Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

PERSONA UMANA  E AZIONE SOPRANNATURALE

 

AZIONI E REAZIONI: PARLIAMO DI COME CI COMPORTIAMO

di Gabriella Ciampi psicologa psicoterapeuta  27-8-2012

   Che il sole risplenda o no nel cielo non dipende dal suolo coltivato o meno;

       ma se il sole risplende, non è indifferente se il suolo sia coltivato o incolto:

          un campo incolto fa ostacolo all’efficacia fecondatrice del sole…

(continua in fondo)

 

La persona credente si ritrova spesso a riflettere sulla contrapposizione di queste due realtà: la propria natura e l’azione di Dio. Una psicologia di ispirazione cristiana cerca di elaborare questo ambito partendo dal concetto che si tratta di due aspetti che vanno integrati: esiste la persona umana nella sua dignità e importanza,  tuttavia questa persona non si colloca al centro, non ha in sè origine e fine ultimo, ma aspira a qualcosa che va oltre se stessa.

Questa persona (il credente) ha una propria personalità che, durante il suo percorso di crescita spirituale, tenterà di realizzarsi pienamente ad imitazione dell ‘uomo perfetto, cioè Gesù.

L’esistenza dell’uomo diventa così un impegno che dura tutta la vita per perfezionarsi, correggersi, migliorarsi, secondo un progetto personale disegnato da Dio per ciascuno di noi, progetto che non annulla la nostra personalità ma la valorizza e la migliora.

 

Dalla personalità individuale al progetto di Dio.

La vera fede, come detto già tante volte, non è qualcosa di astratto ma si fonde col nostro respiro e impregna ogni nostra azione. Non è qualcosa di staccato da noi, non può prescindere dal nostro carattere, dal nostro modo di agire, dal nostro temperamento; la fede si esprime ed agisce dentro e fuori di noi usando proprio la nostra personalità, i nostri gesti, le nostre modalità espressive.

Tutti gli elementi psicologici (temperamento, sentimenti, intelligenza, motivazioni, valori), così come anche gli aspetti sociali e culturali, influiscono sul comportamento spirituale della persona. Le nostre pulsioni, le nostre abitudini, i nostri difetti e conflitti, agiscono sulle nostre attività quindi anche sul nostro atteggiamento religioso.

Questo comporta che nel tendere a Dio, nel lavoro di “perfezionamento” che operiamo per avvicinarci a Dio, la nostra personalità agirà condizionandoci, talvolta facilitandoci ma più spesso ostacolandoci nel cammino.

Dobbiamo accettare che questa è la nostra condizione di partenza: come persone di fede in crescita spirituale, il nostro impegno sta nell’atto di intelligenza e volontà di integrare l’azione trascendente (la grazia ricevuta) con la nostra condizione umana esistenziale, la nostra vita concreta e la nostra vita psichica.

 

IL NOSTRO RAPPORTO CON DIO.

Ci sono tre concezioni possibili nel considerare l’uomo nel suo rapporto con Dio:

1 – possiamo pensare che l’uomo nel suo essere, con la sua personalità, è incapace da solo nonostante i suoi sforzi di arrivare alla comunione con Dio; in tal caso qualunque sforzo possa fare, con la ragione o la volontà, non si può arrivare a Dio se non attraverso il dono della grazia.

2 – un’altra concezione vede la persona come predisposta alla trascendenza, all’incontro con Dio; Dio offre la possibilità di incontrarLo e l’uomo ha la capacità e facoltà di rispondere a questo invito e di partecipare alla vita divina.

La prima posizione mette in evidenza la grandezza e trascendenza di Dio e l’assoluta gratuità della rivelazione, ma vede la grazia, la fede e Dio stesso come un qualcosa di estremamente lontano, estraneo, relegando il tutto in un’area quasi inaccessibile, insondabile, e alla fine quasi irrazionale.

La seconda posizione mette forse un po’ a rischio la trascendenza e la gratuità della grazia, ma assumendo un atteggiamento saggio e moderato ci porta alla possibilità di incontro, crea il “punto di contatto”: esiste la possibilità di conoscere Dio nella misura in cui rispondo al Suo invito.

Quindi  considera che “l’uomo ha la capacità attiva di conoscere Dio e la capacità passiva di ricevere la vita divina, che è gratuita e dono trascendente” (Rulla –Antropologia della vocazione cristiana).

 

LA SALVEZZA E’ PER TUTTA LA PERSONA.

Coerentemente con una visione moderata, che salva sia la natura umana che il potere della trascendenza, vogliamo vedere l’uomo capace di entrare in contatto con Dio e capace, attraverso un atteggiamento sincero di ascolto e di accondiscendenza, di aumentare la sua vicinanza a Dio.

Il modo di considerare la grazia ha una grande influenza sul modo di procedere in questo percorso verso Dio. Per alcuni la perfezione cristiana consiste nel reprimere la propria natura, annullare se stessi ed eliminare le proprie emozioni; è una visione un po’ antica e superata della fede.

Un concetto più condiviso e che non trascura una visione più attuale della persona, ritiene che la grazia investa e coinvolga tutto l’essere, la salvezza è per la persona nella sua totalità: l’effetto della grazia sta proprio nel massimizzare le caratteristiche buone dell’individuo.

Se da una parte l’uomo con le sole sue capacità non può fare granché, la grazia può elevarlo e fornirgli la motivazione e la forza necessarie per perfezionarsi ed elevarsi verso Dio, facendo leva sulle sue risorse naturali (e qui la psicologia può aiutare ad evidenziare e valorizzare tali risorse che possono essere sconosciute o nascoste alla persona).

 

A conclusione possiamo ora  leggere e capire meglio il seguito della frase che ho riportato sopra come sottotitolo:

… Così è per la grazia: avere o non avere la grazia non dipende dall’uomo ma dalla libertà di Dio; l’uomo tuttavia, se Dio offre la grazia, può porre ostacolo e frustrare i suoi effetti.  (C. V. Truhlar).

 

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