Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

MA QUANTO DI NOI STESSI POSSIAMO DARE AGLI ALTRI?

Donazione di sé ed effetto “burn-out” 

Renzo Ronca 2-10-09

 

Soprattutto per chi conduce attività di aiuto verso il prossimo, dove il rischio di coinvolgimento emotivo è elevato, c’è una malattia in agguato che si chiama “sindrome di burn-out”. 

“Burn-out” significa “bruciato, scoppiato, esaurito”. Il termine fu usato per la prima volta da Freudenberg nel 1974 ed indica molto bene lo stato di vuoto psicologico in cui certe volte si possono sentire medici, psicologi, infermieri, educatori, insegnanti, assistenti sociali, ecc. Pur presentando effetti simili alla depressione ha in realtà causa e decorso diversi.

Oggi ci si prepara meglio per queste attività e si fanno dei corsi preparatori o di aggiornamento in cui si tiene in gran conto del “burn-out” e si cerca di prevenirlo.

Sorgono qui alcune domande per noi:

Anche i pastori, i preti, i volontari cristiani, sono calati nel servizio verso gli altri, in situazioni emotivamente forti e sono dunque “a rischio burn-out”; allora, come si può conciliare la donazione cristiana di se stessi, ad imitazione di Cristo, con la prevenzione di questo “bruciarsi”? Dobbiamo dare tutto, senza pensare, o calcolare le nostre possibilità?

L’idea romantica “dell’amare tutto e tutti, con tutti noi stessi” è proprio bella da dire, da ridire e da ascoltarsi dopo essersi registrati la voce; è molto giusta, trascinante, quasi eroica; è seguita con slancio soprattutto dai neo convertiti, ma secondo me non credo sia la strada di fede più matura che ci consiglia il Signore, a meno che non sia finalizzata e coordinata dallo Spirito di Dio per un tempo preciso che Lui solo conosce.

(Luca 14:28-32) 28 Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire? 29 Perché non succeda che, quando ne abbia posto le fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui, dicendo: 30 "Quest'uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare". 31 Oppure, qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? 32 Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un'ambasciata e chiede di trattare la pace.

Alle volte ci slanciamo in una missione a testa bassa e proseguiamo fino a che non stramazziamo a terra. Ma il Signore non fa mai le cose azzardate e visto che dona la vista, non ama la cecità spirituale[1]. C’è un momento in cui dice “Vai!” e c’è un momento in cui dice “Basta!”

E’ più facile capire “Vai!” che capire “Basta!”. Questo perché probabilmente quando stiamo facendo qualcosa per il Signore rischiamo di esserne anche “presi” (il che non è un bene).

Sembra un paradosso ma la missione stessa può divenire idolo.

Pensate ad un commando:[2] partono due o tre uomini per una missione dietro le linee del nemico… questa azione per riuscire bene ha bisogno tra l’altro di requisiti fondamentali come la precisione la rapidità ed un tempo preciso di esecuzione perché sia efficace. Se la squadra si mette a sparare a destra e a sinistra, perde di vista l’obiettivo principale si disperde e viene sopraffatta; oppure se si attarda in quella zona lontana, rischia di perdere i contatti col grosso dell’esercito, col proprio comando. Adesso torniamo a noi: mettiamo che il nostro Generale in capo, Gesù, vedendo il cuore duro di alcune persone che voleva addolcire cambi strategia e ci dica:

"Affrèttati, esci presto da Gerusalemme, perché essi non riceveranno la tua testimonianza su di me"[3].

Se siamo dispersi o troppo presi dalla foga emotiva della lotta come faremo ad udire il comando? Continueremo ad applicare la vecchia direttiva: “edifica, evangelizza, correggi, insegna nel Mio Nome”. Ma se la direttiva del Signore è cambiata significa che lo Spirito Santo non ci rifornirà più allo stesso modo di prima della necessaria forza per poter vincere, ma cambierà direzione per predisporci “trasformandoci” interiormente ad una nuova modalità. Ecco dunque che se non siamo pronti a seguire "in novità di Spirito" il Signore, continueremo un’attività vuota, come un treno su binario morto; come nel burn-out ci “svuoteremo”, ci consumeremo, “moriremo spiritualmente” pure noi, in uno sforzo molto troppo umano, destinato solo a fallire.

La nostra unica possibilità di successo contro il nemico in prima linea, sta nel poter scaricare su Cristo il loro peso (e il nostro) affinché Lui possa guarirli (e rafforzarci), ma se questo loro peso in un dato momento non è più voluto da Dio, ci schiaccerebbe se continuassimo una missione solo con le nostre forze!

Alla fine dunque per prevenire il burn-out, in chi tra i cristiani ha un compito intenso da svolgere, c’è un solo modo: non isolarsi troppo, non insistere troppo, mantenere attivissime “le comunicazioni” cioè l’ascolto dello Spirito di Dio. Questo si può fare con continui “distacchi” giornalieri dallp'emotività delle cose carnali nelle preghiere personali, ma anche mantenendo contatti con fratelli di fede maturi ed emotivamente distaccati dalla nostra attività. In questo modo, qualora fossimo troppo “presi”, potremo sentirci sempre avvisare per eventuali modifiche di strategie da parte del nostro unico Generale, il quale ha SEMPRE cura di noi e se ci svuotiamo è solo per un nostro errore. Se ci sforziamo al massimo per “ascoltare” in continuazione il piano di Dio ed i suoi  sviluppi  faremo del bene a noi e a quelli a cui siamo mandati.

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[1] (Ec.3:) 1 Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: 2 un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato; 3 un tempo per uccidere e un tempo per guarire; un tempo per demolire e un tempo per costruire; 4 un tempo per piangere e un tempo per ridere; un tempo per far cordoglio e un tempo per ballare; 5 un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccoglierle; un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci; 6 un tempo per cercare e un tempo per perdere; un tempo per conservare e un tempo per buttar via; 7 un tempo per strappare e un tempo per cucire; un tempo per tacere e un tempo per parlare; 8 un tempo per amare e un tempo per odiare; un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

[2] Nella dottrina militare  il termine commando può riferirsi a un individuo, a una unità militare, o a uno stile di operazione militare. In certi contesti, il termine è sinonimo di "forze speciali" (wikipedia)

[3] Atti 22:18

 

 

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