondire si faccia sempre consigliare da
stimate persone responsabili. Se ritenete di avere altri testi attendibili
comunicatecelo pure e cercheremo di visionarli ed eventualmente farne menzione
per l’edificazione comune. Rapimento di quale “chiesa”? Sarà bene ricordare che la “Chiesa rapita”, a nostro
modo di vedere, sarà composta di persone e non di una denominazione
specifica “in blocco”. Il rapporto di Dio con l’uomo è personale,
cuore per cuore. La cosa ci pare evidente anche perché, per quanto detto
prima, le persone salvate da Adamo in poi avranno per forza frequentato gruppi
o chiese diverse nel corso dei secoli. L’idea dunque che ci sia una chiesa
terrena unica e perfetta ci pare errata. Chiesa allora come insieme di persone
scelte e salvate dal Signore sulla base della Sua grazia. Un unico modo per aspettare: tornare al sentimento del
primo cristianesimo C’è un solo modo per aspettare il ritorno di Gesù: far
nostro lo spirito di cui era pervasa la prima chiesa cristiana, soprattutto
paolinica. Nei primi trent’anni dopo la morte e resurrezione di Gesù
infatti, la fede dei credenti nell’attesa del Signore era molto viva e lo
Spirito di Dio poteva operare in maniera potente, direttamente nei cuori. ·
Tra i primi cristiani era d’uso infatti scambiarsi
l’espressione “Maràn athà”, dall’aramaico[2]
“Il Signore nostro viene” che si può leggere anche “Marana tha”
(“Signore nostro vieni!”). “Nel Nuovo Testamento, questa formula si
trova (non tradotta) in 1 Cor 16,22 e (tradotta) forse in Ap 22,20”. Ancora
oggi nella brevissima preghiera
familiare prima di mangiare, noi usiamo dire questa frase. Passare molto tempo in compagnia del Signore, nostro amico. Gesù, per noi credenti, è il Risorto, il Vivente. Una
Persona divina straordinaria che non si impone dall’alto, ma ti offre dal
basso la sua amicizia.[3] Affinché quanto detto,
che noi cristiani diciamo di credere, non sia solo un teorico catechismo sarà
necessario che si mostri praticamente in qualche modo nella nostra vita.
Abbiamo parlato dello Spirito Santo, unica guida della Chiesa in generale e di
tutti noi singolarmente. Pensiamo ad un amico stimato e del cui affetto siamo
sicuri. Nell’amicizia ci si confida, si apre il proprio cuore, si raccontano
le nostre paure i nostri desideri i nostri problemi… poi insieme,
condividendoli, si trova sempre una soluzione e la spinta fiduciosa per andare
avanti. Parlo ovviamente di un’amicizia vera, non di quelle formali. Ma per
parlare, confidarsi, discutere o condividere esperienze ci vuole un elemento
importante: il tempo. Noi siamo spesso disponibili per molti amici, ma quanto
tempo dedichiamo a Gesù, nostro amico?
Dire che dobbiamo
dedicarGli più tempo è un’affermazione che molti di voi condivideranno;
però chi ha provato (o proverà) a metterla in pratica sa quanto sia
difficile strappare anche pochi minuti da dedicare solo al Signore. La nostra
vita è un continuo riempire tutti spazi vuoti di vane attività che
falsamente ci appaiono come indispensabili; ma una sola cosa è importante
come dice l’Ecclesiaste: avere il timor di Dio e mettere in pratica i Suoi
insegnamenti. C’è una bella frase in Isaia 30:15 che vorrei proporvi: “Poiché
così dice il Signore, l'Eterno, il Santo d'Israele: «Nel tornare a me e nel
riposare in me sarete salvati; nella calma e nella fiducia sarà la vostra
forza». Ma voi non avete voluto,”
Questo difficile e necessario ritagliarsi degli spazi di
tempo, illuminati dallo Spirito di Dio, da dedicare alla nostra calma, è un
argomento che ci ripromettiamo di approfondire dalle prossime volte. Le nostre azioni in secondo piano. Senso dell’attesa Ma questo vi dico, fratelli, che il tempo è ormai
abbreviato; così d'ora in avanti anche quelli che hanno moglie, siano come se
non l'avessero; e quelli che piangono, come se non piangessero; e quelli che
si rallegrano, come se non si rallegrassero; e quelli che comprano, come se
non possedessero; e quelli che usano di questo mondo, come se non ne usassero,
perché la forma attuale di questo mondo passa. (1Corinzi 7:29-31) Come abbiamo detto più volte la vicinanza di un evento così importante rende relativi tutti gli altri eventi, che appaiono giustamente minori. Ciò da una parte è un bene, perché mostra il quotidiano non troppo importante ed affina così la nostra attesa nella fede (che in questo modo non si lascia più condizionare dagli eventi terreni); d’altra parte genera delle “tensioni interiori”, della ansie, che sarebbe bene vedere più da vicino perché nel prossimo futuro, a nostro avviso, andranno aumentando e sarebbe bene esserne consapevoli fin da ora. Anche questo argomento vorremmo proseguirlo la prossima volta evidenziando due tipologie di tensioni, che col fratello Massimo abbiamo chiamato: “la tensione dell’anelito” e “la tensione della paura.”
[fotoPic] (continua)
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[2]
Aramaico
— Lingua semitica nord-occidentale, strettamente apparentata con
l’ebraismo ed il punico, originalmente il dialetto semitico degli aramei.
Dopo la caduta degli stati aramei, l’aramaico diventa lingua commerciale e
diplomatica, nel periodo neobabilonese in genere la lingua dell’Oriente
Anteriore. Lingua del popolo in Palestina dal ritorno dell’esilio
fino al periodo cristiano, lingua madre di Gesù. Parti dell’AT sono
scritte in aramaico (Dn 2,4-7,28; Esd 4,8-6.18; 7,12-26). Nel NT si trovano
espressioni aramaiche (Mc 5,41; 7,34; 14,36; 15,34; 1 Cor 16,22). E'
controverso se i Vangeli derivano da una fonte (Vorlage) aramaica. Con
la diffusione dell’islam l’aramaico, a partire dal sec. VIII, viene
sostituito dall’arabo. Oggi è ancora parlato in alcuni villaggi
dell’Iraq (presso Mosul) e della Siria (p. es. nell’Antilibano). La
scrittura quadrata usata attualmente nell’ebreo e che sostituì l’antico
alfabeto ebreo è di origine aramaica. (tratto dal Piccolo Dizionario
Biblico di Heinz Obermayer, Kurt Speidel, Klaus Vogt, Gerhard Zieler) [3] Giovanni 15:15 Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udito dal Padre mio.
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