La promessa del Signore

La promessa del Signore

« E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi » (Giovanni 14:3)
espressione di dolore

Amare moltissimo qualcuno e non essere corrisposti. 

Probabilmente quasi tutti abbiamo provato almeno una volta questa terribile esperienza; si tratta di un dolore devastante, molto forte, quasi impossibile da sopportare. Cerchiamo una ragione, ma non c’è mai. Non riusciamo a rassegnarci; non riusciamo a capire come possa accadere. In effetti nell’offerta del nostro cuore ad un’altra persona ci sono tutte le cose più belle e care di ciò che abbiamo e siamo. Sentimenti importanti di cui solo noi conosciamo la grandezza e la profondità. C’è tutto di noi, senza riserve. E’ il dono più prezioso che potremmo fare all’altro, ma che nello slancio ci scopre completamente e ci fa rimanere senza difese. Il rifiuto o peggio il non essere nemmeno considerati da chi invece consideriamo più di noi stessi ci distrugge, ci annulla totalmente.

La prima reazione è forse la non accettazione. 

Questo stato dipende da quanto siamo “presi” dall’altro. E’ molto peggio del lutto, perché quando una persona cara muore, tu lo sai che è morta; puoi non volerlo accettare ma razionalmente lo sai che è morta. Qui invece la persona non è morta, vive, la puoi anche vedere che vive. E più vive tranquilla -e magari anche felice senza te- e più tu stai male. Certi stati di passione sono come legami, come prigionìe di una sofferenza indicibile. In certi casi può portare depressione, disperazione; ma anche perdita della realtà, follia e persino la morte perché l'amore è forte come la morte, la gelosia è dura come il soggiorno dei morti” (Cantico 8:6).

Altre reazioni: l’allontanamento, la rabbia   

L’allontanamento penso che possa essere positivo o negativo. L'allontanamento come distacco emotivo ci aiuta a rimettere in sesto la nostra persona, magari ripartendo da argomenti che hanno una certa concretezza utile. Può essere negativo invece quando il distacco diventa alienazione dalla realtà, come entrare in una specie di torpore dietro uno schermo di vetro, dove vedi gli altri che si muovono parlano e vivono e tu non senti niente.

La rabbia se non trova uno scarico diventa rancore ed è pericolosa perché si può rivolgere improvvisamente verso qualche persona o anche contro noi stessi.

Forse non finiremmo mai di analizzare le nostre fragilità….

Ma se questo siamo noi, com’è l’amore di Dio verso di noi?

Il popolo di Dio è stato paragonato spesso nella Bibbia ad una donna, una sposa, che a volte è fedele a volte è infedele e tradisce come una prostituta.

Anche Dio ha dei sentimenti ed anche Lui soffre per il Suo amore, spesso non ricambiato da noi, a cui ha voluto dare comunque la vita del Figlio.

Eppure Dio ama incondizionatamente.  Egli non ama solo quelli che lo amano, perché se così fosse, allora l’uomo che da Lui si è staccato rinnegandolo non esisterebbe più da tempo. Dio ama perché così Egli è. Dispiacere e amore insieme forse.

Questo non vuol dire però che Dio non sia giusto e permetta all’uomo qualsiasi cosa semplicemente perché lo ama. Dio ama l’uomo anche se pecca, ma non ama certo il peccato. Dio ama tutte le sue creature anche quelle del cielo e la Sua giustizia è perfetta per tutti, senza preferenze. Abbiamo visto in Cristo, perfetta espressione dell’amore del Padre, come sia in grado di capire e perdonare le debolezze umane: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”; ma abbiamo anche visto che l’indurimento consapevole e voluto da parte dell’uomo contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato. 

L'amore di Dio non si può comprendere, almeno da parte dell’uomo comune. Forse chi è stato da Lui amato, può intuire per rivelazione una piccola parte di questo grande sentimento creativo, che tutto fa vivere e crescere bene.

Ad ogni modo l’amore di Dio che noi vediamo manifestato nella forma umana in Cristo Gesù, capito o no che sia, rimane per noi un modello; un esempio da seguire, almeno per quello che possiamo.

Personalmente non credo che l’uomo, senza una trasformazione interiore miracolosa, possa amare in modo simile a come ci amò Gesù. L’uomo forse non riesce ad amare né il prossimo né se stesso fino a che resterà creatura umana, terrena. Un giorno l'uomo salvato sarà amore completo, con un nuovo corpo, ma ora è in via di trasformazione.  Potremmo dire che l'uomo è un prodotto in via di formazione: creato con un corpo terreno ma per diventare un corpo spirituale; e dunque per essere riempito di Amore divino. E' come una crisalide che sta per aprirsi per lasciare uscire una stupenda farfalla.

E allora noi siamo “spiritualmente predisposti” all’amore di Dio, anche se per ora non possiamo contenerlo, perché la nostra crisalide ovvero il nostro corpo non ne sarebbe in grado.

E’ lo Spirito di Dio (cioè lo stesso Dio-Amore) che pur in questa condizione umana, ci attrae e comincia la nostra metamorfosi partendo proprio dal cuore, cioè dal desiderio di amare, che Lui trasforma ed eleva.

Purtroppo la limitatezza umana di questo corpo terreno non riesce a salire se non in brevi slanci e si ripiega quasi sempre su se stesso, facendoci desiderare più l’essere amati che l’amare. Ma il Signore sa come fare perché è proprio il contatto con Lui che ci sa trasformare. Come il bambino appena nato trova forza e sicurezza nel contatto con il corpo fisico della mamma, col calore sulla sua pelle, col battito del suo cuore, così è per noi: L’unità con lo Spirito di Dio è il corpo della nostra Madre che è Dio (1), il battito del Suo cuore è il nostro cuore, è la cadenza e la musica della nostra vita e nella nostra vita, per sempre.

Più siamo stretti a questo calore di Dio in una intima comunione spirituale e sorprendentemente più amiamo anche senza esserne capaci.

Questa vicinanza con Dio possiamo chiamarla in molti modi comunione, meditazione, mistica, ma sono solo parole limitate e poco corrispondenti. Resta il fatto che più stiamo vicini a Lui e più lo Spirito Suo a contatto con lo  spirito nostro  diventa nostra carne e l’Amore Suo diventa il nostro amore.

Come questo avvenga non lo so, forse è questo il miracolo del pane che si spezza, del cuore trafitto del Cristo che diventa fonte di vita di grazia. Amare è un cuore trafitto, ma vivo. Noi accanto a questo cuore di Dio facciamo della donazione l’amore stesso, la necessità di vita, la felicità nostra.

Tutto sommato forse ci sono uomini così uniti a Dio, “nati di nuovo” da riuscire ad amare non solo una persona ma tante persone; e forse riescono a farlo in maniera incondizionata. Chi ama così infatti non esibisce questo sentimento prezioso ma lo vive in maniera riservata.  Ad ogni modo che questi uomini ci siano o non ci siano, credo che Gesù ci abbia indicato una via da seguire, un modo di amare, o almeno di cercare di farlo.


(1) Questo concetto di Dio che è anche Madre è molto profondo, poco capito e spesso viene confuso con l’idolatria verso Maria, una donna vera, figura di grande rispetto ma che è nata e morta come tutti gli esseri umani e come tale non può, non deve esser idealizzata o resa oggetto di culto.

(2)  Dizion. Etimologico http://www.etimo.it/?term=amare&find=Cerca

 

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