OGNUNO HA IL SUO DEMONE?   

Riflessione di R. Ronca  con un breve consiglio della psicologa G. Ciampi – 30-1-20

 

 

 

Secondo tradizioni più o meno veritiere si pensa che come esistano le gerarchie angeliche così esistano quelle demoniache. Senza entrare in qs approfondimenti, che spesso possono essere fuorvianti, vorrei solo riferirmi al detto generico, che si sente spesso, secondo cui in ognuno di noi “ha il proprio demone nascosto che può irrompere all’improvviso”. Vediamo se si può fare un ragionamento di fede abbastanza equilibrato.

 

Riflettevo su questa frase:

Matt 12:43 «Quando lo spirito immondo esce da un uomo, si aggira per luoghi aridi cercando riposo e non lo trova. 44 Allora dice: "Ritornerò nella mia casa da dove sono uscito"; e quando ci arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. 45 Allora va e prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, i quali, entrati, vi prendono dimora; e l'ultima condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa malvagia generazione».

 

Il centro dell’insegnamento potrebbe essere il senso di vuoto che si viene a creare. E’ una fase di passaggio forse necessaria, ma se non è accompagnata da un graduale riempimento di quel vuoto con qualcosa che dà una forte motivazione al vivere cristiano, uno può “tecnicamente” essere liberato tutte le volte che vuole, ma ricadrà sempre più pesantemente nella sua debolezza originaria.

 

Il “demone” allora non sarebbe tanto una carenza (che tutti possiamo avere) che magari non essendo curata ha generato una dipendenza deleteria (alcol droga gioco sesso furto ecc.), o una reazione istintiva pericolosa (raptus violento, omicidio, suicidio), quanto invece l’azione satanica che a questa carenza si va a sommare. Uno spirito maligno è una forza o anche una entità anti-vita che Satana, anti-dio per eccellenza, può gestire e potenziare contro di noi dopo averci messo alle corde.

 

Chi è uscito dal “dèmone” del sesso, della droga del suicidio sa perfettamente che nei momenti di crisi, in cui le sue difese e la sua vigilanza viene meno, si potrebbe riaffacciare prepotente lo stesso stimolo di prima. Ma non allo stesso modo: la gravità sta nel fatto che si potrebbe ripresentare in una forma molto più devastante. La speranza cioè la motivazione del vivere che ci sorreggeva, quando viene a mancare in modo brusco improvviso, ci sorprende, ci trova spiazzati, lascia quel pericoloso clamoroso inaspettato vuoto. Un vuoto immenso inconsolabile, senza più appigli. Questo è il momento del ritorno del “dèmone”.

 

Come fare allora? Perché Dio non ci libera in modo definitivo? Le risposte possono essere tante e non tutte addebitabili a Dio. Nel caso dell’apostolo Paolo ci fu una sua famosa lancinante “spina nella carne” che il Signore non gli tolse, ma volle lasciargli, e lui dovete imparare a conviverci. Addirittura sembra che fu per il suo stesso bene:

 

2 Cor 12:7 E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca. 8 Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me; 9 ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. 10 Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte.

 

Anche se la logica del discorso si può comprendere, resta comunque un meccanismo non facile da capire nel momento che accade. Forse abbiamo delle debolezze innate o degli istinti ereditati, che “esplodono”, su cui è bene lavorare, non so.

 

Io nel mio piccolo me lo spiego con uno stato di vigilanza, di all’erta, che è bene rimanga nel sottofondo del nostro quotidiano. Non solo rimanga, ma sia anche rafforzato, curato ogni giorno di più, visto che ci affacciamo agli ultimi tempi in cui Satana ce la metterà tutta per distruggere il popolo di Dio.

 

Sui modi per rafforzare la nostra vigilanza confidiamo in Dio perché non solo ci darà la forza al momento delle prove, ma anche susciterà i consigli di bravi fratelli e sorelle per il bene comune. Mi diceva infatti la ns sorella/psicologa Gabriella Ciampi:

«Io penso che sarebbe utile riflettere sul fatto che possiamo, se non evitare certi momenti difficili, almeno rallentare il momento dell' “esplosione " della rabbia per imparare a non reagire in modo istintivo e a non lasciarci trascinare dalle emozioni.

Non dobbiamo vedere questi comportamenti come una cosa innata immutabile. È un comportamento e come tale anche se fosse innato, un po' si può cambiare con delle strategie. Non basta reprimerlo ma va analizzato, già così perde potenza.»

 

 

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