Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

IL MOBBING SUL LAVORO - Quando andare a lavorare fa star male

"Psicoflash" di Gabriella Ciampi - psicologa psicoterapeuta - 7-9-12

 

Il mobbing (dall’inglese mob = attaccare, aggredire in massa)[1]

 

consiste in tutta quella serie di comportamenti aggressivi attuati dal datore di lavoro (mobbing “verticale”) o da colleghi (m. “orizzontale”) con l’obiettivo di distruggere psicologicamente un lavoratore fino a portarlo alla decisione di licenziarsi (o trasferirsi di ufficio o comunque andarsene in qualunque modo).

Da sempre sul posto di lavoro si subisce qualcosa da parte di superiori o colleghi ma certamente c’è un limite. Quale è? Come faccio a capire se effettivamente qualcuno mi sta facendo violenza psicologica? Esistono dei criteri oggettivi osservabili non legati alla sensibilità o al parere soggettivo delle persone?

 

Ø  QUANDO SI TRATTA DI  MOBBING?

Uno psicologo tedesco,  Harald Ege, per primo nel 2002 ha pubblicato un metodo per il riconoscimento del mobbing e dei suoi danni tramite il riconoscimento di 7 parametri (il cosiddetto "metodo Ege 2002" [2]).

Le azioni attraverso cui si manifesta il mobbing ( azioni che mette in atto il mobber ) possono essere di vario tipo : continue critiche, umiliazioni e rimproveri anche davanti ai colleghi, assegnazione di compiti dequalificanti, ripetuti trasferimenti ingiustificati, sottrazione delle condizioni e degli strumenti necessari per svolgere i propri compiti, assenza di consegne o di lavoro in modo da non avere nulla da fare per tutto il tempo, controllo esasperato ed eccessivo, negazioni di permessi prima concessi senza problemi, diffusione di maldicenze, esclusione dalle attività sociali come le feste aziendali o riunioni.

Quando un lavoratore nota questi atteggiamenti nei propri confronti, quando questi fatti accadono con una frequenza significativa, vale a dire anche ogni settimana, significa che sta subendo una violenza psicologica.

 

Ø  EFFETTI DEL MOBBING

Le conseguenze di una persecuzione di questo tipo sul lavoro sono notevoli. A livello psicologico subentrano un calo dell' autostima, ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi psicosomatici, per citare i sintomi più comuni , a cui si aggiungono anche difficoltà relazionali con amici, in coppia e in famiglia.

Chi subisce azione di mobbing NON DEVE SCORAGGIARSI E DEPRIMERSI. Questo stato d’animo depresso, il senso di incapacità, impotenza, sono la conseguenza dello stress subìto sul lavoro, non sono la causa. Se siete oggetto di violenza psicologica sul lavoro non dipende dal vostro carattere o da una vostra incapacità personale di fronte all’aggressività del mobber. Studi recenti hanno dimostrato che essere vittima di mobbing non è in relazione con il carattere o la posizione del lavoratore: chiunque può essere oggetto di mobbing, non raramente si tratta di persone brillanti e capaci, anche a livello alto di ruolo.

 

La vittima deve attivarsi, lottare, reagire e sapere come muoversi. Vediamo cosa si può fare.

 

Ø  COME DIFENDERSI?

Stabilito che non bisogna arrendersi alla violenza psicologica subìta, esclusa la scelta di dare le dimissioni – cosa che verrebbe in seguito vissuta come una vera e propria sconfitta a danno della propria autostima – ci si può organizzare per una lotta studiata e finalizzata a denunciare ciò che si subisce e ad ottenere una rivincita.

Alcuni passi importanti e necessari da compiere possono essere i seguenti:

1-     PARLARE AI RESPONSABILI DEL PERSONALE DELL’AZIENDA perché prendano provvedimenti e, se non si ottiene ascolto, rivolgersi a loro in forma scritta (ultima alternativa è quella della via legale)

2-     PRENDERE NOTA DELLE SITUAZIONI problematiche scrivendo giorno, ora e persone coinvolte

3-     TENETE UN RESOCONTO DELLE CONSEGUENZE PSICO-FISICHE che sono insorte in relazione a queste situazioni (il mobbing può causare sintomi psichici come ansia, depressione, attacchi di panico, oppure fisici come insonnia, emicrania, cefalea, dolori muscolari,  palpitazioni cardiache, acidità gastrica, tremori, mancanza d’appetito, appetito eccessivo, problemi nella sessualità).

-          Queste note costituiranno la documentazione utile nel caso si voglia fare in seguito una richiesta di risarcimento dei danni psico-fisici.  

4-     CERCARE DEGLI ALLEATI TRA I COLLEGHI, parlare con loro per capire chi sarebbe disposto a testimoniare, e con gli altri non coinvolti  per far conoscere la propria situazione e raccogliere solidarietà

5-     Rivolgersi ed ISCRIVERSI AD UN’ASSOCIAZIONE CONTRO IL MOBBING, apolitica e asindacale. Questo fa sentire meno soli e in qualche modo accompagnati in questo percorso di denuncia che sarà una battaglia lunga e sofferta.

In Italia non vi è ancora una legislazione precisa contro il mobbing ma gli atti di mobbing possono rientrare nei reati penalmente perseguibili (per esempio come abuso di potere, minacce, violenza privata, diffamazione, calunnia, lesioni personali, etc) o negli illeciti amministrativi ( demansionamento, dequalificazione, etc.); perciò è necessario documentare nel modo migliore possibile le azioni mobbizzanti di cui si è vittima.

In Germania ci sono centri di ascolto cui rivolgersi in caso di molestie morali nelle aziende ed è previsto il prepensionamento a carico dell’azienda per i lavoratori riconosciuti vittime di mobbing. In Svezia c’è la prima legislazione che riconosce il mobbing come reato. Gli Stati Uniti hanno una legge molto severa sulle molestie sessuali sul lavoro ma un po’ meno su altri tipi di vessazioni.

 

Infine ricordiamo che il mobbing è riconosciuto come malattia professionale dall’INAIL ed è indennizzabile ai sensi dell’art. 13. del D. Lgs 38/2000.

 

Consigli più dettagliati e utili si possono trovare sul web nel decalogo del Dott. Pasquale Salvatore, sotto il titolo “Consigli pratici per resistere al mobbing e non farsi travolgere da esso”

 

 

Correlazioni cristiane:  IL DIAVOLO PERSEGUITA LE ANIME? - di RR

 

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"Per chiarimenti sul contenuto, approfondimenti o domande, potete scrivere all'indirizzo mispic2@libero.it  specificando nell'oggetto "Domande alla psicologa". La d.ssa Ciampi sarà lieta di rispondere"-

 

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[1]

Il termine mobbing è stato coniato agli inizi degli anni settanta dall'etologo Konrad Lorenz per descrivere un particolare comportamento aggressivo tra individui della stessa specie con l'obbiettivo di escludere un membro dello stesso gruppo.

[2]

Harald Ege- La valutazione peritale del danno da Mobbing - Giuffré - Milano, 2002

 

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