Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

  COME POSSO INSEGNARE AD UN BAMBINO A GESTIRE LA SUA RABBIA? (allenamento emotivo con i bambini)

 Allegato n.4 a LA RABBIA di Gabriella Ciampi - psicologa psicoterapeuta - 14-11-11

(disegno di G.C.)

 

Personalità e intelligenza emotiva del bambino

L’adulto che accompagna la crescita di un bambino ha un grande ruolo nell’orientare la modalità con cui questi entrerà in contatto con le proprie emozioni e con gli altri. Ogni bambino ha un temperamento innato ma il rapporto con le figure di accudimento influisce molto sugli schemi mentali che sono alla base del comportamento.

Il primo requisito richiesto all’adulto è che lui stesso abbia una competenza emotiva perché sia un efficace e credibile “allenatore emotivo”, ossia sappia autoregolarsi nelle emozioni senza spaventarsi e senza evitare di entrare in contatto con esse, e possa insegnare questo ad un figlio.

 Diventare un “allenatore emotivo”

Ogni genitore sa bene di influire sulla formazione del proprio figlio durante la crescita eppure spesso non arriva a riflettere fino in fondo sull’efficacia del proprio stile genitoriale; può riconoscerne i limiti e i difetti ma non concludere che deve fare qualcosa per correggersi, intenzione che richiederebbe una personale revisione del proprio sistema di riferimento.

Certamente essere un genitore consapevole e responsabile comporta impegno e fatica, come per qualunque altro ruolo o compito che si voglia svolgere con coerenza e attenta partecipazione (marito, moglie, insegnante, medico, ecc). Ma questo non fa che aumentare il nostro merito, oltre che la capacità!

Tutti i genitori possono diventare buoni allenatori emotivi semplicemente lasciandosi guidare dal buon senso, dai propri buoni sentimenti e dall’empatia. Tuttavia non sempre questo avviene facilmente, ci sono ostacoli individuali.

Dall’autoesame all’empatia

Capire quale stile genitoriale mettiamo in atto con i figli, ci permette di evitare gli errori madornali che spontaneamente agiremmo: posso essere un “genitore censore” (giudico, critico, rimprovero la mancanza di controllo sulle emozioni negative, ecc), oppure un “genitore noncurante” (mi disinteresso, ignoro i sentimenti di mio figlio, penso che un bambino non prova niente di importante, ecc), o un “genitore lassista” (lascio che mio figlio sfoghi liberamente ogni emozione, non metto limiti o indicazioni allo sfogo emotivo).

Quello che in questi casi sto ignorando è l’effetto del mio stile genitoriale sull’apprendimento emotivo di mio figlio: il mio modo di reagire alle sue emozioni veicola ciò che lui imparerà sulla gestione delle proprie emozioni.

Guardando come io gestisco le mie e altrui emozioni, il bambino impara come gestire le proprie. Se io mi spavento di fronte alla sua rabbia, imparerà che deve aver paura della rabbia; se io non voglio accorgermi della sua tristezza, imparerà che è meglio non far/farsi domande sul perché si è tristi. E via dicendo.

Per arrivare ad essere empatici devo soltanto guardare quello che sta accadendo e avere il coraggio di ascoltare. Il nostro “stare vicino ascoltando” al bambino sarà già l’insegnamento base: qualunque emozione si stia esprimendo, si può tollerare, si può ascoltare, si può considerare e cercare di capire quale è il suo senso e il suo messaggio.

Imparare a fidarsi dei propri sentimenti

Ogni emozione ci parla di noi e di ciò che amiamo o non amiamo, di ciò che ci fa bene o ci fa star male, possiamo scegliere di ignorare questi messaggi o di considerarli.

In quanto adulto e genitore, posso leggere un’emozione e il suo significato sul volto di mio figlio ed aiutarlo, attraverso le giuste frasi e domande, ad esprimerla e capirla, senza  bloccarne l’espressione o negarla. Di fronte ai capricci di una bimba di 4 anni, alla malinconia di un maschietto di 8 anni, alle scenate di uno di 6 anni, posso provare a chiedermi cosa vuole comunicarmi, cosa sta cercando di dire con quel comportamento, e mettermi in contatto con il suo stato d’animo cercando di rassicurarlo sulla possibilità di risolvere insieme il problema. 

Vanno bene tutti i sentimenti ma non tutti i comportamenti

Fondamentalmente i bambini cercano rassicurazione e contenimento, due cose che non possono darsi da soli. L’adulto deve aver chiaro il concetto che tutte le emozioni sono legittime, motivate, degne di essere accolte e capite, ma occorre imparare ad esprimerle in modo adeguato e equilibrato.

Da dove cominciamo?

Come adulti, come genitori, possiamo cominciare a tenere un DIARIO DELLE EMOZIONI (presto pubblicheremo il link con la scheda esplicativa) su cui annotare ogni giorno le emozioni che proviamo, cosa le ha scatenate, come abbiamo reagito, cosa abbiamo provato e cosa abbiamo pensato. Possiamo usare immagini, disegni, oppure metafore (“mi sono sentita come persa in un labirinto” ). Questo esercizio ci aiuterà via via ad entrare in confidenza anche con quelle emozioni che ci sembravano più incontrollabili o inaccessibili, aumenterà la nostra consapevolezze e capacità introspettiva, di conseguenza la capacità di comprendere e aiutare le persone che abbiamo vicino.

 

  indice "emozioni"   -  home

 

 

 

Rif.to bibliografico:

J. GOTTMANN-J. DECLAIRE Intelligenza emotiva per un figlio ed.BUR1997

 

 

 

 

Questo sito ed ogni altra sua manifestazione non rappresentano una testata giornalistica - vedi AVVERTENZE