Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

INGRESSO DI GESU’ E NOSTRA GIUSTA REAZIONE -13

APPLICAZIONE IN UN PASSO DEL VANGELO DI QUANTO ABBIAMO APPRESO

di Renzo Ronca  (con il supporto della psicologa G. Ciampi per alcuni termini specifici)

16-2-12

 

Giovanni 10
1 «In verità, in verità vi dico che chi non entra per la porta nell'ovile delle pecore, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Ma colui che entra per la porta è il pastore delle pecore. 3 A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori. 4 Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5 Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei».

(SEGUITO)

Quando si fa sera i pastori radunano le pecore e le mettono nell’ovile, nel loro recinto protetto. Non possono uscire fino al mattino, ma possono riposarsi tutte riunite in un unico gruppo. Il recinto non è costruito a caso ma ha uno spazio per incanalare le pecore per la tosatura, per la mungitura, per ripararle dalle intemperie; ha anche un ingresso solido ben costruito. A noi possono sembrare tutte uguali ma per il pastore che le conosce da quando sono nate, ogni pecora ha una comportamento caratteristico ed un nome. Anche le pecore si abituano al loro pastore: ne conoscono il passo, la voce, gli orari di quando entra e di quando va via. Sanno che i suoi incitamenti sono per il loro bene ed ubbidiscono perché le conduce in ampi pascoli dove l’erba è fresca e buona. Tra pecore e pastore insomma si instaura un buon rapporto di fiducia e d’amicizia.

 

Diverso invece è il comportamento delle pecore quando si avvicina un malintenzionato. Sentono un odore diverso, vedono che passa da un’altra strada, magari scavalca il recinto perché non sa come aprirlo. Intuiscono che non è l’ora del pascolo ed avvertono nei suoi modi furtivi il pericolo, per questo si stringono ancora di più cercando di farsi coraggio a vicenda.

 

Un gregge è sinonimo di un gruppo di persone (come in una comunità religiosa) che seguono il loro pastore.

Ma anche una sola persona, un individuo, ha nella sua mente tanti pensieri che hanno bisogno di essere guidati, proprio come le pecore di un gregge.

 

Torniamo alla nostra piccola trattazione; osserviamo ancora la fig.30;  “noi siamo ciò che abbiamo coscienza di essere” abbiamo detto la volta scorsa, dunque nello schema a spirale sentiamo di essere la zona B (la coscienza) , dove è in atto una nuova nascita (NN) per lo spazio dato al seme di Dio che comincia a manifestarsi.

fig.30

 

 

 

D’altra parte esistono due atre zone (fig. 32 – A: il passato inconscio – C: il futuro in cui Dio è presente)   di cui non abbiamo coscienza diretta, ma che in qualche modo possono influenzare la nostra coscienza tentando di portarci ora verso l’alto (C), ora verso il basso (A).

 

Fig. 32

 

Ora le frasi che abbiamo letto sopra di Giovanni 10 ci illuminano su diverse riflessioni:

 

 

Facciamo l’ipotesi che la zona grigia B (coscienza in cui cerca di manifestarsi la nuova nascita in Cristo Gesù) sia il nostro ovile in cui le pecore (i nostri pensieri) riposano e si raccolgono di notte prima di uscire nei pascoli.

Quando il nostro Pastore Gesù entra nel recinto (ovvero quando la “nuova nascita NN” si manifesta alla nostra coscienza) i nostri pensieri non si spaventano, anzi si assoggettano ordinati a questa Guida che entra. I nostri pensieri già conoscono il Cristo cioè il Verbo, il Logos, la Parola, perché è da Lui che arrivammo alla vita e se noi siamo è per la Parola vivente, principio della Vita:

Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta  - (Giovanni 1:1-5)

Ecco dunque che i nostri pensieri riconoscono la Parola-Gesù come loro Principio, come loro Pastore, e Lo accolgono.

 

I pensieri in fondo cosa sono? Impulsi, abbozzi di idee, lampi di nozioni, modelli in formazione, frecciate di ideali, aperture che possono diventare attività concreta. E’ l’immagine in piccolo della creatività di Dio. Noi siamo ad immagine di Dio. E’ per questo che i ns pensieri, creati da Dio, riconoscono Dio e si mettono calmi in ordine: perché “Dio è un Dio di ordine di pace” e i ns pensieri, ciò che scaturisce dal nostro essere pensante, Lo conosce ed è da Lui conosciuto; e Gli è sottoposto in una perfezione infinita.

 

Torniamo alla frase inziale:

A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce….

 

Negli ovili non c’è il portinaio, Gesù si riferisce a qualcosa di più profondo. Tutti noi abbiamo un portinaio nella mente, un vigile, un poliziotto che è a guardia della nostra porta, del nostro cuore. E’ una specie di supervisore che controlla ciò che entra e ciò che esce. Forse è una parte legata alla legge, alla ragione, alla logica. Ebbene, anche questa parte di severo controllo forse “legalistico”, si apre a Gesù. Gesù infatti è colui che ha adempiuto alla Legge, passando sulla croce.

Ecco che allora il portinaio e le pecore (nostro supervisore e i nostri pensieri) si aprono a Gesù e Lo seguono.

Giovanni 10:3  ….ed egli chiama le proprie pecore per nome

 Il rapporto con Dio non è mai di classe ma sempre personale. Anche i nostri pensieri sono tutti contati e ben conosciuti da Dio. In Lui infatti il pensiero diventa creazione. Che il Signore chiami i ns pensieri per nome significa che Lui è il Signore anche dei pensieri, che sa dare loro un nome, ovvero un senso, un verso, una finalità.

Giovanni 10:3  ….e le conduce fuori.

 “Condurre fuori” è importante. E’ la liberazione. I pensieri escono dal loro recinto dove erano raccolti. Escono da ciò che è limitato per entrare in uno spazio senza più quel limite. Escono da B per entrare in C (fig.30). Significa che i nostri pensieri possono vivere in Dio (li chiama per nome) e attraverso la giusta porta possono entrare nel “cortile dell’eternità” se così possiamo chiamarlo.

La porta per passare è Gesù stesso, come dice al v.7  “…io sono la porta delle pecore”. Significa che tutti quei pensieri che riconoscono Gesù come Signore possono passare in nome Suo nei grandi spazi dell’eternità.

Se allora la maggior parte dei nostri pensieri riconosce Gesù come Signore, allora tutta la nostra coscienza (B) lo riconoscerà; vale a dire come già dicemmo, che la nuova nascita NN è cresciuta ed è diventata tutta la zona B. In pratica noi ci identifichiamo con quei pensieri che passando per Cristo entrano in C. Se i pensieri vanno nell’eternità, allora sono come quelli di Gesù risorto; se noi ci identifichiamo in essi, allora per fede, già adesso abbiamo parte di noi nell’eternità. Lo Sp Santo dunque, che è come un Gesù vivente e presente, ci permetterà di passare attraverso la porta tra B e C. Quindi vivremo coscienti di essere terreni B, ma consapevoli di essere per fede anche in C, nell’eternità di Dio, in nome di Gesù, per mezzo dello Spirito santo che ci fa da tramite.

Tra la coscienza B e la zona celeste C che in qualche modo ci permea, esiste allora una specie di scambio in cui Dio stesso come Spirito Santo, fa da traduttore e regolatore delle dimensioni del linguaggio delle profondità e dei contenuti:

A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. (1Corinzi 2:10) 

Giovanni 10:4 Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.

Quando i pensieri vengono “liberati” dal loro recinto delimitato, tenderebbero a sparpagliarsi. Il nostro vigile portinaio non ce la farebbe più a controllarle, ed è qui che il buon Pastore sa prendere la guida di ciò che ama, di quei pensieri-pecore che sono come una parte di sé: Egli va davanti a loro.

Allora apriamo anche noi la nostra mente! Pensiamo a quando Gesù tornerà! Noi saremo liberati da questo “corpo di morte” (Rom 7:24) e saremo trasformati in un corpo risorto. Ma come conosceremo la via nel cielo? Gesù è la nostra via perché andrà davanti a noi in uno spazio ed in un tempo che non sappiamo ma che Lui sa perché anche quelli sono create da Lui e a Lui sottoposti. 

Giovanni 10:5 Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei».

Sempre osservando le fig.30 e 32 vediamo che l’influsso della zona A, non sarà più troppo manipolato dall’ingannatore perché proprio la nuova nascita NN dentro la coscienza B,  entrando in contatto con la parte superiore celeste dove opera direttamente Dio, darà un segnale d’allarme. Il portinaio non aprirà la crescita NN della nuova nascita a richiami diversi da quella “voce-Verbo-Parola” che ha imparato a riconoscere.

Ma perché allora molti seguono gli inganni di Lucifero?

Perché non c’è stata questa nuova nascita. Non essendo in loro la presenza dello Spirito di Dio vivo che cresce, ecco che non hanno i mezzi per discernere il bene dal male. Saranno sempre convinti di fare il loro bene, solo che non sapranno equipararlo al Bene di Dio che è un Amore diverso, non possessivo, un amore che apre, che solleva, che libera.

Dio chiama per nome quelli che sono Suoi; significa che non chiama ciò che non è Suo. I pensieri che vengono da Dio son pieni di pace, ordinati, sano seguire il Signore, stanno dietro di Lui, non cercano di passarGli avanti, non sono ribelli, non si inventano nuove strade.

Ci sono molti spiriti che si agitano attorno a noi e dentro di noi, chi li potrà domare, ordinare, aprire per dar loro cibo e vita se non il Signore?

Affidiamoci allo Spirito Suo dunque e preghiamoLo perché faccia nascere in noi questa nuova vita.

 

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