FEDE E RELAZIONI: RICONCILIAZIONE E PERDONO -  Indicazioni pratiche dal Vangelo -  di Gabriella Ciampi  - 26.8.18

 

 

Nei Vangeli si trovano continuamente versetti in cui Gesù ci dice come dovremmo comportarci, come affrontare le varie situazioni della vita, i problemi, le ansie quotidiane, come gestire i rapporti con gli altri e come regolarci per essere in armonia con noi stessi e soprattutto con Dio. Gesù è stato l’esempio vivente: ha affrontato fatiche fisiche, tradimenti, ingiustizie, privazioni, tentazioni, e il suo comportamento è stato sempre improntato alla calma, alla saggezza, a volte alla fermezza anche molto assertiva (v. Mt 21:12 e Gv 2:15-16) ma sempre coerente e fedele alla legge del Padre.

Gesù ha assunto tutte le caratteristiche umane, comprese le debolezze, proprio per offrirci un esempio concreto, ci mostra la possibilità di essere diversi, di essere persone non deboli, non vigliacche, non irose o aggressive seppure consapevoli delle nostre emozioni e vulnerabilità. Troviamo due esempi perfetti di questo nel momento doloroso in cui Gesù pregava intensamente nel giardino del Getsemani (Lu 22:42-44) e sulla croce (Mt 27:46 e Mc 15:34), momenti in cui emerge chiaramente la sua umanità insieme alla forza della Fede. Non ha mai giudicato se stesso per le proprie debolezze (ritenendosi limitato o inetto), ma le ha sempre accolte esprimendole per poi superarle, andare oltre, senza restarne irretito o schiacciato.

Si è dato a noi come modello e come tale vogliamo considerarlo qui adesso.

Ci sono molti passi in cui Gesù ci dà indicazioni su come comportarsi, su quali atteggiamenti possiamo tenere nelle varie situazioni della vita. Nei Vangeli vediamo Lui agire con sicurezza, altre volte sostenere con calma disarmante la propria posizione. In qualunque modo agisse non ha fatto mai uso della violenza fisica, mai ha sopraffatto, mai ha imposto, ma questo non ha intaccato la sua credibilità e la sua autorevolezza.

 Prenderò qualche passo tratto dal vangelo di Matteo, dandone una personale interpretazione. Vi invito a trovarne altri ed anche a scriverci per ampliare la riflessione.

LA RICONCILIAZIONE (Mt 5:23-24, Mt 18:15-17) e IL PERDONO, Mt 18:21-22 )

La riconciliazione - E’ molto chiaro il discorso: ancora prima di metterti in preghiera, prima ancora di avvicinarti al Signore, vai a riconciliarti con chi non sei in pace. Trova un accordo con il tuo avversario. Una regola di comportamento e di convivenza molto chiara ma non così facile per noi. Quanta resistenza facciamo per andare a chiarirci, a chiedere scusa, a ristabilire armonia quando discutiamo e litighiamo con qualcuno!

Abbiamo anche un’indicazione pratica molto importante e utile su come gestire una situazione delicata di disordia quando leggiamo in Mt 18:15-17 che se una persona ci fa un evidente torto, è giusto parlarle in privato; se questa persona non riconosce la sua condotta scorretta, possiamo parlarle portando con noi una o un paio di amici, discreti e saggi, che possano aiutare a risolvere; se ancora la persona non riconosce lo sbaglio, possiamo condividere con la comunità; se poi anche questo non ha portato ad una riconciliazione e al chiarimento, possiamo mettere distanza tra noi e questa persona ricordando che, coerentemente con il messaggio cristiano, cercheremo di non provare sentimenti di rancore o astio ma anzi ci ricorderemo di benedirla e pregare per lei.

Quindi non è buona cosa divulgare gli errori degli altri, discreditare, mentre è bene cercare di risolvere in privato, in modo riservato, sempre con l’obiettivo di perseguire la legge dell’Amore cristiano, della pace, evitando di diffondere o moltiplicare l’odio e la discordia. E’ un invito non solo a non ledere l’immagine dell’altro ma anche ad essere noi stessi misurati, ad usare uno stile discreto e rispettoso a prescindere da come veniamo trattati. Perché essere rispettosi (così come essere onesti) non è merce di scambio, non è un accordo con gli altri ma è una scelta fatta a priori rispetto alla nostra coscienza e un impegno con Dio, una scelta che richiede coerenza e fedeltà, è un accordo con noi stessi e tra noi stessi e Dio.

Il perdono -  Gesù ci dice che non basta amare chi ci ama, ma dobbiamo amare tutti indistintamente perché se Dio “fa sorgere il suo sole” e fa piovere sui giusti come sugli ingiusti, sui malvagi come sui buoni (Matteo 5:45), tantomeno possiamo fare noi delle differenze di trattamento. Ci invita a pregare per coloro che ci offendono. Una bella sfida! Ma il Padre si aspetta questo da noi.

Anche il perdonare (come il rispettare e l’essere onesti) può essere considerato una questione di “politica interna”. Possiamo perdonare per amore ma questo amore non è sempre così facilmente rintracciabile se abbiamo sofferto o subìto una grave offesa. Allora, dove possiamo trovare la forza per perdonare veramente chi ci ha fatto soffrire?

Dobbiamo fare i conti con gli attaccamenti e con i distacchi: finché  resto attaccato all’orgoglio, all’immagine personale, al desiderio di vendetta o rivalsa, e quindi alla competizione, al voler primeggiare, a voler mettere me stesso sul piedistallo, non potrò mai accettare l’idea di perdonare qualcuno. Il motivo per cui non si riesce a perdonare è il voler restare attaccati a se stessi: per sentirsi forti si ha bisogno di aver ragione, di prevalere, di dimostrare all’esterno la grandezza. Come il gatto che “si fa grosso” gonfiando il pelo della coda e arcuando la schiena, usiamo la rigidità, la chiusura mentale, i comportamenti freddi e ostili per dimostrarci sicuri e forti.

Invece proviamo a riflettere su dove dimora e come funziona veramente la nostra forza. Sta in ciò che vedono gli altri o sta in un posto interiore, che conosco soltanto io? Ha bisogno di essere vista oppure non è necessario, è comunque una forza che io mi porto sempre dentro? Cambia in base alle reazioni degli altri oppure non ha bisogno di conferme esterne?  Di cosa si nutre questa vera forza interiore?

Se cominciamo a ragionare su queste domande andremo molto lontano, tanto da considerare più accettabile l’idea di perdonare perché concluderò che non ho nulla da perdere, anzi, posso guadagnarci in forza interiore.

Il perdono è senz’altro e prima di tutto un gesto d’amore ma non così scontato e facile. A volte sperimentiamo il contrario: ci accorgiamo di quanto amore possiamo produrre/sentire/generare/provare soltanto dopo aver deciso di perdonare. Perché il perdono ha un effetto benefico su noi stessi: libera, alleggerisce, scatena emozioni positive che prima erano mortificate e sacrificate dal rancore e dalla prigione del nostro Io megalomane.

Perdonare è lasciar andare, lasciar andare il passato, lasciar andare la persona che ci ha offeso, lasciar andare il nostro Ego ipertrofico, il nostro orgoglio, per ritrovarsi in pace con se stessi e più forti. È liberarsi, liberare il cuore e la mente da un seme malato che potrebbe crescere ed invadere la terra buona.

Scopriremo così che la vera forza viene dal liberarsi da quegli attaccamenti che ci legano a terra e ci impediscono di guardare in alto. Non dico che sia facile…e lo ha detto anche Gesù:    “stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano” (Mt 7:14).

 

 

 

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