MATTEO 25 - "LA PARABOLA DEI TALENTI PROPRIO NON LA DIGERISCO" - SPIEGAZIONI - di Renzo Ronca - 29-4-20

 

DOMANDA: Leggo la Bibbia da tanto tempo ma la parabola dei talenti proprio non la digerisco…

 

RISPOSTA: Aver letto tutta la Bibbia non significa molto. C’è gente che la sa a memoria, ma non riesce a penetrare oltre le parole. Anche Satana la conosce benissimo: nelle tentazioni a Gesù nel deserto non solo la cita a memoria, ma la applica con una logica razionale quasi “perfetta” infatti dice: Matteo 4:6 «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: "Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra"». Il suo problema (di Satana), è che pur conscendo mnemonicamente non sa coniugare l’insieme della Scrittura biblica, perché il suo contenuto (della Scrittura) è basato su una conoscenza e rispetto diversi, che lui (Satana) non può avere. Infatti Gesù così rispose: 7 Gesù gli rispose: «È altresì scritto: "Non tentare il Signore Dio tuo"». La chiave è quel “È altresì scritto”, cioè “è anche scritto:…”. Infatti la Scrittura “fallisce” se la usi come dei tasselli senza vita incastrati uno all’altro (come gli scribi e i farisei usarono citare la Legge); invece la Scrittura “funziona” quando è la sapienza di Dio (donata per grazia), che lega ed armonizza tra loro tutti i singoli tasselli-versetti-passi-parabole-insegnamenti.

 

Tenendo presente questo, con la mente rivolta al Signore che ci ama e ci insegna quello che per noi è bene, veniamo alla parabola dei talenti di cui hai chiesto.

Il commento che hai elaborato penso che dovrebbe essere rivisto. Prima si deve ben comprendere il significato di quello che viene detto, poi una volta sicuri di questo, si applica il ragionamento per elaborare. Vediamolo con calma:

 

Matteo 25:14 «Poiché avverrà come a un uomo il quale, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì. 16 Subito, colui che aveva ricevuto i cinque talenti andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri cinque. 17 Allo stesso modo, quello dei due talenti ne guadagnò altri due. 18 Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò a fare una buca in terra e vi nascose il denaro del suo padrone. 19 Dopo molto tempo, il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro. 20 Colui che aveva ricevuto i cinque talenti venne e presentò altri cinque talenti, dicendo: "Signore, tu mi affidasti cinque talenti: ecco, ne ho guadagnati altri cinque". 21 Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". 22 Poi, si presentò anche quello dei due talenti e disse: "Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". 23 Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". 24 Poi si avvicinò anche quello che aveva ricevuto un talento solo, e disse: "Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25 ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; eccoti il tuo". 26 Il suo padrone gli rispose: "Servo malvagio e fannullone, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con l'interesse. 28 Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. 29 Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. 30 E quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti".

 

1) Matteo 25:14 «Poiché avverrà come….

a) Attenzione a quel «Poiché…” - Il Poiché è una prosecuzione di cose che stava dicendo, o una conseguenza. Una frase che inizia con “poiché” non può stare da sola, ma va conosciuto sempre ciò che ha determinato il motivo del “poiché”.

b) e poi “…avverrà come…” – Avverrà (futuro) sta parlando non di una situazione presente al tempo di Gesù, reale, ma di una profezia che riguarda un tempo futuro (il rapimento dei credenti e il ritorno di Gesù Cristo). Avverrà…come… il come indica un esempio. Gesù si serviva di esempi, di parabole per spiegare in modo facile dei concetti molto difficili.

c) L’antefatto del poiché, se vedi il cap.25 di Matteo dall’inizio, è niente meno che la parabola delle dieci vergini.[1] Questa parabola è tra le più importanti per quanto riguarda il ritorno di Gesù ed il rapimento dei credenti. Adesso non l’approfondirò perché richiede tempo, ma appena possibile potresti cercare di studiarla perché è davvero importante per il ns futuro, e non è stata ancora compresa bene.[2]

La conclusione del poiché –sempre nel capitolo 25 di Matt- sta nell’altra colonna della profezia di Gesù Cristo, ovvero nel “giudizio contro le nazioni” che avverrà al Suo ritorno. Infatti il v.31 e 32, cioè quelli subito dopo la fine del passo che mi hai mandato, dicono: Matteo 25:31 «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. 32 E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri.. Anche questo argomento non lo approfondiremo adesso, ma ci cerve per capire l’orientamento delle cose di cui Gesù sta parlando.  Tutto questo insomma ci serve per fare quell’esercizio fondamentale, per le interpretazioni delle frasi, che chiamiamo inquadratura dell’episodio. Tienilo sempre a mente.

 

2) Matt 25:14 «Poiché avverrà come a un uomo il quale, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni

L’esempio riguarda un uomo che doveva partire per un viaggio. Unendo questa parabola con quella delle dieci vergini con cui è collegata, si comprende che quest’uomo è Gesù stesso, che parte per un viaggio (dopo la morte/resurrezione torna alla casa del Padre), ma poi nel secondo avvento tornerà per il “giudizio contro le nazioni”. E tale giudizio inizierà “dalla sua casa”[3] Ovvero i credenti, ovvero in qs caso i Giudei stessi.

chiamò i suoi servi…  non si tratta di gente qualunque ma dei “servitori di Dio”, ai quali, consacrati come dovrebbero essere, è richiesta una speciale fedeltà.

affidò loro i suoi beni… Gesù fondò la Chiesa, ovvero un insieme di persone che nel corso dei secoli avrebbero continuato a credere e sperare in Lui. I “servitori” (preti, pastori, anziani, ecc.) avrebbero dovuto tenere bene questa “Chiesa”, per quale Gesù diede la vita. Quest’uomo insomma (Gesù) affidò loro ciò che aveva di più prezioso ed importante, quell’insieme di credenti chiamato Chiesa per cui aveva offerto se stesso fino alla morte. E scusa se è poco.

i suoi beni… deve essere chiaro che ciò che era stato affidato ai servitori, non apparteneva ai servitori, ma a quell’uomo (Gesù). La Chiesa è del Signore non appartiene al pastore o al prete, che dunque non ne può disporre come gli pare. Questo pure è un argomento che spesso pastori e preti sembrano dimenticare.[4]

 

3) Matt 25:15 A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì

Questo va capito bene: i talenti della parabola hanno un doppio significato: il denaro reale distribuito diversamente ai servitori e il talento naturale che le persone hanno dalla nascita. Qui ci interessa il secondo, ovvero le potenzialità che ogni servitore possiede in se stesso, non per la sua specifica bravura, ma per quanto ha messo Dio nel suo cuore dalla nascita. Che uno abbia il talento per la musica o per la matematica o altro, non dipende dalla sua bravura ma da come è nato. Chi dona i talenti è solo Dio, nessuno può gloriarsi né lamentarsi, perché è tutto rapportato ad un equilibrio perfetto, che nell’insieme e nel particolare ci può anche sfuggire.

 

4) Matt 25:16 Subito, colui che aveva ricevuto i cinque talenti andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri cinque. 17 Allo stesso modo, quello dei due talenti ne guadagnò altri due. 18 Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò a fare una buca in terra e vi nascose il denaro del suo padrone

I talenti che i servitori ricevono “devono fruttare”. Per capire il senso pensiamo sempre ai “servitori di Dio”: essi hanno ricevuto diversi gradi di apertura mentale, sapienza, conoscenza, intelligenza, discernimento, ecc. Ora PER TUTTI vale l’obbligo di curare il deposito prezioso che hanno ricevuto; non solo i talenti dunque, ma anche la Chiesa; cioè farla crescere ed edificarla con i mezzi che hanno ricevuto. Che allora sia un talento o cinque o cinquanta, vanno comunque “speso” per curare e far crescere il bene prezioso del Signore, cioè la Chiesa. Non è mai stata questione di quantità ma di qualità. La povera vedova che gettò uno spicciolo nel tesoro del tempio[5] aveva meno di un talento, ma lo offrì tutto per il tesoro del Signore. Esattamente il contrario di quello che fece il servitore che aveva un talento: 18 Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò a fare una buca in terra e vi nascose il denaro del suo padrone. Il suo errore è stato quello di nascondere il talento. Dio non distribuisce i talenti perché vengano nascosti (o uno o cento è lo stesso), bensì perché vengano usati per l’edificazione e la crescita del popolo del Signore: Luca 8:16 Nessuno accende una lampada e poi la copre con un vaso, o la mette sotto il letto; anzi la mette sul candeliere, perché chi entra veda la luce.

 

5) Matt 25:19 Dopo molto tempo, il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro.

Stiamo parlando sempre di uno che era il proprietario legittimo sia dei beni affidati ai servitori che dei servitori stessi. La parabola si riferisce al giudizio che il Signore farà al Suo ritorno. Come la Chiesa è del Signore, anche la stessa vita che noi pensiamo essere “nostra”, in realtà è di Dio; Lui ce l’ha affidata per un certo tempo, ma poi dovremo renderne conto davanti a Lui su come l’avremo “spesa”.

 

6) Matt 25:20 Colui che aveva ricevuto i cinque talenti venne e presentò altri cinque talenti, dicendo: "Signore, tu mi affidasti cinque talenti: ecco, ne ho guadagnati altri cinque". 21 Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". 22 Poi, si presentò anche quello dei due talenti e disse: "Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". 23 Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore".

E’ da notare come i due servitori siano gratificati e ricevano lo stesso premio, sia che abbiano guadagnato cinque (oltre ai cinque ricevuti) o due (oltre ai due ricevuti), perché in realtà hanno entrambi “raddoppiato” il “capitale” ricevuto. A rigore di logica anche quello che aveva ricevuto uno avrebbe potuto/dovuto ricavare uno (oltre all’uno ricevuto), cioè avrebbe potuto/dovuto raddoppiare il suo capitale.

 

7) Matt 25:24 Poi si avvicinò anche quello che aveva ricevuto un talento solo, e disse: "Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25 ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; eccoti il tuo".

La chiave per capire non sta nel talento ricevuto, ma nel ragionamento perverso che quest’uomo ha fatto in se stesso: “Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso” Il servitore descrive il padrone come «un opportunista crudele e spietato, che ‘semina e raccoglie’ ciò che non gli spetta di diritto. Questo servo indolente non rappresenta un vero credente [tanto meno un servitore di Dio con delle responsabilità per la Chiesa n.d.r.] dal momento che è ovvio come egli non abbia una vera conoscenza del suo padrone» (MacArthur).

 

8) Matt 25:26 Il suo padrone gli rispose: "Servo malvagio e fannullone, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con l'interesse.

Ora attenzione alla risposta del padrone: egli si serve delle stesse parole del servitore riproponendole, non perché siano vere, ma per giudicarlo dalle stesse sue parole, perché è come se dicesse: “visto che la pensi così, che per te sono uno cattivo che raccoglie dove non ha seminato, allora, a maggior ragione…  dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con l'interesse.”

 

9) Matt 25:28 Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti.

Nella parabola non c’è chi ha dieci talenti, ma è proprio l’uso di parole non applicate alla lettera che fa capire come Gesù stia facendo un esempio molto ampio.

 

10) Matt 25:29 Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.

Questa sembra una sentenza eccessivamente severa di un dio ingiusto, ma non è certo così. Dobbiamo ricordarci come dicemmo all’inizio della parabola, dell’inquadramento, della direzione del senso dell’insegnamento che sta facendo Gesù: 30 E quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". Gesù sta parlando di un giudizio che arriverà al momento del Suo ritorno. Le tenebre di fuori, dove sarà il pianto e lo stridor dei denti, è una espressione che chiude la parabola ma non il discorso che invece su un altro piano prosegue, come abbiamo accennato prima: 31 «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. 32 E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri..

 

CONCLUDENDO direi che il cap.25 di Matteo andrebbe letto tutto insieme: la parabola delle dieci vergini, quella dei talenti e "il giudizio contro le nazioni", quando il Signore tornerà (da non confondere con il giudizio universale, che avverrà dopo il millennio). Sullo sfondo del ritorno del Signore che giudicherà l'operato di ciascuno, tutti i credenti e soprattutto quelli che ricevono un incarico da Lui, devono prodigarsi perché ciò che Dio ha affidato loro con fiducia, non sia messo a poltrire dentro una buca, ma produca il suo giusto frutto, in base alla maturità di fede che ciascuno ha. Anche se la salvezza è per fede, dobbiamo ricordarci che il giudizio sarà per le opere; opere che avremo compiuto o anche non compiuto, infatti dice:  "Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato" (Giacomo 4:17).


 

 

 

 

 


[1] Matteo 25:1-13

1 «Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo. 2 Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute; 3 le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell'olio; 4 mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell'olio nei vasi. 5 Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono. 6 Verso mezzanotte si levò un grido: "Ecco lo sposo, uscitegli incontro!" 7 Allora tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade. 8 E le stolte dissero alle avvedute: "Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". 9 Ma le avvedute risposero: "No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene!" 10 Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa. 11 Più tardi vennero anche le altre vergini, dicendo: "Signore, Signore, aprici!" 12 Ma egli rispose: "Io vi dico in verità: Non vi conosco". 13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

 

[2] Per avvicinarsi alla parabola delle dieci vergini si può leggere prima la nostra pagina: LO SPOSO E LA SPOSA – RAPIMENTO VICINO – PREPARIAMOCI” in https://www.ilritorno.it/ULTIMI-TEMPI/107_sposo-a-rapim-prepar.htm -; e dopo anche l’altra ns pagina sulle NOZZE DELL’AGNELLO in Apocalisse in: https://www.ilritorno.it/ULTIMI-TEMPI/258_ap-67-nozze-rapim.htm

 

[3] 1Pietro 4:17 Infatti è giunto il tempo in cui il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio?

 

[5] Mar 12:41 Sedutosi di fronte alla cassa delle offerte, Gesù guardava come la gente metteva denaro nella cassa; molti ricchi ne mettevano assai. 42 Venuta una povera vedova, vi mise due spiccioli che fanno un quarto di soldo. 43 Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico che questa povera vedova ha messo nella cassa delle offerte più di tutti gli altri: 44 poiché tutti vi hanno gettato del loro superfluo, ma lei, nella sua povertà, vi ha messo tutto ciò che possedeva, tutto quanto aveva per vivere».

 

 

indice rifless. bibliche n. 2    -    Home