accenno alla "preghiera del cuore" e riflessione sulla mistica e il protestantesimo -  QUANDO E COME PREGARE NEI TEMPI CHE PRECEDONO  IL RITORNO DEL SIGNORE – P.5 – di Renzo Ronca – 4-9-18

 

 

 

 

 

LA PREGHIERA COME in Efesini 6:18-20 : “18 pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. ...”.

 

(segue)

 

La “preghiera del cuore” o “preghiera di Gesù” o “esicasmo” (1)

 

La volta precedente, a proposito della preghiera di lode, in un punto abbiamo scritto: «Diciamolo anche quando le cose vanno male, come un atto di fede e di attesa della giustizia, che certo Chi ci ama non tarderà a  mandare: "Lode a te Gesù, abbi pietà di me"»    Ecco, da qui, da quel “abbi pietà di me” introduciamo la “preghiera del cuore”.

 

«Questa tradizione tiene conto del ritmo del cuore, della respirazione, di una presenza a se stessi per essere più disponibili a Dio. È una tradizione molto antica che attinge dagli insegnamenti dei Padri del deserto egiziano, monaci che si sono dati totalmente a Dio in una vita eremitica o comunitaria con un’attenzione particolare alla preghiera, all’ascesi e al dominio sulle passioni. […] In seguito, la tradizione ortodossa ha valorizzato una preghiera in cui alcune parole tratte dai Vangeli sono accostate al respiro e ai battiti del cuore. Queste parole sono state pronunziate dal cieco Bartimeo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!» (Mc 10,47) e dal pubblicano che prega così: «Signore, abbi pietà di me, peccatore» (Lc 18,13).» (2)

 

«La preghiera di Gesù unifica il Divino e l’umano anche per la Rivelazione divina che in essa è contenuta. La Preghiera del cuore, radicata nel Nuovo Testamento, viene assunta da una «corrente» propria della spiritualità orientale antica che è stata chiamata esicasmo. Il nome proviene dal greco ησυχία: hesychìa che significa: calma, pace, tranquillità, assenza di preoccupazione. Questo stato di quiete designa contemporaneamente due diverse scopi; il primo è relativo a chi tende ad abbandonare il mondo e allude ad una uscita dal transeunte [ciò che cambia, che destinato a passare. n.d.r.], il secondo è il raggiungimento della meta stessa, cioè la pace interiorizzata. […]

L'esicasmo può essere definito come un sistema spirituale […] che ricerca la perfezione […] dell'uomo nella unione con Dio tramite la preghiera incessante.[..] -L'esicasta è colui che parla a Dio solo e lo prega senza posa-» (3)

 

La preghiera del cuore è dunque una preghiera di tipo mistico. Queste preghiere, sviluppate molto dagli Ortodossi ed accolte anche dai Cattolici, vengono viste con diffidenza dagli Evangelici. Come mai? Occorre approfondire bene il concetto di mistica nel protestantesimo.

 

Gli Evangelici e la mistica in genere

 

Lo stimato teologo pastore valdese Paolo Ricca, rispondendo alla domanda di un lettore C’è posto per la mistica nel protestantesimo?”,  riesce a dare in poco spazio una risposta che ci sembra equilibrata ed esauriente (4).    Il teologo sintetizza la risposta in uno schema di quattro punti partendo da un chiarimento necessario: “tutto dipende da cosa si intende per mistica”. Egli poi continua in questo modo la sua trattazione:

1. «Alla domanda se c’è posto per la mistica nel cristianesimo risponderei senz’altro di sì. Si tratta solo di precisare di quale mistica possa trattarsi. Perché, appunto, c’è mistica e mistica. […]  Il cristianesimo non è una religione di mistero, non ha riti segreti né cerimonie iniziatiche riservate al soli adepti. Nel cristianesimo nulla è segreto, tutto è pubblico, cioè offerto a tutti perché Dio, diventando uomo in Gesù di Nazareth, si è offerto a tutti e a ciascuno, e la croce, con la sua iscrizione in tre lingue (ebraico, greco e latino: Giovanni 19, 19-22), lancia il suo messaggio all’intera umanità. […] Il Nuovo Testamento dunque parla di «misteri», ma non concepisce il cristianesimo come religione di mistero.

2. Il nostro lettore ha anche ragione quando riferisce la sua impressione che «nel mondo protestante» ci sia «una forte diffidenza nei confronti dell’esperienza mistica». Effettivamente è così. Non solo la fede e la spiritualità protestante hanno poca o nessuna familiarità con la mistica, ma essa è non di rado considerata come un’esperienza deviante e persino alienante. Non si può qui non pensare a Karl Barth (1886-1968), probabilmente il maggiore teologo protestante e cristiano del Novecento, il quale nella sua Dogmatica non esita ad accostare il misticismo all’ateismo, a dichiarare che «il misticismo è una forma larvata di ateismo» e a considerare l’uno e l’altro come due vie antitetiche ma parallele, una religiosa (il misticismo) e l’altra laica (l’ateismo), per affermare o per negare Dio, partendo però dall’uomo anziché da Dio stesso, cioè dalla sua rivelazione in Cristo, e quindi mancando completamente il bersaglio: l’uomo, secondo Barth, non può giungere a Dio partendo da se stesso, ma solo partendo da Cristo. Si pone però la domanda (e il nostro lettore, in fondo, la pone quando parla di una mistica radicata nella Parola di Dio): l’unione del credente con Cristo, così ampiamente attestata nel Nuovo Testamento, non potrebbe essere considerata come un’unione mistica? Quando Paolo dice: «Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» (Galati 2, 20), non parla forse come un mistico? Albert  Schweitzer non ha forse scritto un grosso volume, diventato un classico della teologia paolinica, intitolato La mistica dell’apostolo Paolo? E quando leggiamo nella Lettera agli Efesini che Dio agisce nel credente attraverso il suo Spirito facendo sì che «Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori (...) affinché giungiate ad esser ripieni di tutta la pienezza di Dio» (3, 17.19), non è forse un’esperienza mistica quella che qui è descritta? A me pare di sì, ma Barth sconsiglia anche in questo caso di parlare di «mistica di Cristo», perché l’unione del credente con Cristo non significa assorbimento e sparizione dell’uno nell’altro, ma è «un legame che lascia intatte la loro indipendenza, il loro modo di essere particolare e la loro attività propria». Quello che sta a cuore a Barth è che, se di mistica si parla in casa cristiana, si eviti di confondere Cristo con il cristiano, e viceversa, identificandoli, ma che si mantengano le distanze, non per separare, ma per distinguere Colui che salva da colui che è salvato, la vite dai tralci, il pastore dalle pecore, il capo dal corpo, Colui che manda da colui che è mandato, il Maestro dal discepolo, il Signore dal servitore, il Figlio di Dio da noi, figli adottati. Ma se questa distinzione è mantenuta, e quindi l’unione con Cristo è, sì, vera comunione, ma senza confusione: Lutero la chiama «felice scambio», per cui l’anima dà a Cristo ciò che è suo (le sue ansie, i suoi timori, le sue colpe) e Cristo dà all’anima ciò che è suo (la sua pace, la sua letizia, il suo perdono) – se tutto questo è chiaro nella coscienza del credente e nel vissuto della sua fede, allora nulla vieta, a me pare, di parlare di mistica cristiana come mistica di Cristo e in Cristo.

3. Il nostro lettore ha infine ragione quando afferma, citando Elémire Zolla, che nel protestantesimo esiste fin dall’inizio un filone mistico. Lo stesso Lutero ha curato, corredandola con una sua introduzione, l’edizione di un’opera mistica medievale intitolata Theologia deutsch, che lo ha senza dubbio influenzato (ne esiste una versione italiana, curata da Marco Vannini, dal titolo Libretto della vita perfetta, Tascabili Newton, Roma 1994). Anche in Calvino si possono rintracciare espressioni di tipo mistico, sia in relazione al rapporto del credente con Cristo, sia in relazione alla testimonianza interiore dello Spirito Santo. E nella storia del protestantesimo ci sono stati diversi mistici, da Jakob Böhme a William Law, da Angelus Silesius (luterano diventato poi cattolico) a Henry Vaughan, da Thomas Traherne a Gerhard Tersteegen, e ad altri ancora. Resta però il fatto che si tratta di esperienze abbastanza isolate ed è il caso di chiedersi perché il misticismo ha avuto sinora poco spazio in casa protestante. Le ragioni sono principalmente due. La prima è la giustificazione per fede che è centrale nell’esperienza di fede protestante e che pone la nostra salvezza, e quindi il fondamento della nostra vita, fuori di noi (il famoso extra nos di Lutero), e non in noi, quindi tendenzialmente non si presta a una comunione nella quale il confine tra l’Io dell’uomo e il Tu di Dio non è più chiaro e i due partner del rapporto si perdono l’uno nell’altro. La seconda ragione è quella che è stata chiamata l’«ascesi intramondana» caratteristica non solo del puritanesimo, ma di tutto il protestantesimo fino a oggi, per cui l’esperienza mistica – se di mistica si vuol parlare – si sposta dal piano teologico a quello etico, in una «trascendenza nell’aldiqua» vicina a quella di cui ha parlato Bonhoeffer nelle sue Lettere a un amico.

4. Un ultimo punto va rilevato: il nostro lettore parla di una mistica ancorata e radicata nella Parola di Dio. Questa è senza dubbio l’unica mistica che è compatibile con l’esperienza di fede protestante. Ma è possibile una mistica della Parola e nella Parola? Sì, lo è. Lo dimostra la religione ebraica, che è, in ogni sua espressione, una religione della Parola, eppure ha saputo dar vita a una tradizione mistica ricca e variegata, a cui anche i cristiani possono – se lo desiderano – ricorrere con profitto.»

 

Dopo questa utile ed equilibrata riflessione, tornando adesso alla nostra specifica “preghiera del cuore”, possiamo  chiederci se sia valida o meno per noi evangelici, se e come possiamo adottarla. Proviamo ad approfondirlo insieme.

 

(continua)

 

 

 

 

NOTE

(1) L'esicasmo è una dottrina e pratica ascetica diffusa tra i monaci dell'Oriente cristiano fin dai tempi dei Padri del deserto (IV secolo). Scopo dell'esicasmo è la ricerca della pace interiore, in unione con Dio e in armonia con il creato. [wikipedia]

 

(2) Tratto da “LA PREGHIERA DEL CUORE - cos'è e come si prega” in http://www.novena.it/esicasmo/la_preghiera_del_cuore.htm

 

(3) Tratto dal sito ortodosso:  http://www.ortodoxia.it/ESICASMO%20E%20PREGHERA%20DEL%20CUORE.htm

 

(4) L’articolo “C’è posto per la mistica nel protestantesimo?” di Paolo Ricca, pubblicato da  ‘Riforma’ del 21 maggio 2010. Le evidenziazioni nelle passi riportati qui, sono le nostre. L’articolo  è visibile integralmente in https://www.chiesavaldesetrapani.com/public_html/it/paolo-ricca-risponde/470-mistica-nel-protestantesimo .

 

 

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