IL SESTO COMANDAMENTO BIBLICO  NON UCCIDERE – Es 20:13 - da "AVVICINIAMOCI AI COMANDAMENTI BIBLICI IN MODO RAGIONATO" parte 31 - di Renzo Ronca – 29-3-19

 

 (segue)

Stiamo imparando ad addentrarci negli studi approfonditi delle parole originali ebraiche. La forma con cui vengono esposti questi studi potrà sembrarci pignola o esagerata, ma dobbiamo invece cogliere la serietà, fedeltà di un popolo che è nato proprio attorno alla prima rivelazione dell’Eterno. Un Dio che con loro ha istituito una relazione molto stretta, tanto da farvi nascere il Salvatore Gesù Cristo. Allora senza, diventare fanatici, farà bene anche a noi dare una maggiore considerazione all’approfondimento della Parola di Dio; e se per farlo potremo scorrere scritti rabbinici o di studiosi che attingono all’ebraico, ben vengano. Solo dopo, con la dovuta cautela, potremo riportare quei significati nella nostra lingua e cultura.

 

NUMERAZIONE DEI COMANDAMENTI – Può sorprendere il lettore di educazione cattolica la numerazione diversa dei comandamenti. Nei nostri scritti ci rifacciamo alla numerazione canonica così come si trova nella Bibbia, data da Dio,  non alla versione catechistica cattolica dove è stato cancellato il secondo comandamento e diviso il decimo per far tornare il conto di dieci. Maggiori chiarimenti sono nella parte 14: “IL SECONDO COMANDAMENTO – LA NUMERAZIONE DEI COMANDAMENTI – LA VERSIONE MNEMONICA CATTOLICA

 

NON ASSASSINARE

«Prima di tutto, questo Comandamento va enunciato nella sua forma più corretta: “Non assassinare”. L’ebraico ha לֹא תִּֿרְצָח (lo tirtsàkh). Il verbo רָצַח (ratsàkh), qui usato, è diverso dal verbo הָרַג (haràgh). Sebbene ambedue significhino “uccidere”, le sfumature sono ben diverse. […][1]

 

La Bibbia conferisce all’essere umano un grande valore vedendo in lui celata l’immagine di Dio in terra. […]  Chi uccide un essere umano ferisce l’immagine di Dio in terra. […] »[2]

 

 

ALCUNI RIFLESSIONI DI STUDIOSI RABBINI

«D-o disse ad Israele: la Mia nazione non sarà assassina. Non unitevi e non entrate in società con assassini, per paura che i vostri figli imparino i modi di coloro che spargono sangue. È proprio a causa del peccato dello spargimento di sangue che la spada della guerra raggiunge il mondo (Targum Yonatan).

Un’anima che non si può riportare in vita, perché si dovrebbe distruggere? Una candela, che non si ha il potere di riaccenderla, perché si deve spegnere? O assassino! Tu puoi nasconderti dall’occhio umano, ma non puoi nasconderti dalla visione di D-o che tutto pervade! La vittima innocente è destinata a trovarsi davanti al tribunale celeste per puntare il dito accusatore verso il suo assassino. L’uomo condannerà il suo uccisore di fronte a D-o che condannerà l’assassino alle fiamme della Gheenna (Midrash Asseret HaDibberot).

Il sesto Comandamento, Tu non ucciderai, corrisponde al primo Comandamento Io sono il Signore tuo D-o.[3] L’assassino viene considerato come se danneggiasse D-o stesso, come se lo sfidasse, in quanto uccidendo l’uomo è come se uccidesse l’immagine stessa di D-o. Questa idea viene chiaramente espressa dal seguente verso: chiunque sparga il sangue dell’uomo, il suo sangue sarà sparso dall’uomo; perché a Sua immagine, D-o creò l’uomo (Genesi 9:6).

Sèder Eliyahu Rabbà spiega la vicinanza tra il comandamento tu non ucciderai e Onora tuo padre e tua madre: ciò allude alla persona ricca che si rifiuta di aiutare i genitori anziani. D-o lo considera uguale ad un assassino che uccide i suoi genitori a poco a poco.[4]

R’ Avraham Yitzchak Bloch di Telshe offre un’analisi penetrante della natura unica dei Dieci Comandamenti: perché la proibizione contro l’assassinio è inclusa nei Dieci Comandamenti che vengono dati soltanto ad Israele? L’assassinio non è forse un crimine universale per il quale anche i non Ebrei sono responsabili? Infatti il divieto di omicidio è una delle sette leggi di Noè.[5] In risposta a questo dobbiamo capire che il concetto ebraico di assassinio è molto più sottile e onnicomprensivo della definizione universale. La legge di Noè vieta solo il togliere la vita, ma la proibizione della Torà allude anche ad altre cose, come:

Il Talmud (Bava Metzia 58b) afferma che chiunque imbarazza pubblicamente il suo simile, viene considerato come se avesse sparso del sangue in quanto, a causa della vergogna provata, il sangue defluisce dal suo viso. L’uomo che assale con la forza una donna fidanzata o sposata è considerato un assassino, come dicono le Scritture questo caso è simile a quello dell’uomo che si scaglia contro il suo prossimo e lo uccide (Deuteronomio 22:26). Un ospite è responsabile del viaggiatore che lascia la sua casa, e deve provvedere a lui con provviste sufficienti ed una buona scorta per paura che il viaggiatore cada preda della fame. L’ospite che non adempia ai suoi obblighi è descritto dalla Torà come uno che sparge sangue (Deuteronomio 21:17; Sota 45b -46b). Un ebreo che causa la perdita dei mezzi di sussistenza di un altro si considera come se l’avesse ucciso (Yevarnot 78b). Il Talmud (Sota 22b) ragiona su un verso in Proverbi 7:26 che introduce un’altra dimensione del concetto ebraico di assassinio: poiché egli ha gettato via vari corpi; si riferisce allo studente immaturo che non ha raggiunto un adeguato livello di saggezza osando emettere decisioni rabbiniche; ed il numero delle sue vittime trucidate è enorme, si riferisce allo scolaro maturo che è qualificato per prendere decisioni ed insegnare Torà ma si rifiuta di farlo. Entrambi commettono crimini contro la gente ed "uccidono", uno attivamente e l’altro passivamente. Tutti questi crimini e molti altri sono inclusi sotto il concetto Tu non ucciderai, sebbene, evidentemente non causino direttamente la morte.»[6]

 

«L’IO SONO E I DIECI COMANDAMENTI

 

Siamo nella seconda tavola dei Dieci Comandamenti, quella che regola i rapporti orizzontali tra le persone. Secondo la tradizione le due tavole vanno lette accostandole, in quanto i comandamenti sono in relazione a due a due e si spiegano reciprocamente, quindi il primo e il sesto e così fino al quinto con il decimo. Se ciò è vero il “non uccidere” viene collegato con “l’IO SONO” del primo dei dieci comandamenti. Ciò perché l’omicida dimentica l’identità della singola persona, l’IO SONO di questa, e la considera generalizzata, spersonalizzata. I nazisti attribuivano ai detenuti dei campi di concentramento un numero che identificava la persona e al contempo ne cancellava il nome, l’identità. Ma ogni uomo ha scritto sul proprio viso la sua unicità ed in questa racchiude l’insieme dell’umanità. Ogni essere umano, quale che sia il colore, la religione o la nazionalità, discende dallo stesso uomo, ma al contempo è unico. Unicità e uguaglianza: il razzismo è impensabile. L’IO SONO non può esistere senza il TU, l’uomo non esiste che in rapporto all’altro, sono due entità inseparabili pur restando separate. Ma questa separazione deve essere colmata dalla PAROLA altrimenti si cade nella violenza.» (da http://qarev.com/il-sesto-comandamento/)

 

 

IL SUICIDIO COME UCCISIONE DI SÉ

Un discorso a parte merita l’uccisione di sé, il suicidio. Abbiamo sviluppato parte di questo tema in un dossier separato.[7] 

Satana è l’assassino fin dal principio (Giov 8:44b) e tenta di distruggere l’uomo con qualsiasi mezzo, per esempio usandolo per uccidere altri uomini, ma anche spingendolo ad uccidere se stesso, in modo da poterlo accusare nel giudizio perché è andato contro il comandamento.

L’ingannatore dopo aver tolto tutti gli appigli possibili che danno speranza, in una situazione sempre più “socialmente senza futuro” come quella che incontriamo in qs ultimi tempi, cerca di portare l’uomo al massimo della disperazione e di abbatterlo nella sua debolezza e lontananza da Dio. Chi cede a qs tentazione vive un insieme di emozioni e confusioni e patologie difficili da schematizzare e valutare. A volte si tratta di una vittima la cui fede in Dio (e dunque anche in se stesso) si è indebolita sempre più fino ad entrare nella patologia. Spesso è ingannato convinto che morire sia fare il suo “bene” per far cessare un “male” oscuro doloroso e insopportabile che lo sta consumando. Altre volte si tratta di persone non credenti che, lucidamente, per vari motivi,  sopravanzano la sovranità  di Dio e prendono da soli il potere di darsi la morte.

Ma solo a Dio è riservato questo terribile potere su un corpo un’anima che Gli appartengono e che  in un certo senso “ci ha dato in prestito”. Nel progetto di Dio la vita terrena non è lo stadio finale, ma solo un pellegrinaggio in vista della vita eterna. Il “peccare” è l’uscire volontariamente da questo progetto. “Ecco, tutte le anime sono mie; tanto l'anima del padre come l'anima del figlio sono mie. L'anima che pecca morirà.” (Ezechiele 18:4).

Chi uccide se stesso agisce come un dio sul proprio corpo (spirito anima corpo) decidendo di togliergli la vita, ma potrà uccidere solo l’involucro.[8] Se questi fosse un credente cristiano, caduto per un qualche motivo, il suo peccato forse sarebbe quello di aver cercato di impedire lo svolgersi della modalità di salvezza come Gesù aveva pensato per lui. Non sappiamo il peso individuale che il Signore valuterà di questo gesto, né sappiamo cosa succederà dopo, quello che sappiamo è che in ogni caso la sua anima andrà comunque al cospetto dell’Eterno.

 

(continua) 

 


 

[1] 

Verbo הָרַג (haràgh). Si tratta dell’uccidere da parte di diversi soggetti:

1.      L’uomo. “Quando il faraone udì il fatto, cercò di uccidere Mosè”. – Es 2.15.

2.      Dio. “Sterminerò il giudice e ucciderò tutti i suoi prìncipi, con lui’, dice il Signore”. – Am 2:3.

3.      Un animale. “Mandò contro di loro leoni che uccisero molta gente”. – 2Re 17:25, PdS.

4.      Una forza della natura. “Uccideva la loro vite anche con la grandine e i loro sicomori con i chicchi di grandine”. – Sl 78:47, TNM.

5.      Metaforicamente. “Il cruccio non uccide che l’insensato” (Gb 5:2); “Il pervertimento degli insensati li uccide”. – Pr 1:32.

·        Verbo רָצַח (ratsàkh). Si tratta del commettere un omicidio:

1.      Per caso. “Rifugio all’omicida che avesse ucciso il suo prossimo involontariamente”. – Dt 4:42.

2.      Con premeditazione. “Non assassinare”. Es 20:13, TNM.

3.      Per vendetta. “Se il vendicatore del sangue trova l’omicida fuori dei confini della sua città di rifugio e l’uccide, il vendicatore del sangue non sarà responsabile del sangue versato”. – Nm 35:27.

   Si vede da tutta questa casistica come i due verbi ebraici non possano essere sempre tradotti in italiano allo stesso modo. Dio, ad esempio, uccide i colpevoli ma non li assassina. Anche un fulmine o una bestia feroce uccidono, ma non assassinano. Quello che noi chiamiamo omicidio volontario è un assassinio. Il boia che esegue una pena di morte di certo uccide ma non commette un assassinio. Nel caso del sesto Comandamento, il divieto riguarda l’assassinare. Non si tratta di essere oltremodo pignoli. Se, infatti, ci accontentiamo del “non uccidere”, dovremmo dire che Dio lo infrange, perché, di fatto, uccide i malvagi. Migliore quindi la traduzione “non assassinare”. (Da http://www.biblistica.it/wordpress/?page_id=727)

 

[2]

 Da http://www.biblistica.it/wordpress/?page_id=727

 

[3]

Queste corrispondenze tra i vari comandamenti sono molto importanti. Per gli studiosi sono cose abbastanza scontate, ma noi dobbiamo imparare un poco alla volta strada facendo. Come infinite sono le profondità gli spazi e gli aspetti le simbologie nello studio del santuario di Mosè, così  nei comandamenti è importante anche la forma, la disposizione le relazioni. L’idea delle due tavole di pietra speculari e la disposizione dei singoli comandamenti viene da Dio non dall’uomo, ha un senso preciso che va studiato, per questo la loro modifica, o peggio, la cancellazione di del 2 la divisione del 10, (come avvenuto ad opera dei cattolici)  determina uno squilibrio generale molto grave su tutti i credenti. Come vedremo tra poco in “l’Io sono e i dieci comandamenti”, dobbiamo immaginarci le tavole (osservate l’immagine riportata ad inizio pagina in alto) con 5 comandamenti fissi da una parte e 5 fissi dall’altra. Si leggono al contrario, cioè partendo da destra in alto (1 tavola, 1 comandamento), poi scendendo sempre a destra fino al  5 comandamento. Poi si passa a sinistra in alto (6 comandamento) e si scende a sinistra verso il basso fino al 10. Osservandoli mettendoli di fronte a due a due come in uno specchio, si comprende perché i rabbini abbiano scritto qui: “Il sesto Comandamento, Tu non ucciderai, corrisponde al primo Comandamento Io sono il Signore tuo D-o” (n.d.r.)

 

[4]

(Nota nel testo riportato) «Il Midrash Asseret HaDibberot osserva che dopo avere comandato ai figli di onorare i genitori, la Torà mette in guardia contro il troppo zelo. Un figlio troppo devoto potrebbe dire: "Poiché devo onorare i miei genitori è mio dovere uccidere chiunque li disonori!" Pertanto la Torà avverte Tu non ucciderai. O forse il figlio zelante direbbe: "questo criminale ha fatto vergognare i miei genitori, quindi lo metterò in imbarazzo seducendo sua moglie". Pertanto la Torà comanda Tu non commetterai adulterio. Un figlio devoto potrebbe anche dire: "quest’uomo ha recato disgrazia ai miei genitori, devo vendicarli danneggiando la sua proprietà". Pertanto la Torà comanda Tu non ruberai. In fine il figlio cattivo dirà: "devo vendicare i miei genitori testimoniando il falso contro colui che li ha danneggiati". Pertanto la Torà avverte Tu non recherai falsa  testimonianza contro il tuo vicino.»

 

[5]

LE SETTE LEGGI DI NOE’ - Secondo la tradizione ebraica, le sette leggi di Noè sono i principi fondamentali sui quali si deve basare ogni societa’ civile e ogni regola di convivenza che ciascun uomo deve assolutamente osservare. Si tratta di un argomento in genere poco conosciuto. Elia Benamozegh, uno dei maggiori maestri del pensiero ebraico in Italia del 1800, ha sviluppato il tema della religione universale del noachismo. Gli Ebrei sono spesso stati accusati di avere una legge, la Tora’, fatta solo per israeliti e di aver "dimenticato" tutto il resto dell’umanita’. Niente di piu' sbagliato: secondo l'ebraismo infatti D-o , prima della Tora’, diede al mondo leggi che tutti i popoli devono seguire se vogliono considerarsi civili. Ma pochi lo sanno e per una semplice ragione: quel tanto che conosciamo infatti del codice di Hammurabi, di quello ittita o dei codici assiri, lo dobbiamo alla circostanza che si sono conservate le antiche tavolette e le steli sui quali furono scolpite le leggi dei singoli codici; non vi e’, invece, alcun testo originale delle leggi di Noe’ ne’ si e’ mai parlato di una sua eventuale esistenza. Le fonti piu’ antiche in cui si faccia menzione di queste leggi sono quelle talmudiche, fonti orali che si cominciarono a trascrivere solo all'inizio dell'era volgare: la Tosefta’ (discussione rabbinica) attribuita a Chiya bar Abba', nato verso il 160 e. v., e’ il primo libro di halacha’ a delineare le sette leggi. Secondo l’insegnamento dei rabbini del Talmud, queste sette leggi non solo in realta’ sono sette regole, ma ognuna di esse comprende un intero ambito di leggi che vengono codificate in 66 precetti. Sono cioe’ sette canoni che riguardano il vivere e il convivere civile. Non bisogna cadere nell’equivoco di confrontare i 613 precetti per gli ebrei con i sette precetti noachidi, perche’ da un lato abbiamo 613 precetti particolari comprendenti anche leggi su purita’ e ritualita’ che gli ebrei devono seguire per svolgere il lavoro al Bet Hamikdash, mentre i 66 precetti noachidi riguardano i rapporti umani e le relazioni sociali. Si dice che ci sia stato il diluvio universale perche’ gli uomini avevano disatteso queste leggi e Noe’, subito dopo il diluvio, le abbia codificate. Tali norme dunque sono state istituite agli albori della civilta’ e sono le prime operanti nel mondo. Secondo la datazione che si ottiene dalla Tora’ il codice di Hammurabi, quello ittita e i codici assiri sono tutte leggi posteriori, e tutte si rifanno in parte alle leggi di Noe’. Ricordiamoci che Hammurabi visse circa all'epoca di Abramo, cioe’ dieci generazioni dopo Noe’.

Qui presentiamo in breve le leggi "noachidi" con alcune derivazioni:

1) Non commettere furti
Non commettere rapina. Non spostare una pietra confinaria. Non frodare. Non rifiutare di pagare una somma dovuta. Non far pagare un prezzo eccessivo. Non concupire. Non desiderare la roba d’altri. Il lavorante non mangi e non porti a casa il frutto del suo lavoro. Non rapire. Non fare uso di falsi pesi e misure. Non possedere falsi pesi e misure.

2) Costituire tribunali
Si nominino giudici e guardie in ciascuna citta’. Si trattino le parti in causa imparzialmente di fronte alla legge. Si verifichi con diligenza la testimonianza di un teste. Non vi sia deliberata cattiva amministrazione della giustizia da parte della Corte. Non accetti il giudice somme o doni da una della parti in causa. Non favorisca il giudice la parte in causa che sia povera, per compassione. Non oda il giudice una delle parti in causa in assenza dell’altra. Non vi sia discriminazione da parte del giudice nei confronti dello straniero e dell’orfano. Non venga nominato un giudice che abbia scarsa conoscenza della legge. La Corte non metta a morte un innocente. Non si incrimini alcuno sulla base di prove indiziarie. Nessuno faccia giustizia da se’, uccidendo l’esecutore di un delitto capitale. Sia resa testimonianza presso la Corte. Non si faccia falsa testimonianza.

3) Non commettere omicidio
Mettere in salvo una persona perseguitata. Non restare impassibili davanti al sangue di colui che si potrebbe salvare da pericolo mortale.

4) Non avere rapporti sessuali illeciti
Un uomo non deve avere rapporti sessuali ne’ con sua madre, ne’ con la sorella della madre, ne’ con un altro uomo, ne’ con la moglie di un altro uomo. Ne’ l’uomo ne’ la donna devono accoppiarsi con le bestie. Non si deve indulgere in comportamenti provocanti che possano condurre a un’unione proibita. Non sia castrato alcun maschio, ne’ uomo ne’ animale.

5) Non smembrare un animale vivo
Non ci si cibi della parte staccata di un animale vivo. Non ci si cibi di un animale smembrato da vivo, anche se e’ ormai morto. Non si deve commettere crudelta’ verso gli animali. Non si deve rimanere insensibili di fronte alla crudelta’ di altri verso gli animali. Non si deve bere il sangue di alcun animale, ne' uccidere animali per scopo ludico o sportivo. Non si deve rimanere insensibili di fronte alla preparazione del proprio cibo.

6) Non commettere idolatria
Non si nutra il pensiero che esista altra divinita’ al di fuori del Signore. Non si intagli immagine alcuna. Non si facciano idoli per uso altrui. Non ci si inchini davanti a un idolo e non si facciano libagioni o sacrifici, ne’ si bruci incenso davanti a un idolo. Non si facciano passare i figli attraverso il fuoco del culto del Moloch. Non si pratichi l’Ov e l’Iddeoni’, cioe’ non si pratichino certe forme di magia.

7) Non bestemmiare
Non profanare il nome di D-o.

Da quanto leggiamo nelle leggi di Noè, possiamo dedurre che queste leggi pongono il noachismo e l'ebraismo su un piano paritario, il che garantisce a tutti i popoli di entrare nel novero dei giusti, e di avere il diritto al Mondo a Venire. (Tratto da http://www.mamash.it/leggi_noe.htm )

 

[6]

Tratto da: “Le dieci parole” di Aseret Hadibberot in http://www.e-brei.net/uploads/Shavuoth/10comandamenti.pdf

 

[7]

Abbiamo realizzato un dossier limitato ed una parte più completa in un libro in cui vengono aggiunti diversi scambi mail con chi ci ha scritto chiedendo opinioni in merito. Il dossier (PDF) è: SUICIDIO: INGANNO DELL’UOMO E DOLORE DI DIO; il libro (sempre PDF) è PIC 6  alle pag 179-267.

 

[8]

Matt 10:28 “E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna.” (solo Dio ha il potere di far perire anima e corpo).

 

 

 

 

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