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LA MATURITA’ AFFETTIVA - paura di non saper essere, il "complesso delle noci" Da: AZIONI E REAZIONI: PARLIAMO DI COME CI COMPORTIAMO - di Gabriella Ciampi psicologa psicoterapeuta - 13-12-12 - (Livello 3 su 5)
(segue)
Nella I PARTE avevamo concluso dicendo che maturità significa avere il senso della realtà, il controllo sui propri impulsi e sulle emozioni, la capacità di orientare le proprie azioni verso degli scopi finali, realizzare le proprie aspirazioni, possedere un senso morale, stabilire dei sinceri rapporti con gli altri anche sacrificando qualcosa di sé, e saper tenere un comportamento coerente con i propri ideali.
Quanto detto finora ci porta ad un’idea abbastanza delineata su come può essere raggiunta la maturità psicologica: gradualmente, crescendo e vivendo, l’individuo procede sia nel saper fare che nel saper essere. Si arricchisce di esperienza, incrementa il proprio bagaglio di riflessioni e di valori, mette a frutto e usa gli strumenti appresi in modo coerente per migliorare se stesso. Questa è la teoria, ma nella realtà cosa accade?
Se ci guardiamo bene intorno, oggi assistiamo ad un forte malessere sociale ed individuale e spesso sentiamo dire che “questa generazione è immatura”, non vuole crescere, è vuota di ideali e di volontà. Bisogna riconoscere che non raramente anche le persone di una certa età (cinquantenni, sessantenni) sembrano essere in crisi, angosciate, svuotate, confuse. Cosa sta succedendo?
Direi che questo percorso di crescita personale nasconde un timore profondo di cui non si può vedere il fondo: la paura di non saper essere. Mentre spesso siamo bravi a fare, siamo bravi ad apparire, il nostro spettro peggiore è la paura di non essere all’altezza, di non saper essere, o forse paura di non esser o di essere troppo poco, di essere insignificanti, anonimi, invisibili. Si chiama “complesso delle noci” la paura che, aprendo il guscio, dentro non ci sia niente, ci sia il vuoto. Questo guscio deve essere pieno e dobbiamo riempirlo noi! Riempirlo… ma di cosa?
MATURITA’ AFFETTIVA: SECONDA TAPPA SULLA VIA DELLA MATURITA’ SPIRITUALE Ci sono alcuni passaggi che dobbiamo fare necessariamente e che sono la base della maturità spirituale. Sono passaggi che riguardano noi stessi, il nostro essere e che si potrebbero ridurre a due punti essenziali: conoscenza di sé e accettazione di sé. Conoscenza di sé vuol dire conoscere le qualità positive della propria personalità: esse sono la nostra forza, le nostre risorse. Ma significa conoscere anche i propri lati negativi, i limiti, i difetti. Possiamo imparare a guardare questi aspetti fastidiosi, iniziare a riconoscere le nostre incapacità, prenderne atto. Accettazione di sé vuol dire saper vedere e riconoscere questo panorama globale di se stesso, l’insieme di potenzialità, doni, punti di forza, e pure i difetti, le fragilità, i limiti. Una cosa fondamentale a questo punto è riuscire a non far pendere la bilancia soltanto sugli aspetti negativi, su ciò che ci manca, sull’autocritica distruttiva, ma stare in equilibrio perché chi non si accetta in tutto non riesce a procedere verso la maturità, sia sul piano psicologico che su quello spirituale. Allo stesso modo è impossibile procedere se mi fermo su una posizione rigidamente auto - giudicante, se non smetto di essere ipercritico verso me stesso, se non concedo a me stesso la possibilità di cambiare, di migliorare.
Quindi per poter procedere nel cammino verso la maturità, bisogna raggiungere un’immagine di se stessi positiva frutto non di una negazione dei nostri lati difettosi ma dell’accettazione dei nostri limiti, dell’accoglienza di tutto il nostro essere, dando grande importanza e peso ai doni che possediamo, ai nostri talenti, alle nostre capacità, perché sono questi gli elementi e i mezzi che ci servono e ci possono portare verso Dio. (continua)
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