VEDO UN MONDO IN ANSIA

- di Stefania, psicologa – 18-3-15-

 

 

 

Vedo un mondo in ansia che si affanna senza sapere esattamente che cosa fa e che cosa cerca. La logica della produttività, dalle fabbriche, si è riversata dappertutto, e tutti ci sentiamo in obbligo di essere produttivi, raggiungere obiettivi, rispettare standard.

Vedo un mondo che parla sempre con il fiato corto, come se corresse invece di girare su se stesso. Vedo uomini e donne che non riescono a liberarsi dalla sensazione di essere sotto pressione. Ho bisogno di rilassarmi, diciamo tutti in coro, mi serve una vacanza. E corriamo tutti dal risveglio fino all'ora di andare a dormire, e perfino nel sonno abbiamo l'impressione di essere braccati.

Gli obiettivi delle giornate si susseguono senza sosta e si accavallano perfino. Vedo un mondo che spunta liste interminabili di obiettivi senza poter poi trattenere nulla. Perfino il week end è tempo da organizzare scrupolosamente in modo da fare qualcosa di “costruttivo”. Perché, quando ci si trova davanti del tempo libero, improduttivo, senza obiettivi, l'ansia, che ha praticamente vita propria, attanaglia i cuori e mette in agitazione, impedendo il riposo.

L'ansia diventa una malattia, l'ansia rende mostruoso il tempo non scandito. Non voglio banalizzare o semplificare, l'ansia divora dentro ed è bruttissimo vivere con la paura immotivata e dilatata nel proprio cuore.

Ma fermiamoci un attimo, che cosa ci rincorre, o che cosa stiamo rincorrendo? Niente, non c'è niente dietro o davanti a noi. Semplicemente questa concezione della vita ci isola e ci allontana gli uni dagli altri, l'ansia coglie la persona nella sua solitudine. Ognuno è concentrato sui suoi obiettivi, semplicemente ci incrociamo mentre sfrecciamo verso il prossimo traguardo. E spesso sono semplicemente i nostri doveri quotidiani, oppure traguardi futili, o piccole cose che ingigantiamo per conformarci all'affanno generale.

Suonano molto lontane le parole “mangiare il proprio pane, lavorando tranquillamente” (2 Te 3:12), ovvero lavorare anche duramente ma senza affanno, e godersi poi il frutto del proprio lavoro.

Tutti abbiamo dei doveri, del lavoro da svolgere, che sia retribuito o meno, tutti possiamo e dobbiamo contribuire al benessere comune nel modo in cui sappiamo e possiamo contribuire.

Fare del nostro meglio è l'unico obiettivo di queste giornate, smettere di correre e lamentarci, ritrovare un passo più lento, che ci permetta di guardarci negli occhi e riconoscerci nelle persone, non nei traguardi. Forse ritroveremmo un po' di tranquillità.

 

 

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