Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

"SIA RIMOSSA DA VOI OGNI AMAREZZA…." Efesini 4:31

di Renzo Ronca - 30-6-14 - h.9,39 - (Livello 2 su 5)

 

 

 

 

 

 

L’amarezza è un “dolore, tristezza mista a un sentimento di contrarietà e talora a lieve rancore” (Trecc.) e non è facile da combattere.

L’amarezza segue un’aspettativa delusa a cui sembra impossibile porre rimedio. Una strada a metà tra l’abbandono di un progetto a cui si teneva e qualcosa in fondo al cuore che non può cedere alla rassegnazione e ci strazia nella sua agonia.

Nell’amarezza di un sentimento l’uomo può cadere nell’angoscia dello spirito, nel lamento dell’anima e nella nausea verso la vita (Giob. 7:11; 10:1). Ma la tristezza può anche essere versata verso Dio e diventare preghiera, come fece Anna perché non aveva figli: “Nell'amarezza della sua anima pregava l'Eterno piangendo dirottamente.” (1 Sam.1:10) e l’Eterno ascoltò le sue preghiere e diede alla luce il profeta Samuele.

 

La strada della fede passa anche attraverso l’amarezza di piccole e grandi delusioni, per esempio quando i fratelli non ti capiscono e ti vengono contro ingiustamente, oppure quando vedi i figli che seguono una strada sbagliata, oppure quando ti sembra che l’empietà dei prepotenti trionfi. Ti viene la tentazione di lasciar perdere tutto e di dire “Signore basta portami via!”.

Anche Elia forse pensò così (1 Re 19:4) quando dopo aver fatto tanto e mostrato la straordinaria potenza dell’Eterno, vide che la perfida regina Jezebel non solo non si era pentita ma andava da lui per ucciderlo. Ma Dio assieme alla potenza distruttrice per gli empi, ha in Sé una dolcezza meravigliosa verso i Suoi figli; è con la dolcezza che Elia viene ripreso e sospinto di nuovo verso il suo dovere, la missione profetica verso cui era destinato.

 

Ciascuno di noi ha una vocazione nella vita: dall’essere padre o madre all’essere un servitore di Dio. Tale vocazione che diventa missione, può venire meno di fronte alle difficoltà e di fronte ad apparenti delusioni potremmo sentire la nostra amarezza. Tutto potrebbe sembrarci inutile. Ma la Parola del Signore, nella sua dolcezza è molto ferma e chiara nel richiamarci:

 

1 Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, 2 con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, 3 sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito con il vincolo della pace. (Efesini 4:1-3)

Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia. (Efesini 4:31)

 

Il Signore Gesù è stato anche “uomo di dolore” (1) e sa perfettamente quello che talvolta proviamo, per questo non ci lascerà soli; con lo Spirito Santo ci ricorderà le Sue parole di vita.

 

Il punto centrale secondo me sta nel saper mantenere “la fede e la buona coscienza” nella consapevolezza e nell’onore di essere stati scelti da Dio e che questa vita cristiana in un mondo che non lo è,  comporterà comunque delle lotte, finché staremo sulla terra:

 

18 Ti affido questo incarico, Timoteo, figlio mio, in armonia con le profezie che sono state in precedenza fatte a tuo riguardo, perché tu combatta in virtù di esse la buona battaglia, 19 conservando la fede e una buona coscienza; alla quale alcuni hanno rinunciato, e così, hanno fatto naufragio quanto alla fede. (1 Tim 1:18-19)

 

La “buona coscienza” è appunto questo richiamare alla mente quanto già è successo di buono nella nostra vita ad opera del Signore:

 

12 Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me, 13 che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità; 14 e la grazia del Signore nostro è sovrabbondata con la fede e con l'amore che è in Cristo Gesù. (1 Tim 1:12-14)

 

Noi, nonostante ciò che eravamo, siamo stati avvicinati, graziati, stimati degni di fiducia ed incaricati addirittura di avere una vocazione una missione un servizio gradito a Dio! Per questo dobbiamo esserGli riconoscenti e non guardare più i motivi dell’amarezza, ma le motivazioni della nostra grazia.

 

 

NOTE  

(1)Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. (Isaia 53:3)

 

CORRELAZIONI

L'AMAREZZA (psicologia di G.C.)

L'AMAREZZA - allegato: QUANDO L’AMAREZZA SI TRASFORMA IN MALATTIA (psicologia di G.C.)

 

 

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