Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

VORREI AIUTARE UN’AMICA DEPRESSA, COME POSSO FARE?

Dal punto di vista religioso c’è a volte un “intoppo di fede” da scoprire in chi è depresso, ma guai all’improvvisazione fraterna nell’aiuto, che può generare danni peggiori

di Renzo Ronca - 5-4-11

 [imm da salute.pourfemme]

 

 

 

DOMANDA: Una mia amica è praticamente bloccata da una forte depressione, vorrei aiutarla, avresti qualche consiglio pratico da darmi?

 

RISPOSTA: Cara lettrice, le depressioni come saprai sono di innumerevoli tipi ed in base alla gravità è quasi sempre consigliabile il parere di un bravo specialista.

Per molti la depressione è una malattia strettamente fisica che nulla a che vedere con l'anima e la fede, e certo vi saranno molti casi così (ad esempio una fisiologica carenza di sostanze nel nostro corpo che si può correggere abbastanza facilmente) ma io ho le mie idee e penso che nella depressione più che mai, molto dipenda  da un sano rapporto con Dio in un passaggio delicatissimo tutto da scoprire, che può farti crescere oppure bloccarti nella sofferta ribellione. Molto dipende dalla nostra maturità. L'intervento medico può arrotondare, perfezionare certi parti del corpo e della mente, ma queste devono comunque prima essere inquadrate in una logica di fede, d'amore e speranza. Questo anche quando la logica e la speranza sembrano venire meno. La depressione in certi casi può essere anche l'occasione vincente di una nuova visione della vita.

Dunque posso parlarti esclusivamente della mia esperienza diretta dal punto di vista personale e cristiano, riferendomi ad un solo aspetto particolare di depressione nei riguardi dello spirito. Ovviamente rimane solo una mia opinione. Facendo allora la sola ipotesi di una depressione per motivi esistenziali, per una persona che era o è credente e che arriva a perdere la speranza e mette in dubbio la fede, direi che se vuoi aiutarla devi cercare di rispondere ad una domanda: “quale è l’intoppo di fede che si è verificato in questa persona?”. Infatti chi ha fede, teoricamente dovrebbe vivere sereno nella grazia e nella lode a Dio per la consapevolezza di essere stato salvato. Se ciò non avviene al punto tale da ammalarsi è perché c’è stato proprio “un intoppo”. Questo ha causato la perdita dell’acqua dello Spirito, così la pianta della sua anima si sta ripiegando su se stessa.

E' molto probabile che vi sia un combattimento in atto tra un inganno (che non viene da Dio) e l'azione salvifica di Dio stesso che agisce in profondità con molta forza per eliminare questa parte estranea. Non è per niente facile estirparla perché questa parte estranea, di origine maligna, si maschera perfettamente come fosse parte del carattere della persona; per questo la persona la difende invece di combatterla.

 

Il più delle volte  è un indurimento (anche involontario) del cuore che non accetta qualcosa [parlo sempre di un tipo specifico di depressione, non sono tutte così ovviamente]. Può essere un fatto inaccettabile, il non voler perdonare, una mancanza di umiltà, l’orgoglio.. è comunque un irrigidimento al presente, alla vita, all’azione educatrice dello Spirito Santo. Tutto questo non sempre è consapevole e magari questa persona si sente in ottimi rapporti con Dio; è solo che “da un certo orecchio non ci vuole proprio sentire”. Magari soffre moltissimo, realmente, a rischio perfino della propria vita, ma non riesce a cedere, non prende in considerazione l’idea di cedere; non vede proprio l’azione educatrice di Dio. Nasce dunque una specie di lotta interiore tra lui e Dio. Lo spirito di questa persona vorrebbe seguire la voce dello Spirito di Dio ma la volontà razionale esercita un controllo completo su corpo e spirito così forte da impedire il completo abbandono dell’anima a Dio. Anzi la sofferenza stessa è vista certe volte come una punizione ingiusta, immeritata, e si può arrivare perfino ad un rifiuto di Dio che "la manda".  L’azione razionale è in grado anche di non rendere cosciente la voce di Dio che spiega ed educa. In questo modo, anche se questa persona è credente, la nuova nascita, il processo di trasformazione si ferma ad un certo stadio e non va più avanti. Non si realizza in pratica l’esortazione di Romani 12:2 E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio.”  

Dio non ci chiede una blanda fede generica ma avendo dato tutto se stesso, fino alla morte, desidera da noi un abbandono completo d’amore a Lui. Molti lo amano sinceramente, ma al dunque dicono: “so da solo quello che sono e quello di cui ho bisogno”. Questo atteggiamento un po’ superbo non permette loro di gustare la benignità di Dio; Lo tengono lontano e non si lasciano trasformare né la mente né le azioni, anzi Gli resistono come a un nemico. La depressione esistenziale in certi casi dunque è come un braccio di ferro. Nell’indurimento si può arrivare fino alla balena del profeta Giona: quando l’anima si rende conto delle profondità buie che può toccare senza Dio, allora finalmente si arrende all’Eterno, Lo invoca e viene subito salvata.

Da questa angolazione dunque, e solo per certi specifici casi, la depressione può anche essere un mezzo di salvezza e di crescita. Un “cuocere nel suo brodo” fino a che è necessario. So per esperienza personale che Dio conosce perfettamente il limite di ognuno di noi, avendoci creati Lui stesso; ci conosce molto meglio di quanto ci conosciamo noi. Sa fino a che punto può arrivare ad "incidere con il suo bisturi" per la nostra salvezza senza farci veramente del male.

Come dicevo prima ci sono dei peccati così radicati, così incastonati che non si mostrano, che si confondono col nostro carattere, e solo con un certo tipo di prove e di sofferenza possono essere estirpati.

La depressione di questo tipo alle volte è come una cura di antibiotici che uccide molte cellule, ma se è condotta bene si interrompe subito appena sradicata l’infezione vera. Forse rimane un po’ di stanchezza, una certa debolezza, ma almeno la vita vera è salva.

 

Chi crede veramente non si irrigidisce, non punta i piedi, non contesta, non vuole gestirsi, non si dispera per ciò che non ha; nemmeno se la sua mente gli dice che ciò che non ha è terribile; perché se la tua mente carnale ti dice una cosa, la mente perfetta di Dio ne sa più della tua mente carnale e Lui sa cosa è bene per te. Ora è bene aspettare in silenzio la grazia di Dio anche nelle prove. Quando qualcuno perde la speranza o non accetta la volontà di Dio (per quanto amara gli possa sembrare) in fondo è come se continuasse a gestire se stesso o le sorti degli altri e non desse sufficiente spazio a Dio di operare. Anche se non se ne rende ben conto, questo tipo di persona “preferisce” soffrire invece di cedere al presente. Nel presente del credente, dove il nostro “io” è domato dalle prove e dai deserti, si manifesta sempre la grazia di Dio; perché nulla siamo e nulla ci è dovuto; e per l’amore di Dio, tutto concorre al nostro bene e a quello del prossimo, anche un calice amaro quando Dio vuole.

 

Se vuoi  aiutare la tua amica depressa, per prima cosa devi pregare da sola, per lei. E’ sempre bene pregare per chi è ammalato.

 

Per un aiuto più ravvicinato, con interventi diretti, direi di andarci molto cauti. Occorrono preghiere mirate e competenti con una presenza regolare e continuità di fede da chi non comunichi ansie o problemi psicologici di vario genere. Non preghiere blande o generiche ma la richiesta specifica al Signore che ti indichi prima di tutto se è bene che tu faccia qualcosa (tu e non per esempio uno specialista); secondariamente, in caso affermativo, chiedere al Signore uno spirito di discernimento per comprendere qual è “l’intoppo” di cui abbiamo parlato. In terzo luogo chiedere allo Spirito Santo che ti evidenzi le Scritture adatte da meditare assieme a lei, aspettando, senza forzare, che la tua amica comprenda il suo punto debole da rafforzare. Quarto, aiutarla a pregare in quel senso (non il tuo senso, non il suo, ma quello di Dio).

 

Data la complessità di questo intervento di tipo spirituale, per non fare danni (è facilissimo farne) sconsiglio vivamente di fare questa cosa da soli.

La depressione è una malattia molto complessa, che tutti credono di capire, ma per tanti versi ancora poco conosciuta. Il depresso, di tutto ha bisogno meno che dell’improvvisazione. L’intervento, anche di brave persone ma non addentro ai rischi del caso, può provocare gravissimi danni, a volte irreparabili quando ad esempio si medita il suicidio. Non basta la buona volontà dunque, ma ci vuole una attenta preparazione ed una fede sana.

 

Se proprio si vuole tentare questo tipo di intervento è importante essere almeno in due e di questi due, almeno uno dovrebbe essere un anziano di chiesa, di provata fede ed equilibrio.

 

Mi hai detto che tu stessa hai avuto ed hai ogni tanto motivi di grande sofferenza e senti molto la solitudine. E’ anche per questo che mi permetto di insistere nel caso che tu volessi proseguire per questa strada di aiuto per la tua amica, di non seguire solo l’impulso istintivo dell’amore fraterno, ma di contattare prima un pastore o un anziano e sentire se lui è d’accordo ad operare con te, dopodiché  tu dovresti seguirlo.

 

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