La promessa del Signore

La promessa del Signore

« E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi » (Giovanni 14:3)
Uomo cammina verso sole a tramonto

Piccola riflessione per una grande domanda. Evitiamo i discorsi complicati. Esprimo solo un’opinione perché ricordo le mie devastanti crisi esistenziali passate. Questo sistema di cose in cui viviamo, diciamo subito che in effetti non ha senso. Non si scandalizzi nessuno, ma questo è anche ciò che dice la Scrittura biblica: “Il creato è stato condannato a non aver senso…” (Rom 8:20a – TILC)

Quando un noto cantautore in una sua canzone si sforza di trovare il senso in ciò che lo circonda e non lo trova, non dice un’assurdità. Ma questa è solo la prima parte di una analisi della realtà. La persona sensibile si accorge di questo non-senso, ne soffre… e poi? Il nostro cantautore alla fine conclude dicendo che in un modo o nell’altro, che si trovi il significato oppure no, il domani arriverà lo stesso, per cui, tutto sommato, è relativo porsi la domanda.

E noi condividiamo?

Io no. A parte che vi sarà un momento in cui non arriverà più il domani perché il mondo si sta autodistruggendo, a me non basta tirare a campare, voglio anche sapere perché c’è questo non-senso. Non solo, ma essendo credente, mi chiedo anche perché nella Scrittura è stato scritto a quel modo, cioè perché il creato è stato destinato a non avere senso.

La nota di uno studioso, mentre commenta quel versetto dice: “Questo termine indica l’incapacità di raggiungere un traguardo o uno scopo. A causa del peccato dell’uomo, Dio ha maledetto l’universo fisico (Genesi 3:17-19). Attualmente nessun lembo del creato adempie pienamente il proposito originario di Dio.” (MacArthur).

Le note dei teologi devono a loro volta essere tradotte in linguaggio corrente. Danno sempre per scontato che tutti possano capire subito il loro linguaggio religioso. Quando dice “peccato dell’uomo” proviamo a pensare che esisteva un tempo in cui l’uomo era vicino a Dio (che ricordo è un Essere, una Persona e non un concetto) e poi ha deciso di allontanarsi da Lui. Questo è quello che in modo semplice si intende per “peccato originale”: aver scelto l’allontanamento da Dio e aver cercato la propria autonomia senza più Lui.

Ora se in Dio eravamo in uno stato di crescita, che ci avrebbe portato ad un modo di essere completo (che possiamo chiamare “eternità”, ma non sottilizziamo sui termini), è logico che uscendo da quel “programma” dovremmo sostituirlo con un altro, altrimenti se ci fosse andato bene quello, saremmo rimasti come eravamo, giusto?

Però che succede? Ci guardiamo attorno e….  dov’è il nuovo programma che pensavamo di trovare? Che strano.. non c’è. Non c’è niente. Letteralmente niente.

Ad essere precisi, se prima in Dio potevamo chiamare quel progetto: “crescita verso la vita eterna” (non ci soffermiamo sulle parole), adesso siamo nel suo opposto, ovvero “decrescita verso la morte”. Infatti se prima esisteva una direzione, una speranza, adesso non c’è più né direzione né speranza, e l’unica cosa che possiamo contemplare è la nostra morte. Morte vera, fisica, di tutto. L’uomo muore, non c’è niente da fare. Anche il sole ha una durata, lunghissima ma ha comunque un termine di tempo, poi non ci sarà più. Per questo quella Scrittura dice: “Il creato è stato condannato a non aver senso, non perché l’abbia voluto, ma a causa di chi ve lo ha trascinato.” (Rom 8:20 – TILC). Infatti non è che il mondo abbia voluto divenire “non-senso” da solo, ma lo è diventato a causa della scelta di chi lo abitava e aveva il compito di governarlo; cioè dell’uomo, che ha fatto cattivo uso della sua libertà.

E’ come quando un ragazzo scappa di casa: pensa di poter fare tutto e meglio di come fanno i genitori e di gestirsi una vita migliore. Poi appena fuori dalla famiglia realizza che non ha cibo né protezione e finisce spesso “in bocca al leone”.

Ebbene la notizia nuda e cruda è questa: tutti noi, per una serie di motivi condivisibili o meno, siamo realmente nel non-senso: spaesati, persi in un sistema ostile senza significato, che chiamiamo vita o realtà, ma di cui tutto sommato non sappiamo niente, se non che è pieno di sofferenza solitudine e... governato dalla morte.

Se ci ostiniamo a contemplare noi stessi in questo stato di cose, resteremo sempre nel nulla.

L’unica possibilità che abbiamo per trovare il significato della vita è nella memoria. Più che un trovare si tratta di un ri-trovare.

Non la memoria di qualche esperienza di qs brevissima vita, ma la memoria di noi come umanità, che –almeno a leggere la Bibbia- suscita in noi la nostalgia di un tempo in cui non eravamo come siamo ora. Rivivere questa memoria significa anche rivivere un trauma rimosso. Non è facile può causare dolore, colpa, se continuiamo a farlo nell'autonomia della nostra sola persona. Ci vuole la compagnia e la presenza autorevole di qualcuno che come un padre ci accompagni in modo che il ricordo non ci faccia più male del nostro stesso presente attuale.

Non eravamo così soli, nella morte inevitabile, ma eravamo con una Persona vivente e potente (Dio) che ci stava facendo crescere verso una Vita ancora nascosta ai nostri occhi e che forse abbiamo perduto.

O forse no? Potremmo non averla perduta? Ecco il vero dubbio esistenziale che ci dovremmo porre.

Vorrei sospendere ogni mio commento per riportare la lettura del capitolo da cui ho tratto il versetto iniziale, cioè la lettera ai Romani, cap.8 da cui si può capire che possiamo ritornare con questo Dio che perdemmo.

Certo chi non è pratico sbufferà subito per i termini religiosi usati, ma proviamo a leggerla con l’intelligenza di chi veramente vorrebbe capire come stanno le cose viste dalla parte di questo Dio sconosciuto. Chissà magari può aiutarci a ritrovare il senso della vita, tornando a una speranza.

CLICCA E LEGGI Romani 8:1-39

Romani 8:1 Ora dunque non c’è più nessuna condanna per quelli che sono uniti a *Cristo Gesù. 2 Perché la legge dello Spirito, che dà la vita per mezzo di Cristo Gesù, mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3 Per togliere il peccato, Dio ha mandato suo Figlio in una condizione simile alla nostra di uomini peccatori, e ha condannato il peccato. In questo modo Dio ha compiuto quel che la *legge di Mosè non poteva ottenere, a causa della debolezza umana; 4 e noi ora possiamo adempiere quel che la Legge comanda, e lo possiamo perché non viviamo più nella debolezza, ma siamo fortificati dallo Spirito. Quelli che si lasciano guidare dallo Spirito si preoccupano di quel che vuole lo Spirito. Quelli che si lasciano guidare dalla propria debolezza cercano di soddisfare il loro egoismo. 6 Seguire l’istinto egoistico conduce alla morte, seguire lo Spirito conduce alla vita e alla pace. Perché quelli che seguono le inclinazioni dell’egoismo sono nemici di Dio, non si sottomettono alla legge di Dio: non ne sono capaci. Essi non possono piacere a Dio, perché vivono secondo il proprio egoismo. 9 Voi, però, non vivete così: vi lasciate guidare dallo Spirito, perché lo Spirito di Dio abita in voi. Ma se qualcuno non ha lo Spirito donato da Cristo, non gli appartiene. 10 Se invece Cristo agisce in voi, voi morite, sì, a causa del peccato, ma Dio vi accoglie e il suo Spirito vi dà vita. 11 Se lo Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, lo stesso Dio che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche a voi, sebbene dobbiate ancora morire, mediante il suo Spirito che abita in voi. 12 Fratelli, noi siamo dunque impegnati non a seguire la voce del nostro egoismo, ma quella dello Spirito. 13 Se seguite la voce dell’egoismo, morirete; se invece, mediante lo Spirito, la soffocherete, voi vivrete. 14 Infatti quelli che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio sono figli di Dio. 15 E voi non avete ricevuto in dono uno spirito che vi rende schiavi o che vi fa di nuovo vivere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di Dio che vi fa diventare figli di Dio e vi permette di gridare «Abbà», che vuol dire «Padre», quando vi rivolgete a Dio. 16 Perché lo stesso Spirito ci assicura che siamo figli di Dio. 17 E dal momento che siamo suoi figli, parteciperemo anche dell’eredità che Dio ha promesso al suo popolo: saremo eredi insieme con Cristo perché, se soffriamo con lui, parteciperemo anche con lui alla gloria. 18 Io penso che le sofferenze del tempo presente non siano assolutamente paragonabili alla gloria che Dio manifesterà verso di noi. 19 Tutto l’universo aspetta con grande impazienza il momento in cui Dio mostrerà il vero volto dei suoi figli. 20 Il creato è stato condannato a non aver senso, non perché l’abbia voluto, ma a causa di chi ve lo ha trascinato. Vi è però una speranza: 21 anch’esso sarà liberato dal potere della corruzione per partecipare alla libertà e alla gloria dei figli di Dio. 22 Noi sappiamo che fino a ora tutto il creato soffre e geme come una donna che partorisce. 23 E non soltanto il creato, ma anche noi, che già abbiamo le primizie dello Spirito, soffriamo in noi stessi perché aspettiamo che Dio, liberandoci totalmente, manifesti che siamo suoi figli. 24 Perché è vero che siamo salvati, ma soltanto nella speranza. E se quel che si spera si vede, non c’è più una speranza, dal momento che nessuno spera ciò che già vede. 25 Se invece speriamo quel che non vediamo ancora, lo aspettiamo con pazienza. 26 Allo stesso modo, anche lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza, perché noi non sappiamo neppure come dobbiamo pregare, mentre lo Spirito stesso prega Dio per noi con sospiri che non si possono spiegare a parole. 27 Dio, che conosce i nostri cuori, conosce anche le intenzioni dello Spirito che prega per i credenti come Dio desidera. 28 Noi siamo sicuri di questo: Dio fa tendere ogni cosa al bene di quelli che lo amano, perché li ha chiamati in base al suo progetto di salvezza. 29 Da sempre li ha conosciuti e amati, e da sempre li ha destinati a essere simili al Figlio suo, così che il Figlio sia il primogenito fra molti fratelli. 30 Ora, Dio che da sempre aveva preso per loro questa decisione, li ha anche chiamati, li ha accolti come suoi, e li ha fatti partecipare alla sua gloria. 31 Che cosa diremo dunque di fronte a questi fatti? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32 Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi; perciò, come potrebbe non darci ogni cosa insieme con lui? 33 E chi potrà mai accusare quelli che Dio ha scelti? Nessuno, perché Dio li ha perdonati. 34 Chi allora potrà condannarli? Nessuno, perché Gesù *Cristo è morto, anzi è risuscitato e ora si trova accanto a Dio, dove sostiene la nostra causa. 35 Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse il dolore o l’angoscia? La persecuzione o la fame o la miseria? I pericoli o la morte violenta? 36 Perciò la Bibbia dice: Per causa tua siamo messi a morte ogni giorno e siamo trattati come pecore portate al macello. 37 Ma in tutte queste cose noi otteniamo la più completa vittoria, grazie a colui che ci ha amati. 38 Io sono sicuro che né morte né vita, né *angeli né altre autorità o potenze celesti, né il presente né l’avvenire, 39 né forze del cielo né forze della terra, niente e nessuno ci potrà strappare da quell’amore che Dio ci ha rivelato in Cristo Gesù, nostro Signore. (Versione TILC)

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