Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

FACCIO IL TIFO PER ME

Allegato allo scritto L’IMBARAZZO, di Gabriella Ciampi - psicologa psicoterapeuta

5-2-12

 

Foto di GC

Possiamo immaginare i nostri rapporti con gli altri come una partita a scacchi: ci sono il Re, l’alfiere, il pedone e tutti gli altri, ci sono i bianchi e i neri, si incontrano, si fronteggiano, si sfuggono, si inseguono, si sopprimono, si difendono, si attaccano, si arroccano. Quando si incontrano bianco e nero, posso immaginare un pedone di fronte ad un re oppure un re bianco di fronte a un re nero.

Io con chi mi identifico, con il pedone o con il re? Se sono un pedone, chi ho davanti a me, un altro pedone o un re pronto a mangiarmi? E’ facile capire come cambia il discorso in base a come io mi vedo e considero il mio ruolo, altrettanto in base a come considero l’altro, se un mio pari oppure un superiore.

Provate allora a porvi alcune domande, a rispondervi, e poi leggete il piccolo commento che segue sotto riferito a ciascun interrogativo.

1.    Pensando ad una persona che mi mette in imbarazzo, come vedo questo mio interlocutore, è un mio pari, è meglio di me o è inferiore a me?

2.    Se lo sento superiore a me, perché penso che lo sia (per capacità, età, aggressività, ecc)?  Quali caratteristiche lo rendono tale ai miei occhi?

3.    Se questa persona dovesse giudicare un mio comportamento, una mia prestazione, quale effetto avrebbe il suo giudizio negativo su di me?

4.    Quali elementi ho per dire che non sono alla sua altezza? Quale metro di paragone sto usando e quali parametri?

5.    Perché per me è così importante quello che lui pensa di me?

 

Riflessioni.

(1) Posso immaginare per es. di avere di fronte un mio superiore per ruolo, ed effettivamente per ruolo lo sarebbe, ma questo non significa automaticamente che come persona sia più valida di me. Se considero le diverse personalità degli individui, non esiste chi è migliore di un altro, ciascuno ha le proprie caratteristiche, i propri punti di forza e di debolezza, ciascuno ha sviluppato qualcosa di sé in base alla personale storia, alle esperienze e alle occasioni che la vita gli ha offerto.

(2) A volte si tratta soltanto di apparenza; un modo di porsi troppo sicuro di sè non va scambiato per competenza, così come un timido non è detto che sia un incapace. Ricordate che la persona veramente valida, capace e in gamba, in qualunque ambito sia (manager, studioso, religioso o autorità), non susciterà mai disagio o senso di inferiorità nel suo interlocutore anzi saprà farlo sentire un suo pari.

(3) Se io sono un pedone di fronte ad un re, temerò certo il suo giudizio negativo! Ma se anch’io mi sento un re, o se comunque mi sento alla pari, il suo giudizio avrà lo stesso peso del mio e quindi posso scegliere se e come considerarlo.

Il peso del giudizio altrui su di me ha importanza se proviene da qualcuno che io stimo e che mi conosce, da qualcuno che sa di quanto sono veramente capace. Se continuo a reagire in modo eccessivo al giudizio di chi non mi conosce, evidentemente il mio punto debole è proprio l’accettare le critiche. L’imbarazzo allora nasce dall’essere io oggetto di giudizio e non riguarda la persona da cui proviene, quanto lei è brava o superiore a me, ma riguarda il fatto che non sopporto di essere valutato dagli altri.

(4) Certamente è possibile che io mi ritrovi a confrontarmi con una persona che ha maggiori capacità di me in una situazione, ma è fondamentale come interpreto questo confronto. Se penso che ogni persona ha campi in cui riesce meglio o peggio, se credo che ci sono cose che non so fare ma ci sono altre che mi riescono bene, se rifletto sulla varietà, sul grado diverso delle performance, allora non vado in crisi se ho di fronte uno più bravo di me: io so di essere bravo in altre cose. Ciascuno ha i propri campi di competenza.

(5) Se il mio problema è non riuscire a reagire ai giudizi negativi, se vado in crisi nelle situazioni in cui devo essere valutato, non mi servirà ragionare, razionalizzare, ma mi sentirò sempre in forte imbarazzo e disagio per il solo fatto di sentirmi valutato, giudicato, senza riuscire a valutare ed usare le mie effettive capacità. Allora dovrei concludere che la mia bassa autostima non mi permette di sentirmi all’altezza degli altri o di certe situazioni.

 

Fondamentalmente infatti il tema centrale di cui stiamo parlando è l’AUTOSTIMA, cioè di ciò che un individuo pensa di se stesso, delle proprie capacità.  Avere una bassa autostima porta insicurezza, mancanza di fiducia in sé, senso di inadeguatezza, quindi paure e ansia. Anche averne troppa non è buona cosa: si è presuntuosi, testardi, senza capacità di autocritica, si diventa poco empatici e egocentrici. Migliorare o riequilibrare la propria autostima è possibile.

 

 

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"Per chiarimenti sul contenuto, approfondimenti o domande, potete scrivere all'indirizzo mispic@email.it specificando nell'oggetto "Domande alla psicologa". La d.ssa Ciampi sarà lieta di rispondere"-

 

 

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