Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

 SUICIDIO: INGANNO DELL’UOMO E DOLORE DI DIO -  2 parte

 

 

 

 

Gesù, il Signore, tutto questo lo sapeva bene, proprio per questo è venuto: per liberarci da questo inganno; ed è per questo motivo che sulla croce non accusa i suoi assassini ma li perdona “perché non sanno quello che fanno.”[1]

Il giudeo che non riconosce il Messia (e dunque non è rinato nella consapevolezza di essere lui stesso Figlio di Dio) non può far altro che applicare la legge ed uccidere chi trasgredisce la legge facendosi “simile a Dio”; dal suo punto di vista c’è una logica seppure sbagliata.  Ma il cristiano, come noi diciamo di essere, non può condannare. Può piangere per le empietà del mondo,  può soffrire… può pregare... può testimoniare l’amore del Cristo… ma non può condannare. Il credente maturo sa che l’uomo non deve condannare nemmeno se stesso[2].

Chi pensa che morire sia l’unica soluzione, vive una realtà manipolata e distorta dal diavolo; è stretto nell’angolo come un animale ferito impaurito e minacciato; i suoi occhi vedono una porzione ristrettissima fissa davanti a sé, senza luce alcuna; e le sue orecchie non odono altro che un infinito urlo di dolore. E’ una persona ingannata dalle suggestioni del maligno, che amplifica il senso di colpa; una persona lacerata da anni dentro al cuore… A volte è il disperato gesto inconsulto contro la società contro i genitori, contro la persona amata che non lo ama più… contro una vita che gli sembra cattiva…

Noi ci riferiamo soprattutto a quelle persone che arrivano a questi terribili pensieri per motivi esistenziali dopo lotte estenuanti e lunghe depressioni. Queste persone sentono la loro vita insopportabile. Il maligno può attivare tutta la sua potenza omicida. In questo inganno vedono il morire come una scappatoia al dolore. Un dolore che non si sanno spiegare: alzarsi è soffrire, parlare è soffrire, compiere i gesti di ogni giorno è uno sforzo doloroso come scalare la montagna più alta del mondo. No, non direi a queste persone:. “non devi farlo se no vai all’inferno” perché l’inferno per loro è il vivere di tutti i giorni; e se anche Dio li accusa, allora cosa rimane? Di sensi di colpa ne hanno già abbastanza, saranno schiacciati definitivamente. Non possono avere consapevolezza né di inferno né di paradiso. E nemmeno si possono  presentare loro lunghi ragionamenti che spiegano la teologia della vita…

A queste persone doppiamente giudicate, da se stessi e dalla morale comune, vorrei dire una parola d’incoraggiamento: mai il Signore mi è stato vicino e mi ha amato come in quel periodo in cui avevo la morte a due passi e vi pensavo tutti i giorni. Se sono qui a parlarvi è perché Egli non mi si è rivelato col giudizio o con la regola d’accusa, ma perché si è ricordato di me e mi ha semplicemente amato. Con la Sua sola presenza mia ha strappato dalla morte, perché si è interessato a me, mi è venuto vicino; nessun altro lo fece.

Chi sta male ha bisogno di fatti e presenza reale, non di filosofie. 

Una delle cause principali del suicidio è la mancanza d’amore e le delusioni di vario genere provate nel passato. A questi cuori non servono parole, ma gesti colmi d’amore, anche in silenzio.

Ci sono silenzi che traboccano d’amore.

Uno è la preghiera d’intercessione silenziosa, dentro al nostro cuore. Il Signore che l’ascolta sempre saprà come renderla benefica.

Un altro esempio? Beh, scusatemi ma mi viene in mente un cane che avevo. Alle volte preso dalla  malinconia sedevo su un muretto, smarrito, l’espressione cupa. Rambo, così si chiamava, non è mai stato un cane furbo, abbaiava anche quando non serviva e faceva molti danni, ma se lo chiamavo per rimproverarlo non scappava, veniva ubbidiente e subiva passivamente le mie urla e persino qualche calcio. Eppure, quando mi vedeva seduto in quel modo, sul muretto, pur essendo di taglia grande e molto esuberante, si avvicinava facendosi piccolo piccolo e si metteva silenzioso vicinissimo a me. Trovava sempre la maniera, magari strisciandomi la gamba o il gomito col suo muso, di farmi capire che lui era lì e mi voleva bene. Ogni volta che lo ricordo mi commuovo, mi manca tanto. Ecco, se fossi capace farei così anch’io con chi è abbattuto: non come chi elargisce dall’alto un gesto da protagonista, o parlando assume toni solenni ed autoritari, ma con una presenza discreta, silenziosa, da servitore, forse un poco arruffone alle volte, ma testardamente deciso ad esserti vicino quando stai male.

(continua)

 

Puntata precedente  - Puntata successiva

 

INDICE "NO-SUICIDIO"    -    HOME

 

 


 


[1] Questo a scanso equivoci non significa che Dio perdona tutti, ma è la preghiera del Signore che sa distinguere le azioni fatte per inavvertenza o ignoranza. Un esempio per noi.

 

[2] A me poi pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppure da me stesso (1 Cor 4:3)

Questo sito ed ogni altra sua manifestazione non rappresentano una testata giornalistica - vedi AVVERTENZE