Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

1 CORINZI 4 - LA MANCANZA DI UMILTA' - LASCIARSI TRASFORMARE DALLA POTENZA DELL'AMORE DI DIO - di Filippo - 17-9-17

 

1Corinzi 4

1 Così, ognuno ci consideri servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. 2 Del resto, quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele. 3 A me poi pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppure da me stesso. 4 Infatti non ho coscienza di alcuna colpa; non per questo però sono giustificato; colui che mi giudica è il Signore. 5 Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio. 6 Ora, fratelli, ho applicato queste cose a me stesso e ad Apollo a causa di voi, perché per nostro mezzo impariate a praticare il non oltre quel che è scritto e non vi gonfiate d'orgoglio esaltando l'uno a danno dell'altro. 7 Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l'avessi ricevuto? 8 Già siete sazi, già siete arricchiti, senza di noi siete giunti a regnare! E fosse pure che voi foste giunti a regnare, affinché anche noi potessimo regnare con voi! 9 Poiché io ritengo che Dio abbia messo in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte; poiché siamo diventati uno spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. 10 Noi siamo pazzi a causa di Cristo, ma voi siete sapienti in Cristo; noi siamo deboli, ma voi siete forti; voi siete onorati, ma noi siamo disprezzati. 11 Fino a questo momento, noi abbiamo fame e sete. Siamo nudi, schiaffeggiati e senza fissa dimora, 12 e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; 13 siamo diventati, e siamo tuttora, come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti. 14 Vi scrivo queste cose non per farvi vergognare, ma per ammonirvi come miei cari figli. 15 Poiché anche se aveste diecimila precettori in Cristo, non avete però molti padri; perché sono io che vi ho generati in Cristo Gesù, mediante il vangelo. 16 Vi esorto dunque: siate miei imitatori. 17 Appunto per questo vi ho mandato Timoteo, che è mio caro e fedele figlio nel Signore; egli vi ricorderà come io mi comporto in Cristo Gesù, e come insegno dappertutto, in ogni chiesa. 18 Or alcuni si sono gonfiati d'orgoglio, come se io non dovessi più venire da voi; 19 ma, se il Signore vorrà, mi recherò presto da voi, e conoscerò non il parlare ma la potenza di coloro che si sono gonfiati; 20 perché il regno di Dio non consiste in parole, ma in potenza. 21 Che volete? Che venga da voi con la verga o con amore e con spirito di mansuetudine?

 

1) Commento generale:

 Nel precedente capitolo, ( vai commento 1 Cor. 3) di questa lunga lettera indirizzata alla comunità cristiana di Corinto, l’apostolo Paolo si era raccomandato loro di liberarsi da quegli atteggiamenti umani che generavano, nella chiesa, divisioni e discordie. Li aveva esortati a rimanere uniti in un medesimo pensiero, saldi nella santità, ma anche capaci di discernere la vera funzione dei ministri attraverso i quali erano venuti alla fede. Paolo li critica severamente quando viene a sapere che si erano formati tanti gruppi e tutti divisi tra di loro. Essi, infatti, quando reclamavano la loro appartenenza cristiana chi ad Apollo, chi allo stesso Paolo, non si rendevano conto che questi erano solo ministri e collaboratori di Dio attraverso i quali erano venuti alla fede, secondo la misura che il Signore aveva loro concesso.

Nessuno avrebbe dovuto confondere il ruolo esclusivo e fondamentale di Cristo, con quello diverso e complementare dei Suoi ministri: Paolo lo spiegò chiaramente quando disse che “né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere”. (1 Corinzi 3:7)

Nel capitolo 4, Paolo affronta un altro grave problema: la mancanza d’umiltà.

I cristiani di Corinto si erano allontanati da questo nobile sentimento; si erano fatti lusingare dall’orgoglio, accecare dai pregiudizi, vincere dalla sicurezza riposta nelle loro ricchezze materiali. Anziché riconoscere i propri limiti, essi erano andati oltre ciò che era stato loro insegnato; gonfiandosi d’orgoglio si erano esaltati, l’uno a danno dell’altro.

Perciò Paolo l’invita ad essere umili e a non andare oltre ciò che gli era stato insegnato; a non coltivare facili entusiasmi per una persona per poi disprezzarne un’altra. Egli li rimprovera, severamente, quando afferma che non avevano nessun diritto di sentirsi superiori rispetto ad altri: Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l'avessi ricevuto?”. Il ragionamento era: se tutto quello che avete finora ottenuto non proviene da voi, ma da Dio, perché continuate ad esaltarvi come se fosse merito vostro?

Essi, con il loro modo di vivere, credevano di aver raggiunto ogni cosa desiderata, ogni ricchezza, ogni sapienza; ma non si rendevano conto che avevano scelto una strada diversa da quella tracciata da Cristo.

Paolo spiega loro che Dio aveva scelto di mettere gli apostoli all’ultimo posto: li aveva fatti assomigliare a degli uomini condannati a morte. A causa di Cristo erano diventati la spazzatura del mondo, ma non per questo avevano smesso di benedire, sopportare ed esortare. L’esempio di Cristo gli aveva insegnato come superare la fame, la sete, la nudità, le ingiurie e le persecuzioni.

La loro vera ricchezza, la loro vera potenza e la loro vera sapienza risiedevano nella capacità, data loro da Dio, di saper accettare tutte queste sofferenze per amore di Cristo e per amore dei fratelli.

Il regno di Dio non è fatto di parole, ma di potenza.

 

2) Commento personale: “Cosa potrebbe volermi dire il Signore con questo passo?”

Il regno di Dio non è fatto di parole, ma di potenza. Cosa vuol dire?

Vuol dire che tutte le volte che anteponiamo il nostro successo e la nostra esaltazione personale, rispetto alla ricerca del regno di Dio, noi annulliamo la potenza dello Spirito Santo che abita in noi, e diventiamo come un orecchio che non distingue bene le parole, come un palato che non assapora più il gusto dei cibi, come un occhio che scorge le figure solo da vicino, come un naso che non percepisce più alcun odore, come un corpo che non riesce più a sentire il calore di un abbraccio.

Quando cerchiamo di scambiare la potenza dello Spirito Santo con la nostra abilità di affascinare le persone attraverso l’uso di sapienti parole, ci dimostriamo simili ai credenti di Corinto: i frutti delle loro opere erano discordie, gelosie, ire, vanità, contese, divisioni. Tutti frutti della carne; cioè frutti sterili, i quali non producevano semi e quindi vita.

Il vero cristiano, quindi, non deve vivere per l’autocompiacimento né si deve far trascinare dall’inganno dell’esaltazione dell’opera delle proprie mani, ma deve farsi trasportare dal soffio dello Spirito, lasciarsi guidare dall’amore di Dio e dall’umiltà di Cristo.

La ricerca spasmodica della conoscenza dei misteri di Dio, delle minuzie della Scrittura, dei cavilli della Legge, quando non viene accompagnata dal miracolo della rinascita, diventa pura ipocrisia: capace solo di produrre una fede bugiarda, agli occhi di Dio. Una fede cieca e sterile, ricca di fogliame, ma povera di frutti; una fede sempre pronta al giudizio e mai all’autocritica; una fede gonfia di parole, ma scarna di contenuti; una fede lontana dall’amore e dalla compassione: insomma, un vaso inutile nel tempio di Dio.

Il vero cristiano non si riconosce dalle parole, ma dai suoi frutti. Non si identifica dal suo aspetto, dal suo grado d’istruzione, dalla sua posizione sociale, dalla chiesa che frequenta o da quello che dice di essere; ma dalla capacità di lasciarsi trasformare dalla potenza dell’amore di Dio, non solo a parole, ma in modo autentico. “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17): questo è ciò che conta davanti a Dio.

Ora, per renderci conto che cosa sia, veramente, la vita nuova in Cristo, alla quale noi tutti siamo chiamati, leggiamo con attenzione il brano seguente e “seminiamolo” nei nostri cuori, affinché da esso la parola Dio, sia in grado di far germogliare la vita:  

Colossesi 3:1-17

1 Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio. 2 Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; 3 poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. 4 Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria. 5 Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria. 6 Per queste cose viene l'ira di Dio sugli uomini ribelli. 7 E così camminaste un tempo anche voi, quando vivevate in esse. 8 Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di bocca parole oscene. 9 Non mentite gli uni agli altri, perché vi siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue opere 10 e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato. 11 Qui non c'è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti. 12 Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. 13 Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi. 14 Al di sopra di tutte queste cose rivestitevi dell'amore che è il vincolo della perfezione. 15 E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti. 16 La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi ed esortandovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali. 17 Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di lui.

 

Incoraggiamoci, cari fratelli, nella speranza della Sua venuta, facendoci trovare pronti ed uniti in un medesimo pensiero, un medesimo amore; nella stessa comunione di Spirito.

Filippesi 2:1-2

1 Se dunque v'è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d'amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, 2 rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento.

 

 

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