DIO LIBERA GLI AFFLITTI MEDIANTE LA LORO AFFLIZIONE - di Renzo Ronca - 7-2-19

 

 

 “15 Dio libera gli afflitti mediante la loro afflizione e apre i loro orecchi mediante la sventura. 16 Egli vuole sottrarre anche te dal morso dell'avversità, per portarti in un luogo ampio senza restrizione, con una tavola imbandita piena di cibi succulenti.” (Giobbe 36:15-16 ND)

 

Altre volte ho incontrato la frase difficile sopra riportata, che Eliu dice a Giobbe e mi ha suggerito varie prospettive.[1] Oggi vorrei prenderla “di petto”.

“Dio libera gli afflitti mediante la loro afflizione e apre i loro orecchi mediante la sventura.”  Che significa? Che vuol dire? Il Signore ci manderebbe le sofferenze per poi liberarci dalle stesse sofferenze? Non sembra molto logico per un Dio d’amore e di giustizia. Evidentemente c’è qualcosa di più elevato che non riusciamo subito a cogliere. La volontà di Dio è sempre buona ed è sempre un bene per noi; infatti nel passo che abbiamo preso in questione dice: “Egli vuole sottrarre anche te dal morso dell'avversità”. Quindi il punto fermo di partenza è la volontà liberatoria di Dio. Lui ci vuole liberare “dal morso dell’avversità ND”, “dalle fauci della distretta” NR, “dal morso dell'angustia” CEI. L’avversità l’angustia la distretta sembrano simboleggiati al mordere di una bestia feroce, dalle sue fauci cioè dalla sua bocca pronta a divorare… Sembra una condizione umana terribile che ci circonda e che tenta di distruggerci. La vita terrena in effetti, se ci pensiamo bene senza addolcimenti, dopo l’allontanamento dall’Eden è veramente così drammatica; le predicazioni “buoniste” nascondono la realtà delle cose: la nostra vita terrena infatti è sempre sotto la minaccia continua della morte, prima spirituale poi fisica. E’ così dall’ionzio9, da quando l’uomo si allontanò da Dio.

Non è Dio che l’abbia allontanato dall’Eden senza motivo: l’uomo aveva inglobato in se stesso una radice perversa contro Dio, incompatibile con la purezza dell’Eden basata sulla fiducia in Dio, per cui l’uomo si è estromesso da solo, da quel sistema di vita e di crescita; ed è entrato poi in un altro sistema in un altro regno in cui il nuovo suo signore che comanda è Satana, una creatura distruttiva, il cui fine non è la nostra vita eterna ma la nostra morte eterna. Queste cose vanno dette con chiarezza.

Ora questa belva feroce è sempre acquattata e pronta a divorarci, per questo gli inviti alla vigilanza sono continui nella Bibbia: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare” (1Pietro 5:8).

Tuttavia non dobbiamo avere paura: per quanto feroce, questo essere maligno è stato già vinto dal Signore Gesù; e Gesù, unico nostro intercessore presso il Padre, ha ottenuto protezione per noi (non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Giov 17:15).   Per questo non dobbiamo temere se manteniamo la nostra fiducia in Dio.

Comunque in certi casi Dio può permettere delle prove. La prova (che viene da Dio) non è una tentazione (che viene dall’ingannatore), ma è una controllata difficoltà momentanea, a cui possiamo e dobbiamo resistere (“sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi.” Giacomo 4:7).

Questa difficoltà può essere  anche difficile e sofferta da noi, e Dio può lasciare che avvenga per diversi motivi: a) per rafforzarci, affinché diventati più forti possiamo a nostra volta aiutare gli altri; b) per correggerci, affinché cambiamo per il nostro bene un indirizzo mentale che non è giusto; c) per motivi che non sempre ci è dato conoscere al momento ma che hanno comunque un senso buono, ben al di sopra dei nostri pensieri limitati.

             Nel caso di Giobbe sappiamo della “disputa nel cielo”;[2] ma NOI lo sappiamo, perché la Scrittura ce lo dice; Giobbe non lo sapeva (e a quanto possiamo capire non lo seppe nemmeno nel resto della sua vita terrena).

L’accusa di Satana contro Giobbe è l’accusa di Satana contro tutti gli uomini. Il ragionamento di Satana ha una sua logica seppure perversa: egli in pratica dice: “gli uomini sono stati infedeli e hanno seguito me e così resteranno; sono ribelli traditori, sempre pronti a rinnegarti come accadde già con Adamo ed Eva. Essi non meritano la salvezza. Se a volte ti sembrano buoni e fedeli è solo perché sanno bene e tu li proteggi, ma se le cose cominciano ad andare male per loro, ti si rivolteranno senz’altro contro”. In questo contesto Dio, che invece mostra fiducia nell’uomo (Giobbe in qs caso), permette a Satana una certa “persecuzione limitata”, vale a dire tentazioni fino ad un certo punto, per dimostrare che l’uomo ha comunque una sua volontà, una sua intelligenza e una fede rapportata alle sue capacità.

Queste prove non sono una regola uguale per tutti: Dio ci ha dato dei talenti (Matt 25:14-30), ed è quindi sulla quantità e qualità dei nostri talenti che siamo in grado di dare risposte positive: a chi è dato di più sarà chiesto di più a chi è dato di mento sarà chiesto di meno, ma tutti abbiamo qualcosa di specifico da elaborare e far fruttare.

             Nel nostro caso, seguendo il ragionamento del giovane Eliu a Giobbe, non viene preso in esame il perché Dio permettesse quelle prove, quasi a scusarsi di fronte al dito puntato di Giobbe, ma il senso del suo discorso ha anche il fine del perfezionamento di Giobbe; perfezionamento che viene dall’alto e deve restare elevato anche nei significati e nei temi :  “un uomo di perfetta scienza è qui con te.” (Giob 36:4b).  

Eliu prosegue: “5 Ecco, Dio è potente, ma non disprezza alcuno; è potente nella forza della sua sapienza. 6 Egli non lascia vivere il malvagio e rende giustizia agli oppressi. 7 Non distoglie i suoi occhi dai giusti, ma li fa sedere per sempre con i re sul trono; così sono messi in alto”

Questa dunque è la tendenza dell’Eterno: ELEVARE L’UOMO. Ma l’elevazione va accanto all’umiltà che deriva dalla fede:

“8 Se però sono legati in catene e trattenuti in lacci di afflizione, 9 allora mostra loro le opere loro e le loro trasgressioni, perché si sono insuperbiti. 10 Egli apre così i loro orecchi alla correzione e li esorta ad allontanarsi dal male. 11 Se ascoltano e si sottomettono, finiranno i loro giorni nel benessere e i loro anni nelle delizie; 12 se però non ascoltano periranno per la spada, moriranno senza conoscenza” 

La prova in qs prospettiva ha un suo significato, infatti mostrerà nei fatti, tramite il nostro comportamento, quello che veramente c’è in noi. A volte la prova dura, quando è persistente, serve a mettere in luce le radici umane più profonde non del tutto “santificate”, come la superbia, che in misura diversa costituisce con l’orgoglio e l’individualismo il retroterra psicologico di TUTTI noi. La superbia è il primo peccato di Lucifero, è quello che ci ha trasmesso in una specie di “modifica del DNA” quando i nostri progenitori lo seguirono. “Beati i miti perché erediteranno la terra” (Matt 5:5) ma i superbi e gli orgogliosi non erediteranno nulla al ritorno del Signore. E’ proprio per farci ereditare delle ricchezze future, e dunque grandi benedizioni, che Dio ci prova al fine di migliorarci. Per capire le prove occorre guardare molto lontano verso il futuro.

Giobbe nel ragionamento umano non peccò (Giob 1:22; 2:10), anzi “parlò con  verità” (Gb 42:8c), ma dimenticò che era di fronte all’Eterno e che lui invece era solo un uomo. Come tutti noi anche Giobbe doveva essere migliorato, e Dio lo portò al punto più estremo possibile per migliorarlo il più possibile.[3] La strada più elevata, che con qualcuno usa il Signore, è sempre la più difficile. Vi era in Giobbe ancora una base di superbia perché “discuteva” con Dio dicendo che non Lui era stato giusto. Questo pensiero distorto (il ritenersi giusto da se stesso e il dare un giudizio negativo al comportamento di Dio) venne poi corretto quando Dio in qualche modo si manifestò a Giobbe e questi si pentì umilmente: “5 Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio ti ha visto. 6 Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere». (Giobbe 42:5-10).

             Io non so se il racconto di Giobbe sia realistico o più probabilmente scritto per iperbole,[4] però so che qualsiasi uomo messo in certe condizioni difficili ha due strade: può accettarle resistendo o indurirsi rifiutandole: accettarle anche se al momento può non capire il senso della prova o indurirsi ribellarsi e scagliarsi sempre più contro l’Eterno.[5]

In un certo senso la fede provata[6] si esprime proprio nella lotta, nelle difficoltà, non quando va tutto bene; e l’uomo in questa lotta ci deve mettere anche del suo per mantenere la fede. Se amerà Dio con tutto se stesso con tutte le sue forze, allora Dio completerà la sua vittoria dandogli quello che gli manca. Il Signore correggerà le imperfezioni rimaste mostrandole all’uomo che avrà modo di rendersene conto se non è offuscato dalla superbia. E’ proprio per la consapevolezza che potrà pentirsi e dunque rimuovere per grazia l’eventuale imperfezione; perché tutti noi credenti dobbiamo cercare di tendere sempre verso la perfezione pur sapendo che solo Dio potrà renderci tali, secondo come è detto: “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Matteo 5:48) e la chiave per questa via di perfezione cristiana sta nella COSTANZA di fronte alle prove: “e la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti” (Giacomo 1:4)

Riflettiamo molto su questo termine “costanza” con alcuni sinonimi importanti, leggiamoli senza fretta: fermezza, perseveranza, saldezza, stabilità, tenacia, continuità, durevolezza, persistenza, invariabilità. Questo è il nostro allenamento: cercare di essere in grado di resistere, di restare fermi e stabili qualsiasi cosa succeda. Dio è stabile, di Lui ci si può fidare perché non cambia al mutare dei tempi: “Poiché io, il SIGNORE, non cambio; perciò voi, o figli di Giacobbe, non siete ancora consumati” (Malachia 3:6). A questo ci chiama il Signore con le prove sofferte: a raggiungere una vittoria per stabilità sulla nostra instabilità, assomigliando sempre più a Dio che rimane fermo nelle Sue promesse di salvezza.

Se l’uomo accoglie l’invito e si corregge entrerà di nuovo nelle Sue benedizioni (10 Egli apre così i loro orecchi alla correzione e li esorta ad allontanarsi dal male. 11 Se ascoltano e si sottomettono, finiranno i loro giorni nel benessere e i loro anni nelle delizie).

E queste benedizioni non riguardano solo il presente terreno; anzi questa vita terrena per quanto benedetta sarà poca cosa rispetto al premio futuro, quando Dio ci porterà in alto (7 Non distoglie i suoi occhi dai giusti, ma li fa sedere per sempre con i re sul trono; così sono messi in alto”). In quel momento, che la nostra anima anela, non ci sarà più tentazione o restrizione, ma troveremo luoghi ampi spaziosi di pace e di unione con Dio e i Suoi angeli per l’eternità. 

E’ in questo senso, secondo me, che possiamo proiettare la frase iniziale:  “15 Dio libera gli afflitti mediante la loro afflizione e apre i loro orecchi mediante la sventura. 16 Egli vuole sottrarre anche te dal morso dell'avversità, per portarti in un luogo ampio senza restrizione, con una tavola imbandita piena di cibi succulenti.” (Giobbe 36:15-16 ND)


 

 

 


[1]

Un esempio nelle ns riflessioni in pillole: IL CRISTIANO MODERNO SARA'  UN RIFERIMENTO IMPORTANTE 

 

[2]

Giobbe 1:6-12  “Un giorno i figli di Dio vennero a presentarsi davanti al SIGNORE, e Satana venne anch'egli in mezzo a loro. 7 Il SIGNORE disse a Satana: «Da dove vieni?» Satana rispose al SIGNORE: «Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa». 8 Il SIGNORE disse a Satana: «Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n'è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male». 9 Satana rispose al SIGNORE: «È forse per nulla che Giobbe teme Dio? 10 Non l'hai forse circondato di un riparo, lui, la sua casa, e tutto quel che possiede? Tu hai benedetto l'opera delle sue mani e il suo bestiame ricopre tutto il paese. 11 Ma stendi un po' la tua mano, tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia». 12 Il SIGNORE disse a Satana: «Ebbene, tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona». E Satana si ritirò dalla presenza del SIGNORE.

 

[3]

Un maestro che voglia allenare un giovane nella corsa, nella lotta o in un’altra disciplina usa spesso questo metodo portandolo al limite delle sue possibilità psico-fisiche. Il maestro sa che il giovane più di tanto non potrà dare per cui è consapevole di dover stare attentissimo al dosaggio di queste prove; ma questi continui test, che non accadono tutti i giorni, hanno lo scopo comunque di portare il rendimento massimo del giovane che si sta allenando. Un rendimento che nel corso degli anni sarà sempre più elevato. E’ ovvio che nella fede, nella consacrazione, trattandosi di corpo e spirito, solo Dio consce i nostri limiti personali. Un uomo che guida un altro uomo potrebbe eccedere in severità (causando danni irreparabili) o essere troppo indulgente (e non si imparerebbe mai la disciplina). Confidiamo nella parola del Signore che pur mandandoci tante prove ci dice anche “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare” (1Corinzi 10:13).

 

[4]

Per iperbole: un modo di raccontare che consiste nell'esagerare la descrizione della realtà tramite espressioni che l'amplifichino, per eccesso o per difetto.

 

[5]

Questa ribellione aspra e cattiva contro Dio da parte di molti uomini superbi e ribelli (fino a bestemmiarlo sempre più) sarà molto evidente negli ultimi tempi. Molti accetteranno le correzioni, ma molti si induriranno sempre più. Chi è superbo non può ammettere di sbagliare.

 

[6]

Esaminatevi per vedere se siete nella fede; mettetevi alla prova. Non riconoscete che Gesù Cristo è in voi? A meno che l'esito della prova sia negativo. (2Corinzi 13:5)

 

 

 

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