Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

 

QUANDO L’AMAREZZA SI TRASFORMA IN MALATTIA

 

Allegato a  “L’AMAREZZA” di Gabriella Ciampi - psicologa psicoterapeuta - 19-4-12

 

 

 

 

(foto di GC)

 

 

Lo psichiatra Michael Linden della Libera Università di Berlino ha osservato che quando l’amarezza si accompagna a paure, ansia, desiderio di vendetta, senso di impotenza, rabbia,  si può cominciare a parlare di un disturbo psicologico che si può definire come disturbo post traumatico da amarezza (post-traumatic embitterment disorder).

Chi ne soffre si sente arrabbiato col mondo, con la vita, sente di subire un’ingiustizia, ed inoltre si sente impotente.

In realtà si tratta di persone che a ben vedere hanno dei motivi per sentirsi così: sovente hanno investito impegno o denaro, o si sono dedicati anima e corpo a qualcosa, e poi si sono trovate ad affrontare un grande ostacolo, un problema insormontabile, fuori dalla loro volontà, che ha rovinato tutto. Un tradimento, un crac finanziario, un insuccesso, una separazione coniugale… non necessariamente traumi violenti, tragici, ma anche piccole o medie delusioni ripetute che, giorno dopo giorno, non hanno visto un’evoluzione, una soluzione.

Oggi, nella nostra società,  si parla di “sindrome da amarezza cronica”: un quadro alimentato dalla crisi di valori e di ideali, crisi ideologica, crisi religiosa, quadro anche accentuato dalla crisi economica che, non offrendo prospettive lavorative valide, incrementa il senso di vuoto di identità e di inconsistenza personale.

 

DAL PRECARIATO ALLA SOMATIZZAZIONE: uno strano percorso.

Ma se l’assenza di prospettive nella propria vita viene vissuta giorno per giorno come un pesante problema che genera disagio, amarezza, stress, il passo successivo porta allo sviluppo di disagi anche fisici, perché sappiamo quanto stress e disturbi somatici sono talvolta in relazione. Sentirsi impotenti, arrabbiati, cominciare a ridurre le proprie attività sociali, ritirarsi dal mondo degli affetti, chiudendosi, sentirsi sempre di malumore, irritato, rassegnato, tutto questo sfocia spesso nell’inappetenza, nei disturbi del sonno, in dolori addominali o cefalee.

 

Purtroppo dalla cronaca abbiamo appreso come esiste la possibilità che un «malato» di amarezza arrivi anche ad azioni distruttive, come improvvisi omicidi dei suoi familiari o il suicidio stesso.

 

Non possiamo che fare appello a tutte le nostre risorse individuali e sociali, per combattere questo stato di disperazione, inteso come stato di assenza di speranza. Tra le risorse individuali non dimentichiamo la creatività, la fantasia, la lungimiranza, oltre che la fede, che vanno sempre alimentate. Tra le risorse sociali la collaborazione, l’amicizia, l’integrazione, lo scambio.

 

 

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"Per chiarimenti sul contenuto, approfondimenti o domande, potete scrivere all'indirizzo mispic@email.it specificando nell'oggetto "Domande alla psicologa". La d.ssa Ciampi sarà lieta di rispondere"-

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